GRILLO NON CI SARA’ NEANCHE PER LA CONCLUSIONE DELLA CAMPAGNA ELETTORALE
TUTTO NELLE MANI DI DI MAIO CHE NON SCEGLIE MAI LE PIAZZE MA POSTI CHIUSI… E IL GRUPPO IN EUROPA ANCORA NON C’E’
Tra i parlamentari del Movimento 5 stelle gira una foto. Si vede piazza Salotto a Pescara, a due passi dal mare. C’è un fiume di gente, le strade sembrano affluenti che esondano verso un lago di persone, tutte che premono sotto un palco.
È il palco di Beppe Grillo, è lo Tsunami tour, è il 2013. La foto gira perchè domenica scorsa Luigi Di Maio anche lui è stato a Pescara, anche lui a piazza Salotto, anche lui ha radunato gente. Ma forse un decimo, per essere generosi, di quanta nello stesso identico punto spingeva i 5 stelle al boom elettorale delle politiche.
La calma e il sangue freddo provano a calmierare la preoccupazione. “Ma tu hai i sondaggi?”, chiede un deputato, “Ma secondo te quanto prendiamo?”.
C’è realismo: “Siamo cambiati rispetto a quello che eravamo — dice un uomo vicino al capo politico — lo sappiamo. E cinque anni dopo abbiamo preso più voti con Luigi a farsi solo i palazzetti dello sport, sempre al chiuso. E le piazze di Di Battista erano gremite, ma di certo non di folle oceaniche”.
Sì, tutto è cambiato. La prima campagna elettorale con Grillo totalmente eclissato, non prevista al momento una sua presenza nemmeno al gran finale. “Speriamo anzi che non ci faccia campagna elettorale contro”, ironizza sorridendo un onorevole di lungo corso.
Ma lo schema è lo stesso, anche se in tono minore.
Fano, auditorium Masetti, Ascoli, centro congressi della Camera di commercio, Milano, Garden gate, Cosenza, cinema teatro Italia. Il capo politico batterà lo stivale nelle ultime due settimane, prediligendo gli spazi chiusi, che comunicativamente avevano così ben funzionato appena un anno fa. Ma li alternerà ad alcune piazze, come San Prospero a Reggio Emilia, Matteotti ad Avellino, Bocca della verità a Roma.
Già , proprio quella Bocca della verità che evoca ricordi agrodolci, dove fu convocato prima l’impeachment day contro Sergio Mattarella, “reo” di aver fatto saltare il banco del governo per il suo niet a Paolo Savona quale ministro dell’Economia, e che poi divenne con un triplo carpiato il luogo della prima festa di governo quando, qualche ora dopo, le cose si incardinarono per il verso giusto.
La scaramanzia c’entra poco. Scotta ancora troppo il ricordo di piazza del Popolo per un’ampia fetta vuota in occasione della chiusura del Rally per le politiche, e lo spazio a due passi dal tempio di Vesta è funzionale per regalare un colpo d’occhio formidabile: l’area è relativamente piccola, e strutturata in modo tale che bastano circa diecimila persone per farla sembrare quel che non è.
Di Maio nel suo girovagare si porterà dietro i candidati delle circoscrizioni elettorali, impegnati di par loro in banchetti e micro eventi sul territorio.
Non tutti dovrebbero avere il loro spazio di parola davanti agli astanti, e si dovrebbero privilegiare le cinque capolista, scelta che ha già creato più di qualche mugugno e che anche per questo ha margini di derogabilità .
E in parallelo il territorio sarà battuto da Gianluigi Paragone, con il suo Avanti tutti tour, una serie di eventi sul territorio non necessariamente legati alle europee ma che per la loro concezione — presentare e diffondere i risultati di governo — naturalmente si salderà alla corsa verso Bruxelles.
Laddove aspetta un compito tutt’altro che semplice i futuri europarlamentari. Ad oggi mancherebbe un paese per formare il gruppo a Strasburgo, e dei cinque che si sono affiancati ai 5 stelle la war room di Di Maio ha serie preoccupazioni che almeno due non superino la soglia di sbarramento.
Una bella gatta da pelare, da risolvere con trattative spicciole post voto che poco avrebbero del “cambiamento” di cui si fregia lo storytelling stellato.
Ma se si pensa che David Borrelli – fondatore di Rousseau e ancor prima testa d’ariete in Europa quando M5s era robustamente euroscettico – è candidato tra le fila di Più Europa, forse quella del dover mercanteggiare con qualche eletto senza gruppo la propria sopravvivenza politica nell’emiciclo comunitario è l’ultima delle contraddizioni che preoccupa in queste ore l’orizzonte degli eventi stellato.
(da “Huffingtonpost”)
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