FONDI LEGA, LA FARSA DELLA GARA CON LE BUSTE APERTE PER LA SEDE DELLA FILM COMMISSION
DALLE CHAT E DALLE MAIL EMERGONO LE MANOVRE E GLI ACCORDI PRIMA DEL SOPRALLUOGO, LE BUSTE ARRIVATE APERTE E LA RABBIA DI DI RUBBA
Le chat tra i contabili della Lega svelano gli accordi per la sede della Lombardia Film Commission. Nei messaggi e nelle mail scambiati tra Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, finiti agli atti delle procure di Genova e Milano che indagano sui conti della Lega, ci sono le tracce dell’architettura di quell’operazione per la sede della Fondazione messa in piedi dai revisori contabili della Lega con la regia del commercialista Michele Scillieri.
Ad esempio un messaggio dell’ottobre del 2016 inviato da Di Rubba a Manzoni ricorda a “Scillo” (così chiamano Scillieri) di preparare due o tre immobili. I contenuti delle chat coincidono con il racconto fatto da Sostegni durante i suoi interrogatori: ai militari del nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Milano ha ammesso di aver partecipato alla ricerca di spazi di dimensioni simili a quelle del capannone di Cormano e di aver consegnato delle visure in via Pergolesi, la vecchia sede della Lfc, di tre diversi immobili: uno era quello della vedova Paloschi, un secondo della società Dani srl di proprietà della famiglia Coraglia di cui Scillieri era curatore fallimentare e un terzo edificio preso da immobiliare.it.
I messaggi svelano come i protagonisti di questa storia volessero simulare una vera gara d’appalto per l’aggiudicazione dell’edificio da adibire a nuova sede della Lfc, quando in realtà era già deciso che l’operazione dovesse essere fatta col capannone di Cormano.
In quei mesi la messaggistica è frenetica: i due contabili della Lega, un mese prima del primo sopralluogo, parlano spesso del capannone e si danno appuntamento a Cormano, in via Bergamo. Si ipotizza una ristrutturazione da 400 mila euro e l’acquisto per altri 400 mila. Tutti soldi pubblici.
L’operazione andrà poi effettivamente in porto, con i lavori di messa a nuovo del capannone affidati all’imprenditore Francesco Barachetti. Questi messaggi secondo i pm Stefano Civardi ed Eugenio Fusco puntellano i reati di turbativa d’asta e peculato che vengono contestati ai due commercialisti (attualmente ai domiciliari).
Tutto sembra filare liscio, salvo che le tre buste vengono consegnate da Sostegni aperte. Un guaio, perchè Di Rubba in quel momento è presidente della Lombardia Film Commission e si rende perfettamente conto che se le buste sono aperte i nomi dei partecipanti sono bruciati.
Per questo si arrabbia moltissimo e scrive un messaggio di fuoco a Scillieri. È appunto per risolvere questo “grande problema” che il piano deve raggiungere un livello di sofisticazione maggiore: non può più essere Paloschi a partecipare alla gara, ma deve essere la società Andromeda, intestata a Fabio Barbarossa, il cognato di Scillieri.
Si avvicina l’inizio del processo per i leghisti coinvolti in questa vicenda, Di Rubba, Manzoni e Barachetti. I pm hanno chiesto al gip Giulio Fanales il processo con rito immediato per i tre, accusati a vario titolo di peculato, turbativa d’asta, fatture false ed evasione. Richiesta che arriva dopo il patteggiamento di Sostegni, e la proposta di patteggiamento per Scillieri e Barbarossa.
(da “La Repubblica”)
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