GOVERNO CONTRO REGIONI: “DOVE SONO FINITI I VENTILATORI?”
“MANCANO 1.600 TERAPIE INTENSIVE, COSA AVETE FATTO IN QUESTI MESI?”
“Dove sono finiti i ventilatori?”. Francesco Boccia, ministro per le Autonomie, a un certo punto della riunione con i governatori alza la voce. I conti non tornano.
All’appello mancano 1.600 terapie intensive. L’esecutivo imputa ai presidenti delle Regioni ritardi nella programmazione, poichè il tempo tra la prima e la seconda ondata Covid c’è stato: “Cosa avete fatto in questi sei mesi?”. E a dimostrazione di ciò il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri snocciola i dati.
“In questi mesi alle Regioni – sottolinea tradendo un filo di rabbia – abbiamo inviato 3059 ventilatori polmonari per le terapie intensive, 1429 per le subintensive; prima del Covid le terapie intensive erano 5179, abbiamo attivato fino a 9463 posti, ora ne risultano attive 6628, dovevamo averne altri 1.600 che sono già nelle disponibilità delle singole regioni ma non sono ancora attive; chiederei alle regioni di attivarle. Abbiamo altri 1.500 ventilatori disponibili, ma prima di distribuirli vorremmo vedere attivati i 1.600 posti letto di terapia intensiva per cui abbiamo già inviato i ventilatori”.
Parole durissime che segnalano uno scollamento tra lo Stato centrale e gli Enti locali, tra il Governo di Roma che dice di essersi prodigato al massimo e accusa le Regioni di lassismo e queste ultime che vogliono continuare ad agire in completa autonomia. Come dimostra il caso Campania con Vincenzo De Luca che da oggi ha chiuso scuole e università . Anche per questo il ministro Speranza prova a mediare, “la chiave per vincere e piegare il virus è la collaborazione istituzionale”.
Dati alla mano a maggio l’esecutivo con il Decreto Rilancio ha stanziato 1,4 miliardi per il potenziamento degli ospedali. Nella Regione dello sceriffo De Luca nel giorno del picco massimo di contagi Covid, il 13 aprile, c’erano 599 posti letto di terapia intensiva, oggi si è scesi a 433, quando invece — secondo i calcoli del governo — dovrebbero essere 566. Prima dell’emergenza erano 335. Ciò significa che rispetto al periodo pre-Covid c’è stato un incremento di 98 posti letto, dato considerato insufficiente per il governo che ha distribuito alla Campania 458 ventilatori totali.
Anche in Lombardia, altra regione sotto osservazione che ha diramato un suo provvedimento restrittivo rispetto al decreto del presidente del Consiglio, la situazione posti letto manda il governo su tutte le ferie.
Stando alle tabelle ufficiale, quelle della Protezione civile, prima dell’emergenza c’erano 861 posti letto di terapia intensiva, durante il picco massimo si era arrivati a 1800 ma attualmente si è scesi drasticamente a 994.
I ventilatori forniti alla sola Lombardia sono 669. Si passano in rassegna tutte le regioni.
Si arriva al Piemonte. Prima dell’emergenza i posti letto in terapia intensiva erano 327. Nel picco massimo di aprile 892 e ora 485.
In sostanza, secondo il governo, l’ultimo provvedimento varato sarebbe stato sufficiente se tutte le Regioni avessero fatto il loro dovere ampliando i posti letti in terapia intensiva, mantenendoli e facendosi trovare preparate di fronte alla seconda ondata.
“Massima disponibilità e massima trasparenza, ma — dice il ministro Boccia rivolgendosi ai governatori – il problema è dove sono finiti i ventilatori”. Insomma, “vi abbiamo aiutato, ora attendiamo risposte in tempo reale”.
È la linea tenuta dall’esecutivo nel vedere che i presidente di Regione hanno nei fatto accerchiato Giuseppe Conte proponendo ordinanze in ordine sparso.
“Tutti i governatori hanno autonomia di fare ordinanze più restrittive nelle modalità che ritengono. Ma se abbiamo condiviso che i due pilastri che dobbiamo tutelare sono scuola e lavoro e le ordinanze incidono su quegli ambiti, sarebbe opportuno un raccordo tra governo e regioni. Noi siamo sempre stati al fianco di tutte le Regioni con materiali, ventilatori e risorse”, dice ancora il ministro Boccia che su questo aspetto non transige. Specialmente in queste ore in cui le Regioni stanno andando all’attacco del governo.
(da “Huffingtonpost”)
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