GOVERNO ACCATTONE, A GENOVA POLIZIOTTI COSTRETTI A CHIAMARE COL PROPRIO CELLULARE IL 113: NON CI SONO 15.000 EURO PER UN NUOVO PONTE RADIO
IL VIMINALE NEGA AGLI AGENTI ALTRI CELLULARI DI SERVIZIO … SCOPPIA ANCHE IL CASO DIVISE: QUELLE NUOVE NON BASTANO
Per un controllo dei documenti, un agente di polizia deve chiamare il 113. Un po’ come telefonare a se stesso. E sperare che dalla centrale operativa lo richiamino sul suo cellulare, privato, in tempi brevi e se c’è “campo”.
Altrimenti, se l’attesa è troppo lunga, non c’è altra scelta: bisogna lasciare andare il sospettato.
“Perchè non possiamo mica tenere una persona ferma mezz’ora senza motivo e confessare che non basta l’unico ponte radio che abbiamo, per fare un lavoro di routine e che stiamo aspettando di farci richiamare sul nostro telefonino…”.
È clamoroso quello che denuncia Roberto Traverso, segretario provinciale del sindacato di polizia Silp-Cgil: agli agenti capita di non aver modo di comunicare con il Cot, la Centrale Operativa Telecomunicazioni, il cuore pulsante della Questura, dove vengono diretti tutti gli interventi.
La questione è stata messa nero su bianco da due circolari interne. Il sindacato ha chiesto che i poliziotti vengano dotati di cellulari di servizio, ma è arrivato un secco no.
“Quando si registrano, in ragione dell’elevato numero di pattuglie presenti sul territorio e delle consistenza degli interventi – rispondono dall’Ufficio di Gabinetto -, accavallamenti e sovrapposizioni nelle comunicazioni sul canale dedicato, viene adottata una prassi per cui l’operatore sul territorio ricorre all’ordinario canale radio per chiedere di essere richiamato sulla propria utenza cellulare”.
E viene aggiunto. “Considerato che la stragrande maggioranza del personale è titolare di utenza Tim – operatore convenzionato con la polizia di Stato -, si ritiene incongruo l’inoltro di richieste per la fornitura di cellulari”.
Traverso sbotta. “E se qualcuno non ha con sè il proprio cellulare, si rimanda l’intervento? Senza contare, ed è il colmo, che molto spesso per mancanza di copertura, i colleghi devono chiamare sul 113, occupando una linea di emergenza”.
Il problema parte da lontano: gli agenti da anni hanno a disposizione un solo ponte radio che copre tutto il territorio e non è sufficiente per tutte le chiamate.
Per allestirne un altro servono 15 mila euro, ma c’è la crisi.
Dunque, che fare? “Abbiamo chiesto all’amministrazione di essere dotati di telefonini aziendali – va avanti Traverso – ma il vero motivo per cui ci è stato risposto di no, è che i dipendenti della polizia possono aderire alla convenzione stipulata tra Ministero dell’Interno e la Tim, che prevede mille minuti gratis di chiamate tra poliziotti Ma questa era nata per agevolare le telefonate tra i colleghi, non per chiamare il Cot a nostre spese!”.
Ecco, allora, la prima circolare, del 14 agosto: dove si spiega che la Centrale Operativa Telecomunicazione chiamerà chi non ha attivato la “promozione” sul proprio cellulare. Gli altri usino i minuti a prezzo scontato.
Dopo le proteste del sindacato, la nuova decisione: sarà il Cot a richiamare tutti gli agenti.
Ma come può la Centrale intuire quando il poliziotto vuole mettersi in contatto? “L’unico modo – spiega Traverso – è che l’agente chiami il 113 come un qualsiasi cittadino, e chieda di essere richiamato al più presto. Una situazione che segna una deriva preoccupante: proprio in un momento delicatissimo, in cui rischiamo un blocco contrattuale per altri due anni”.
Altro tasto dolente, è quello – annoso – delle divise. Una circolare di giugno del dipartimento parla chiaro: entro il 20 luglio dovevano essere distribuite le divise nuove per le Questure e le Volanti. Ma siccome non c’erano uniformi per tutti, sono state assegnate agli agenti delle Volanti della Questura: e non a quelli delle Volanti dei nove commissariati, che sono rimasti con le divise rabberciate.
“Il risultato è che abbiamo Volanti di serie A e di serie B – denuncia Traverso – e possono anche capitare casi di pattuglie spaiate, con divise diverse. Come un’armata Brancaleone”.
(da “La Repubblica”)
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