GILET GIALLI, MACRON HA RAGIONE: L’EUROPA DEVE FARE LA SUA PARTE CONTRO LE EMISSIONI
SERVONO 75 MILIARDI L’ANNO PER RESTARE ENTRO I 2 GRADI DI RISCALDAMENTO, MA C’E’ TROPPA IGNORANZA IN GIRO
Da quando abbiamo cominciato a guardare i termometri (più o meno un paio di secoli) ci sono stati solo tre anni più caldi del 2018, certifica la World Meteorological Organization.
Quel che è peggio, i venti anni più caldi sono stati tutti dopo il 1996.
Quanto basta a dire che Macron sarà antipatico a molti, ma, nello scontro con i “gilet gialli”, ha ragione lui.
Molto, probabilmente, si può fare per attutire l’impatto delle misure per l’efficienza energetica sulle fasce più deboli della popolazione, come il cameriere che viene a lavorare in un ristorante in città , evocato da Pierluigi Bersani, ma la direzione è quella giusta.
Rottamare le vecchie auto e sostituirle con macchine più efficienti è una leva fondamentale per garantire a figli e nipoti un mondo meno bollente e meno inquinato. E nessuno ha mai detto che sarebbe stato gratis.
Anzi, l’Unione europea ha provato, in un rapporto uscito in questi giorni, a stendere il conto. E’ un conto assai salato.
Se gli europei vogliono fare la loro parte per salvare il mondo, devono prepararsi a investire pesantemente in nuove energie e in nuove infrastrutture, sborsando da un minimo di 75 miliardi ad un massimo di 290 miliardi di euro l’anno, a seconda degli obiettivi, da qui al 2050.
Che non usciranno dal nulla, precisa Bruxelles, ma, in buona sostanza, dalle tasche di famiglie e imprese, sotto forma di tasse (come quelle di Macron sui carburanti) o di bollette.
L’equivalente di una cifra fra 150 e 600 euro l’anno, in media, per ogni europeo.
Sono un sacco di soldi e la forchetta è assai ampia. Questo perchè la Commissione non ha precisato degli obiettivi (saranno i singoli governi e il nuovo Parlamento di Strasburgo a dover decidere), ma ha fissato i paletti entro cui muoversi. Eccoli.
Se nessuno fa niente, la temperatura del globo (media, ai tropici e nel Mediterraneo sarà di più) sarà nel 2100 più calda di 3 gradi rispetto agli anni prima della rivoluzione industriale, un risultato, fra inondazioni e deserti, che gli scienziati definiscono catastrofico.
Volete contenere l’aumento – come caldeggiato alla conferenza di Parigi, tre anni fa – entro 1,5 gradi?
Bisogna far scendere a zero le emissioni entro il 2050. Stiamo andando, oggi, troppo piano.
Le emissioni, in Europa, sono scese del 22 per cento fra il 1990 e il 2017 e si riuscirà solo a contenerle del 40 per cento entro il 2030.
Per trovare il ritmo giusto, occorre investire nella nuova energia (elettricità con vento e sole, auto elettriche, isolamento degli edifici) fra 175 e 290 miliardi di euro l’anno. Vogliamo, invece, incrociare le dita e accontentarci di fermare il riscaldamento a due gradi, l’obiettivo minimo indicato a Parigi?
Le emissioni di Co2 vanno ridotte, entro il 2050, dell’85 per cento. Costo: investimenti fra 75 e 175 miliardi di euro l’anno.
Ma non sono solo soldi a perdere. Al contrario.
Un’energia più efficiente ha anche un ritorno sotto forma di soldi. Arrivare a emissioni zero significa abbattere del 70 per cento le importazioni di petrolio e gas, che oggi costano 266 miliardi di euro l’anno.
Sono 2-3 mila miliardi di euro di risparmi, da qui al 2050, che potrebbero essere, man mano, investiti per la modernizzazione dell’economia e per ridurre l’impatto dei costi della transizione energetica, aiutando, ad esempio, il cameriere di Bersani a rottamare il suo diesel.
Purtroppo, l’Europa, pur con i suoi ritardi, è un paradigma di virtù, isolato in un mondo che – Usa in testa – continua ad aumentare (più 10 per cento nel 2017) le emissioni globali di gas serra.
E, infatti, l’Onu calcola che, per rientrare anche solo nel tetto di 2 gradi al 2100, l’economia mondiale dovrebbe triplicare gli sforzi attuali di contenimento delle emissioni. In più, l’orologio ticchetta: se non si riesce ad imprimere alla produzione di gas serra una svolta verso il basso entro il 2030, l’obiettivo di 1,5 gradi sarà per sempre fuori portata.
Fossero tutti efficienti come sono già gli automobilisti europei, il mondo risparmierebbe il 6 per cento del petrolio che consuma oggi.
Il problema è che l’eccesso di virtù è faticoso. E finisce che uno apre il cofano e tira fuori il gilet giallo.
(da “La Repubblica”)
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