“FINIRAI PER SUICIDARTI”: LA MINACCIA DELL’ALLENATORE BIELORUSSO ALLA TIMANOVSKAYA
L’ATLETA OLIMPICA HA OTTENUTO ASILO POLITICO DALLA POLONIA, IL MARITO E’ RIUSCITO A FUGGIRE IN UCRAINA… IL FALLITO TENTATIVO DI SEQUESTRO E RIMPATRIO FORZATO E’ L’IMMAGINE DEL REGIME CRIMINALE DI LUKASHENKO
L’atleta olimpica bielorussa Kristina Timanovskaya “è al sicuro”, garantiscono il Comitato olimpico internazionale e le autorità giapponesi all’indomani del suo tentato rimpatrio con la forza. Ha trascorso la notte nell’hotel dell’aeroporto Haseda di Tokyo e stamattina è andata all’ambasciata polacca a chiedere asilo a Varsavia che le ha già concesso un visto umanitario.
Volerà in Polonia mercoledì, mentre il marito è già fuggito a Kiev (la coppia non ha figli). Ma gli agenti bielorussi sarebbero in viaggio da Minsk alla sua città natale Klimovichy per “fare visita” ai genitori, denuncia la nonna al Fondo bielorusso per la solidarietà sportiva (Bssf), che aiuta gli atleti perseguitati dal regime Lukashenko per motivi politici
La velocista oggi avrebbe dovuto correre i 200 metri, ma ieri i funzionari del Comitato Olimpico Bielorusso (Noc), guidato da Viktor Lukashenko, che ha preso il posto del padre e presidente Aleksandr, l’avevano ritirata dai Giochi, costretta a fare le valigie e portata in aeroporto con un biglietto per Minsk.
Il suo “stato emotivo e psicologico” era preoccupante, la motivazione ufficiale. In realtà era arrivato un ordine dall’alto dopo che Timanovskaja si era sfogata su Instagram per essere stata iscritta senza preavviso alla staffetta 4×400 per sostituire connazionali che non si erano sottoposte a un numero sufficiente di test anti-doping: “Sono le Olimpiadi, mica uno scherzo”.
“Incolpi le persone di tutto il Paese senza capire cosa e come. Con la tua stupidità distruggerai tante vite”, le avrebbe detto il suo allenatore Jurij Moisevich.
Lo testimonierebbe un audio diffuso dal canale Telegram anonimo @nic_and_mike della conversazione tra Timanovskaja, Moisevich e il vicedirettore del Centro di allenamento bielorusso di atletica leggera Artur Shumak.
L’allenatore cerca di convincerla a tornare a casa e a restare in silenzio: “Per calmare le acque, devi stare zitta”. E ancora: “Risolviamo questo problema e te ne vai con calma. E ti prometto che rimarrai nell’atletica. […] Se stai qui contro la loro volontà, non porterà a nulla di buono”.
E la minaccia velata: torna in Bielorussia altrimenti “il tuo orgoglio […] ti trascinerà nel vortice del Diavolo. È così che si finisce col suicidarsi, sfortunatamente”.
Timanovskaja però non ha ceduto al ricatto. Ha chiesto protezione al Cio e alle autorità giapponesi che l’hanno sottratta dagli uomini che stavano per farla imbarcare con la forza su un volo per Minsk via Istanbul. Anche per lei sarebbe finita come il giornalista Roman Protasevich: arrestata all’atterraggio e costretta a fare pubblica ammenda. È riuscita a scampare il carcere, ma ora l’aspetta l’esilio.
(da la Repubblica)
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