FRENANO GLI APPALTI PUBBLICI: MENO 4,3%
UN MILIARDO DI EURO INVESTITO IN LAVORI PUBBLICI VALE 15.600 NUOVI POSTI DI LAVORO… SONO UN ANTIDOTO IN PERIODO DI CRISI ECONOMICA, MA INVECE CHE DECOLLARE COME NEI PROGRAMMI DEL GOVERNO, SI SONO RIDOTTI… CI SONO CRITICITA’ NELLE MODALITA’ DI APPALTO… NELL’ALTA VELOCITA’ COSTI TRIPLICATI E TEMPI ABNORMI
L’allarme è stato lanciato dal presidente dell’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, preoccupato per la frenata degli appalti pubblici nel primo trimestre del 2009, in cui è stato registrato un calo del 4,3% rispetto all’analogo periodo 2008.
Un miliardo di euro investito in lavori pubblici vale, infatti, fino a 15.600 nuovi posti di lavoro e un incremento degli stessi rappresenterebbe un antidoto contro la recessione.
Nel 2008, anche quando negli ultimi mesi la crisi mordeva industria e servizi, non c’è stata flessione degli appalti che sono ammontati a 76 miliardi di euro contro i 70 messi in campo nel 2007.
Ma dall’inizio dell’anno il vento è cambiato e la frenata agli appalti pubblici rischia di pesare sulla ripresa, proprio quando una loro corretta gestione permetterebbe invece di “realizzare i presupposti non solo per il superamento della crisi ma soprattutto per la successiva fase di sviluppo”.
Del resto parlano da soli i dati elaborati dall’Autorità sulla capacità dei lavori pubblici di creare nuova occupazione in un settore che garantisce ogni anno 233.000 posti di lavoro.
Ogni miliardo investito è in grado di dare direttamente lavoro a 7.800 persone, ma i nuovi occupati salgono a 15.600 unità considerando l’indotto.
E si arriva a 21.000 nuovi occupati con i “lavori ad alto valore aggiunto” come i restauri e la manutenzione degli edifici storici.
Eppure nonostante il programma del governo prevedesse il “rilancio dei cantieri” con le Grandi opere, gli appalti sono diminuiti e le opere sono ferme al palo.
Non mancano poi i lati oscuri in un settore dove ci vogliono più di 800 giorni per passare dalla progettazione al bando di gara e dove il ritardo dei pagamenti è la regola.
Di questo iter le imprese pagano un prezzo altissimo con le banche poco propense a chiudere un occhio.
E diventa reale il rischio che molte aziende siano scoraggiate dal partecipare alla gara, specie quelle che ritengono di non poter o voler sopportare l’onere di pagamenti senza scadenza certa.
A loro volta i ritardati pagamenti fanno lievitare i costi degli appalti perchè le imprese sono costrette a computare nel prezzo offerto anche le spese per il ritardo nei pagamenti da parte dello Stato.
Non si possono ignorare infine i rischi di inquinamento del mercato.
Nel mirino dell’Autorità sono finiti anche gli appalti di Anas, Fs e Alta Velocità : la vigilanza si è attivata su dieci progetti in tema di trasporti e sono state notate “criticità ” nelle modalità degli appalti.
Nell’Alta Velocità i costi si sono triplicati e i tempi di realizzazione sono ormai indefiniti, tanto che l’Autorità scrive che “la Tav avrebbe dovuto provvedere alla risoluzione dei contratti, essendosi verificata l’ipotesi di eccessiva onerosità sopravvenuta.
Ovviamente così non è stato… tanto paga il contribuente.
Leave a Reply