GIUSTO INASPRIRE LE PENE, MA LA TORTURA E’ UN’ALTRA COSA
UN COMMENTO ALLE VICENDE DEL G8 NEL RICORDO DI CHI C’ERA… UN EPILOGO ANNUNCIATO CHE SI POTEVA EVITARE
Chi ha vissuto, in quanto genovese, quei giorni del luglio 2001 in occasione delle proteste per il G8, non può dimenticare tante cose.
Come le autorità permisero di mettere a ferro e fuoco la città ad alcune centinaia di black bloc che entravano e uscivano dai cortei ufficiali privi di qualsiasi servizio d’ordine.
Come fu consentito a centinaia di teppisti provenienti anche dall’estero di entrare senza alcun filtro nel nostro Paese.
Come le forze dell’ordine si limitassero a controllare a distanza ogni devastazione, limitandosi a filmare e fotografare, salvo poi non essere in grado di identificare quasi nessuno dei teppisti nella fase processuale.
Come, da testimoni, abbiamo visto l’assurdità della ritirata di venti esponenti delle forze del’ordine posti a protezione del carcere di Marassi di fronte all’attacco di una trentina di black bloc che hanno potuto lanciare persino molotov contro la struttura.
Come avevamo previsto, parlando con amici, che le forze dell’ordine avrebbero colto la prima occasione per farla pagare a qualcuno.
Poche ore dopo ecco il massacro alla Diaz per il quale una decina di funzionari di polizia se la sono cavata con la prescrizione e gli agenti non sono mai stati identificati.
Una tragedia annunciata con vittime innocenti.
Perchè chiunque abbia fatto politica di piazza sa benissimo che, in quel clima, l’ultimo posto sicuro quella notte sarebbe stata la scuola Diaz.
Un Paese normale non avrebbe consentito che qualcuno devastasse una città , così come che chi avrebbe dovuto rappresentare la legalità massacrasse di botte dei giovani che dormivano.
Delle devastazioni sono stati chiamati a rispondere pochi soggetti, il 99,9% l’ha fatta franca.
Del pestaggio alla Diaz ci vengono oggi a dire che è rimasto impunito perchè non esiste in Italia il reato di tortura, che in realtà non c’entra una mazza con la fattispecie.
La prescrizione è scattata per il reato di lesioni a causa delle lungaggini della giustizia e dell’omertà delle autorità che hanno negato l’evidenza, non per altro.
Ora ci dicono che questa settimana verrà discusso il testo che introduce il reato di tortura.
Composto di sette articoli, prevede che la tortura sia reato comune, punibile con la reclusione da 4 a 10 anni.
Il delitto si realizza “quando un soggetto, con violenza o minaccia, intenzionalmente cagiona ad una persona a lui affidata, o comunque sottoposta alla sua autorità , vigilanza o custodia, acute sofferenze fisiche o psichiche, a causa dell’appartenenza etnica, dell’orientamento sessuale o delle opinioni politiche o religiose ( con il caso specifico della tortura non c’entra nulla). Inoltre si verifica tortura quando le violenze e le minacce sono finalizzate ad ottenere informazioni o dichiarazioni; a infliggere una punizione; a vincere una resistenza.(e qui in effetti ha senso parlare di tortura).
Che un Paese però debba inventarsi un reato per giustificare le proprie incapacità a gestire una emergenza annunciata e a a garantire per tutti il rispetto della legalità la dice lunga sull’ipocrisia che regna ai vertici delle istituzioni.
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