FONDI LEGA: IL MISTERO DELLA SEDE TRASFERITA NEL 2017 E I SILENZI DI SCILLIERI
IL PASSAGGIO DI DOMICILIO NELLO STUDIO DEL COMMERCIALISTA PER TENERE I CONTI AL SICURO DOPO LA SENTENZA DEL SEQUESTRO DEI 49 MILIONI
Sullo strano caso della sede “fantasma” della Lega, Michele Scillieri, il commercialista vicino ai contabili del Carroccio Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni (indagato con loro nell’inchiesta su Lombardia Film Commission), non dà risposte chiare e si arrocca dietro una posizione difensiva.
Qualcosa che suona più o meno così: la decisione di mettere il domicilio della “Lega per Salvini Premier” presso il suo studio di via Privata delle Stelline 1, gli fu comunicata da Manzoni per non ricondurre la nuova entità alla Lega, ma solo pochi minuti prima di firmare l’atto davanti al notaio.
Una versione emersa dall’interrogatorio dello scorso 25 gennaio che gli investigatori non ritengono credibile, almeno in una parte: ovvero quella in cui Scillieri sostiene che il cambio di domiciliazione fosse una cosa improvvisata.
Per provare a far luce sul mistero che avvolge i movimenti del partito in quei mesi travagliati è utile rimettere in fila i fatti.
Il 24 luglio del 2017 dal tribunale di Genova arriva la prima sentenza che, oltre a condannare Bossi e Belsito, dispone la confisca dei famosi 49 milioni (che sarà confermata dalla Cassazione nel luglio del 2018). Sono settimane convulse, alle elezioni mancano pochi mesi e i guai giudiziari del Carroccio sembrano poter mettere a rischio la campagna elettorale. Nelle settimane successive succede anche qualcos’altro, seppure lontano dai riflettori.
Ed è una ricostruzione che emerge dalle informative della Guardia di Finanza depositate nell’inchiesta e fino a oggi non pubblicate. Tra il 10 ottobre e il 10 novembre dello stesso anno, vengono firmati tre atti molto importanti. Il primo è la costituzione di un’associazione chiamata “Lega” avente sede legale in via Privata delle Stelline numero 1, proprio il condominio dove si trova lo studio di Scillieri.
I soci fondatori sono tutti parlamentari molto noti: Matteo Salvini, Roberto Calderoli, Lorenzo Fontana, Giulio Centemero, Giancarlo Giorgetti.
Il 2 novembre, questi stessi soci fondatori deliberano la modifica del nome dell’associazione che diventa “Lega per Salvini Premier” e il 10 novembre approvano e deliberano la modifica di alcuni articoli dello statuto per fare in modo che l’associazione possa iscriversi nel registro nazionale dei partiti politici.
Tre atti siglati in via Bellerio davanti al notaio Alberto Maria Ciambella di Bergamo che di fatto cambiano la sede e il nome del partito. A cosa serve questa mossa? Scillieri non lo dice. Sfugge, cambia versione. E nega pure che due movimenti in suo favore da parte della Lega e di PontidaFin (uno da 60mila e uno da 17mila euro, risalenti all’autunno 2017), fossero legati a quell’ospitalità .
Per gli investigatori milanesi – finiti a indagare sulla vicenda quando hanno cominciato a svelare la finta compravendita dell’immobile di Cormano della Lombardia Film Commission – l’ipotesi che quel passaggio formale potesse servire a cambiare “veste” alla Lega e a rendere non più aggredibili i suoi conti non è peregrina.
Del resto sul fatto che lo studio di via delle Stelline sia stato per qualche tempo la sede del partito non ci sono dubbi: emerge dai registri ufficiali e lo riferiscono a verbale anche il portiere del palazzo che riceveva le lettere indirizzate al partito e l’amministratore di condominio.
A confermare l’impianto ci sarebbero anche alcuni messaggi whatsapp scambiati tra i contabili della Lega, finiti agli atti dell’inchiesta di Genova e riferiti proprio a quell’autunno caldo del 2017.
(da agenzie)
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