GIOVANI, DETERMINATE, INTRAPRENDENTI: QUESTE DONNE HANNO “PRESO” ROMA FACENDO IMPRESA
ROMA E’ LA CITTA’ CON MAGGIORE IMPRENDITORIA FEMMINILE E CON PIU’ AZIENDE GUIDATE DA RAGAZZE IMMIGRATE
Sono giovani. Sono straniere. Sono donne.
Di anno in anno, a Roma l’imprenditoria femminile cresce sempre di più. La tendenza è diffusa al livello nazionale. Ma qui, nella Capitale, non è un’eccezione. Bensì un elemento fondamentale per lo sviluppo del turismo, della ristorazione e del commercio. Merito, in parte, dei finanziamenti erogati e del supporto dato a chi decide di aprire una nuova attività .
Nel 2018 in Italia si contavano un milione di imprenditrici (circa 6mila in più rispetto al 2017). Quelle che hanno scelto di aprire la propria azienda a Roma rappresentano il 7,6 percento.
“Cresciamo e continueremo a crescere”, commenta ad Huffpost Valeria Giaccari, presidentessa del Comitato per l’imprenditorialità femminile.
Un anno fa tra le Mura capitoline erano registrate più di 100mila imprese femminili: il 20 per cento del totale delle società presenti sul territorio. Nel 2017 erano quasi 2mila in meno.
Ogni 100 attività , quindi, 20 sono gestite da donne. Probabilmente 7 da under 35 e 5 da straniere. Roma infatti non è soltanto la città dove l’imprenditoria femminile si è diffusa maggiormente, ma è anche quella dove si sono registrate più aziende guidate da giovani o da ragazze emigrate. Categorie considerate fragili che oggi fanno fatica ad affermarsi nella comunità e sul mercato.
Se la parità dei sessi tanto agognata non fosse ancora un obiettivo da raggiungere, un dato come questo non dovrebbe suscitare clamore. Ma il percorso verso un’uguaglianza che riconosca diritti e doveri di entrambi i sessi è lungo. Nel 2017 l’Organizzazione internazionale del lavoro stimava che al livello mondiale soltanto una donna su 2 lavorasse attivamente. C’è anche molta strada da fare.
“Ho deciso di mettermi in proprio due anni fa. Dopo aver girovagato l’Italia per mesi, ho scelto Roma”, racconta ad Huffpost Chiara, proprietaria di una boutique vintage al Pigneto. Ha 31 anni e adora la sua professione.
Per aprire la sua attività , ha lasciato un contratto a tempo indeterminato come commessa. “Sono contentissima di aver fatto questa follia”, confessa. Rispetto al resto d’Italia tra le Mura capitoline sono molte le under 35, come Chiara, che decidono di cimentarsi aprendo una propria azienda. Nel 2018 un’impresa su 4 era amministrata da una ragazza.
Ciò che spinge migliaia di giovani a diventare delle imprenditrici non è solo la determinazione. Fondamentale per chi si approccia a questo lavoro è l’aiuto di un ente pubblico che insegni a gestire le questioni burocratiche.
Nella Capitale dal 2011 esiste il Comitato per l’imprenditorialità femminile, una struttura che dipende dalla Camera di Commercio e che è dedicata alla valorizzazione delle aziende rosa. “Mi sono rivolta al Comitato per aprire la mia boutique. Passo dopo passo mi hanno spiegato tutto. È anche merito loro se sono riuscita a ottenere il prestito in banca”, spiega ancora Chiara ad Huffpost.
Non essere soli è indispensabile. Soprattutto per chi non è nato e cresciuto in Italia. Parte integrante dell’economia capitolina sono le imprese straniere. Sul territorio se ne contano più di 68mila: il 21 per cento è gestito da una donna.
Sono ristoranti, negozi, parrucchieri o saloni estetici. Anche in questo per imporsi sul mercato ciò che conta è l’originalità delle proprie idee. “Volevo creare un negozio diverso che avesse come obiettivo la cura dell’immagine nella sua totalità : dall’estetica all’abbigliamento”, racconta ad Huffpost Neda Mokthari, designer iraniana 36enne che nel 2013 ha aperto lo store “Concept Image”.
È arrivata In Italia nel 2004 per studiare. Dopo aver frequentato l’Accademia delle Belle arti, ha aperto la sua attività : un salone di bellezza dove coniuga i trattamenti del corpo alla produzione di vestiti. Neda si occupa della sartoria. Nonostante per lo Stato non sia una cittadina italiana, lei si sente tale: “Oramai vivo e lavoro qui da anni”, spiega ad Huffpost. La sua azienda e il suo impegno le hanno permesso di integrarsi ancora prima che la burocrazia italiana (spesso troppo lenta) sia arrivata a certificarlo. “Aprire Concept Image è stata una salvezza”, confida.
A differenza di molte altre imprenditrici, Neda non ha usufruito di alcun aiuto economico da parte delle istituzioni. La formazione e il sostengo, infatti, non sono l’unico incentivo che la Camera di commercio e la Regione danno a chi decide di aprire una propria società . Altrettanto importanti per cementare la diffusione dell’imprenditorialità femminile sul territorio sono i finanziamenti. Dal 2014 la Giunta mette a disposizione dei progetti più creativi un milione di euro.
“Io ho vinto 5mila euro. Nonostante non sia stato un ricavo ingente, per la mia attività è stato fondamentale. Ricevendo quel riconoscimento ho iniziato a credere sul serio nel mio lavoro. Mi sono costruita un’identità ”, racconta Sonia, 47 anni, proprietaria dell’orto “Giardino di Proserpina”.
Insieme a suo marito, Fabrizio, ha aperto il loro piccolo angolo di paradiso un paio di anni fa. Lei maestra, lui tassista, volevano far in modo che chiunque lo desiderasse potesse coltivare a distanza i propri prodotti. “Da qui l’idea di prendere un terreno e di permettere alle persone di affittarne una parte”, spiega.
Lei e Fabrizio si occupano della coltivazione e di far arrivare la verdura a destinazione. Per adesso vivono ancora al centro di Roma e continuano a lavorare part time: “Facciamo avanti e indietro. Ma il nostro obiettivo è trasferirci qui per dedicarci completamente al nostro progetto”, dice speranzosa Sonia ad Huffpost.
Come lei, molte altre imprenditrici sperano di poter fare lo stesso. Ci vogliono impegno, costanza e determinazione affinchè quei dati dell’Eurostat che nel 2016 certificavano l’esistenza (o la persistenza) di un divario tra l’occupazione femminile e quella maschile siano superati. Oltre alla tenacia dei singoli, serve il sostegno delle istituzioni. Proprio per far sì che persone con storie e difficoltà diverse possano aspirare agli stessi traguardi.
(da “Huffingtonpost”)
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