GRILLO INCASTRATO DAI SUOI: “LA ROCCA LO AVVISO’ PRIMA DELLA CONFESSIONE”
FIRME FALSE M5S: SMENTITA LA TESI UFFICIALE CHE NESSUNO SAPEVA
La deputata siciliana di M5S Claudia La Rocca avrebbe informato Beppe Grillo prima di andare in Procura ad ammettere di aver partecipato alla falsificazione delle firme per la lista delle Comunali 2012.
La Rocca, si apprende da fonti dirette, avrebbe parlato al telefono con il leader di 5stelle nel week end precedente alla sua testimonianza, resa ai magistrati martedì 8 novembre. Una conversazione avvenuta dopo che la parlamentare di Bagheria aveva avvertito della sua intenzione di andare in tribubale i colleghi del gruppo di M5S all’Ars.
Non solo: la Rocca, si apprende, avrebbe fatto “tutti i passaggi necessari” ai piani alti del movimento.
Grillo e i vertici, insomma, avrebbero saputo tutto da almeno 10 giorni. Ma sono contatti che, al momento, vengono smentiti da Roma e da Genova.
Un altro giallo in una storia che, almeno sul piano politico, si fa sempre più difficile da gestire per 5 stelle.
Mentre la Procura, la prossima settimana, inizierà gli interrogatori degli indagati, i cui nomi sono ancora top secret.
Il deputato regionale Giancarlo Cancelleri, convocato dai pm assieme ad altri tre parlamentari 5 stelle come persona informata dei fatti aveva detto: “Non abbiamo riferito ai vertici nazionali il racconto della La Rocca sulla vicenda delle firme false, ci siamo limitati ad ascoltarla”.
“Grillo sapeva da tempo? I cinquestelle di Palermo lo incastrano, lo scandalo firme false s’ingrossa sempre di più nell’assordante silenzio del blog”, scrive in un tweet Ernesto Carbone deputato e membro della segreteria Pd.
“Grillo sapeva da almeno dieci giorni, lo confermano i Cinquestelle di Palermo. Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista non hanno nulla da dire?”, afferma Alessia Rotta, responsabile comunicazione del Pd.
“Dopo la ridicola tesi della differenza tra firme copiate e firme falsificate – dichiara Federico Gelli, deputato Pd – ora il Movimento 5 Stelle s’inventa un nuovo trucco retorico per uscire dall’angolo in cui si è cacciato con la vicenda delle firme di Palermo: la responsabilità individuale. Troppo facile: le responsabilità politiche sono di tutto il Movimento. Le responsabilità – spiega – non possono essere soltanto quelle di chi ha materialmente falsificato le firme, violando in modo consapevole la legge. Intorno a questo atto illegale, si è verificata una lunga catena di omissioni, di ‘disattenzioni, di silenzi omertosi durati ben quattro anni. Si tratta di comportamenti gravissimi, tanto più se messi in atto da un movimento politico che rivendica a ogni pie’ sospinto il mantra della trasparenza”.
Di certo c’è che tra i tre attivisti che hanno “confessato” c’è anche la deputata La Rocca, che ha spiegato ai magistrati come lei fosse presente quattro anni fa quando furono falsificate le sottoscrizioni dei sostenitori della lista perchè qualcuno si accorse che il luogo di nascita di uno dei candidati era stato trascritto in modo errato: Palermo anzichè Corleone.
Il timore tra gli attivisti presenti quella sera fu che a causa di quell’errore la lista potesse essere esclusa dalle elezioni. Quindi qualcuno avrebbe preso la decisione di ricopiare le firme, depositando poi gli elenchi.
Decisione che, se confermata dalle indagini dei magistrati, si potrebbe rivelare sciagurata: costituisce un reato.
(da “La Repubblica”)
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