FINO A STAMATTINA ABBIAMO LAVORATO SOLO PER PAGARE LE TASSE
TAX FREEDOM DAY: LA SCHIAVITU’ DURATA BEN 173 GIORNI… A NAPOLI E BOLOGNA IL RECORD DI TRIBUTI LOCALI
Liberi, finalmente liberi. Oggi termina la nostra schiavitù fiscale.
Da ora potremo cominciare a lavorare solo per noi e non più per pagare le imposte, le tasse e i contributi.
Il Tax Freedom Day arriva dopo 173 lunghe, interminabili giornate dedicate interamente alle necessità dello Stato, dell’Inps e degli enti locali.
Il calcolo del giorno di liberazione fiscale è stato fatto da Corriere Economia a inizio anno e, visto che il gran giorno è arrivato, è bene riprenderlo in considerazione.
Per tirare le somme e festeggiare. Ricordiamo che il contribuente preso a modello per calcolare quante tasse paga effettivamente sui redditi, sulle e proprietà e sui consumi è un quadro con un reddito di 49.228 euro.
Il 23 giugno è la data più lontana a cui è giunto finora il Tax Freedom Day: dal 2011 il Fisco vorace si è mangiato più di una settimana della nostra vita, dato che la liberazione prima della manovra del governo Monti arrivava già , si fa per dire, il 14 giugno.
Speriamo che questa progressione si fermi o rischieremo di passare, ben presto, le Colonne d’Ercole del 30 giugno.
Il che vorrebbe dire lavorare più per l’Erario che per noi.
A inizio anno avevamo anche calcolato il giorno di liberazione fiscale anche di un contribuente con un redito di 24.656 euro che, grazie al cielo, ha già smesso di lavorare per pagare le tasse il 13 maggio.
In quest’inizio d’anno non sono state introdotte modifiche al sistema tributario e, quindi, è presumibile che davvero da qui a fine 2015 riusciremo a portarci a casa tutti i nostri guadagni, senza che il Fisco ce li sottragga con uno dei suoi soliti blitz.
Ma non è detto, visti i buchi che alcune sentenze hanno aperto nei conti pubblici e il complicarsi della situazione sui mercati finanziari a causa dell’incertezza legata alla sorte della Grecia.
Per ora l’unica pesante incognita riguarda i comuni.
E non tanto per le osteggiate Tasi e Imu, per le quali è stato introdotto un tetto, ma per le addizionali all’Irpef.
Per il 2015, infatti, i Comuni possono portare l’aliquota allo 0,8%. E le Regioni hanno la possibilità di innalzare l’aliquota massima al 3,3% contro il 2,3% dell’anno scorso (con un incremento del 43%). nel 2013 il prelievo non poteva superare l’1,73%: in due anni la possibilità per le Regioni di inasprire l’addizionale regionale è quasi raddoppiata
Questo è il paese del sole, del mare… e delle tasse.
La tentazione di fare un’aggiunta al testo di una delle più celebri canzoni dedicate a Napoli viene spontanea guardando all’analisi condotta dalla Cgia di Mestre sul peso delle imposte locali sui contribuenti.
Nei tre profili di imponibile prescelti (25, 50 e 90 mila annui) il capoluogo campano ha il poco invidiabile primato del prelievo tributario più elevato sia per il reddito più basso sia per quello più alto, mentre nella categoria intermedia viene superato solo di poco da Bologna e Genova. Uno stipendio da 25mila euro lordi guadagnato da un capofamiglia con coniuge e figlio a carico paga su tutto il territorio nazionale 2.298 euro di contributi previdenziali e 2.900 euro di Irpef, ma il peso dei quattro tributi locali, due direttamente commisurati al reddito (le addizionali regionale e comunale) e due invece legati alle caratteristiche dell’abitazione (Tasi e Tari) varia molto da città a città : considerando i capoluoghi regionali, a Napoli il costo dei quattro balzelli è complessivamente di 1.265 euro, ad Aosta ne bastano 600 in meno.
Lo stesso confronto su una retribuzione lorda di 50 mila euro dice che a Bologna i tributi locali costano 2.315 euro all’anno mentre ad Aosta sono sufficienti 1.090 euro.
Infine su un reddito da 90 mila euro il contribuente partenopeo non solo vede falcidiato lo stipendio lordo di 36.849 euro tra Irpef statale e Inps, ma ne deve spendere altri 3.220 per il federalismo fiscale, invece i fortunati valligiani se la cavano con 1.636 euro.
Venendo allo specifico dei tributi, per tutti e tre i profili, le addizionali Irpef più elevate si pagano a Napoli e quelle più ridotte ad Aosta.
Per un reddito da 25 mila euro nel capoluogo campano si spendono 665 euro di cui 461 per l’Irpef regionale, su 50mila euro il prelievo sale 1.322 euro, 921 destinati alla regione, e infine su 90mila il costo complessivo è di 2.343 euro, con 1.645 euro incassati dalla Campania.
(da “il Corriere della Sera”)
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