GIANNI CUPERLO: “VOGLIO UN PD CHE SIA FORZA POPOLARE PER COMBATTERE LA POLITICA PLEBISCITARIA”
LE PRIMARIE DEL PARTITO DEMOCRATIVO: “BUCARE IL VIDEO? MEGLIO LE COSCIENZE”
Gianni Cuperlo ci vuole un certo coraggio ad affrontare la corazzata Renzi. Ma chi glielo fa fare? C’è chi l’ha definita un “irriducibile”
“Direi che il coraggio è quello dell’esodato che ha viaggiato vicino a me verso Genova. Andavamo alla stessa festa, io per parlare, lui a chiedere rispetto per la sua dignità . Chi me lo fa fare? Me lo fa fare la passione per il Pd e l’idea che la storia più bella ce l’abbiamo davanti. No, non mi sento un irriducibile perchè non ho la testa nel passato”.
Perchè l’anima di sinistra del Pd è diventata improvvisamente minoritaria? Colpa dell’ultimo che ha chiuso la porta, cioè di Bersani?
“Il Pd resta la vera speranza che da una crisi così profonda di economia, Stato, moralità , l’Italia possa uscire con più democrazia e non precipitando ancora una volta in una infelicità pubblica. Ma cos’altro deve accadere per capire i rischi terribili di una perdita del senso di questo Paese? Il punto è che da sempre una parte delle èlite ha pensato che il solo modo per drizzare la schiena a una nazione “storta” fosse un’azione dall’alto, sbattere il pugno. Ecco, noi siamo nati per rovesciare questa logica, per cambiare a fondo tutto ciò che va cambiato ma con la forza del consenso. Bersani tutto questo lo ha compreso benissimo”.
In che cosa la sua idea di partito e società è diversa da quella di Renzi?
“Dovremmo calare valori e principi nell’Italia che immaginiamo. Prima di tutto con una rivoluzione della dignità . E poi sul contrasto alla povertà . Sul modello di sviluppo, una vera green economy. Sui diritti umani universali. Su un patto fiscale che premi la lealtà e sposti il peso da lavoro e produzione alla rendita. Sulla rivoluzione dentro lo Stato e su un Paese che attragga risorse e cervelli. Sull’equità rimasta sepolta per troppo tempo. Voglio parlare di suolo, cultura e beni comuni, di limiti morali del mercato, e dignità della persona nella sfera della vita, del legame, mai così violato, tra identità , reddito e valore sociale del lavoro. Per fare questo serve un partito che non può ridursi solo a bravi amministratori e parlamentari. Serve una forza popolare dove a un iscritto non chiedi solo di montare il gazebo delle primarie, ma gli offri uno spazio di decisione e democrazia. Gli offri una comunità di senso e, se ne siamo capaci, una profezia che scuota gli animi”.
Veltroni dice: Renzi mi ricorda il mio Lingotto. Lei a chi si rifa, a Bersani, a D’Alema?
“Faccio parte di una generazione che ha rischiato di finire schiacciata tra fratelli maggiori poco generosi e fratelli minori molto ambiziosi. Ho rispetto verso entrambi ma sento che è il tempo di dire ciò che siamo noi. Siamo troppo cresciuti per chiedere battesimi e non così consunti da rinunciare a batterci per una buona causa. E questa causa adesso è opporsi a una concezione plebiscitaria della politica, a una democrazia privatizzata. La destra su questo piano ha una responsabilità enorme. Io dico, guai a noi se questo clima di larga intesa ci fa smarrire il dramma di un ventennio segnato più del precedente da una divorante questione morale che ha aggredito i capisaldi della Costituzione e dello stato di diritto. Vedo troppo tatticismo anche al nostro interno. Mentre il cuore di tutto sta nella nostra capacità di costruire un centrosinistra che possa prevalere prima di tutto nelle coscienze di milioni di elettori delusie sofferenti per le vicende diquesti mesi”.
Renzi annuncia: elimineremo le correnti...
“Dice così e i renziani si spellano le mani. Se vuole dire basta con una logica che premia la fedeltà anzichè il merito, porte aperte ma lo si faccia e non lo si dica solamente. Se invece si allude all’idea di un uomo solo al comando io dico attenzione, perchè qui non si scherza più, non è in ballo la conferma in Parlamento di tre o quattro padri nobili del Pd. Qui entra in gioco la natura di un partito, il suo pluralismo. Nemmeno Obama ce l’ha fatta da solo. E non vedo ancoraun Obama tra noi”.
Vendola è “conquistato” da lei ma guarda anche a Renzi. Il grande soggetto di sinistra è ancora possibile?
“Non mi arrendo alla divisione con Vendola e credo in un campo largo, di forze moderate, associazioni, movimenti per il civismo e la legalità . Molto di buono vive fuori da noi, dobbiamo andarlo a cercare”.
Da un mese è il destino di Berlusconi a tenere banco. La sinistra non sembra mai in grado di imporre la sua agenda.
“Sulla decadenza di Berlusconi la posizione è netta. Se prendi un sacco di voti, per ciò stesso non sei esente dal rispetto della legge. Detto questo penso che noi dobbiamo avere la nostra agenda fondata su tre obiettivi: aiutare chi è caduto a terra a rialzarsi subito. Redistribuire il peso della crisi e la speranza di uscirne non con l’elemosina ma con dignità . Rimettere carburante nella domanda perchè solo così riparte l’economia”.
Segretario e premier. Due figure distinte per lei, la stessa figura per i renziani. In realtà dipende molto dalla durata del governo Letta.
“Non è una questione di regole o di durata del governo Letta, che spero prosegua la sua azione facendo le cose che servono. Io penso che al Pd serva un segretario e una classe dirigente che si dedichino a costruire il partito. E lo penso perchè solo il governo non basta. Solo se ricomponi il legame tra le riforme che cambiano la vita a milioni di persone e il consenso dal basso verso quelle scelte, la politica e la sinistra sono in grado di ripartire”.
Che giudizio dà dell’esperienza governativa di Letta?
“Enrico sta mostrando saggezza e capacità in un passaggio drammatico. Va sostenuto con lealtà e su molti temi il governo va incalzato. Noi la spina non la staccheremo, ma se saranno loro a farlo, faremo ogni cosa per cambiare la legge elettorale prima di tornare al voto”.
Ma è ipotizzabile, al caso, un Letta bis con il voto di Scilipoti?
“Non scherziamo. Dobbiamo recuperare anche una dignità della politica”.
Ieri D’Alema l’ha definita l’uomo giusto per fare il segretario.
“Lo ringrazio. Mi auguro che abbia ragione”.
Se Renzi la batte cosa fa?
“Avrò perso se non riusciremo a fare un congresso di libertà e a raccontare a tanti la nostra idea del Pd e del Paese. Dicono che “non buco il video”, ma la mia angoscia è che da tempo non buchiamo le coscienze e pensiamo che basti il video a salvarci. Siccome non è così è giusto mettersi in cammino”.
Alessandra Longo
(da “La Repubblica”)
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