FONDI LEGA, L’EX ASSESSORE LEGHISTA CAPPELLINI AI PM: “DI RUBBA UOMO DI FIDUCIA DI SALVINI”
“DOVEVA METTERE A POSTO I CONTI DEL PARTITO”… SALGOMO A NOVE GLI INDAGATI PER PECULATO
“Il nome di Di Rubba circolava come quello che doveva mettere a posto i conti della Lega, e non solo di Film Commission. Se ne parlava come uomo della svolta, per competenza e serietà . Era uomo di stretta fiducia di Salvini, faceva parte del suo entourage e gli incarichi che poi ha ricevuto all’interno del partito costituivano dimostrazione di queste voci”.
Lo ha messo a verbale, davanti ai pm di Milano, l’ex assessore lombardo alla Cultura Cristina Cappellini, parlando di Alberto Di Rubba, uno dei tre commercialisti di fiducia del Carroccio arrestati giovedì scorso.
“L’indicazione della candidatura di Di Rubba – ha aggiunto – come persona giusta al posto giusto (alla presidenza di Lombardia Film Commission, ndr) è derivata da Centemero”, tesoriere e deputato della Lega.
“Di Rubba veniva dall’entourage di Salvini”, ha aggiunto l’ex assessore che è stata sentita a fine luglio scorso dal procuratore aggiunto Eugenio Fusco nell’inchiesta milanese di cui è titolare anche il pm Stefano Civardi.
Il verbale è stato depositato assieme a migliaia di atti da cui risultano, tra l’altro, una serie di movimentazioni sospette sui conti di società riconducibili a Di Rubba, direttore amministrativo della Lega al Senato, e a Andrea Manzoni, revisore contabile per il Carroccio alla Camera. I due saranno interrogati domani dal gip Giulio Fanales, così come gli altri due arrestati, il commercialista Michele Scillieri e suo cognato Fabio Barbarossa.
Intanto sono nove in totale gli indagati per peculato nell’inchiesta sul caso Lombardia Film Commission. Oltre ai cinque ai quali è stata applicata la misura cautelare, tra cui i tre commercialisti di fiducia della Lega e il prestanome Luca Sostegni, figurano anche Pierino Maffeis, Elio Foiadelli e Vanessa Servalli, amministratori di società riconducibili ai professionisti finiti ai domiciliari.
Ed è indagato, come si sapeva, anche l’imprenditore Francesco Barachetti. Emerge dalla richiesta di rogatoria in Svizzera depositata negli atti dell’indagine. Nella rogatoria del 18 agosto i pm parlano anche della “società di sede panamense che scherma un conto in Svizzera”, finita anch’essa al centro delle indagini
(da “Huffingtonpost”)
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