ZINGARETTI IN APNEA PER L’ULTIMO MIGLIO: DUE CHILI IN MENO, SETTE INIZIATIVE E UNA PASTICCA DI PROPOLI AL GIORNO
PUNTA TUTTO SULLA DENUNCIA DEL GOVERNO DELL’INCIUCIO: “SALVINI E DI MAIO PARI SONO”… TONI MODERATI, SEGNALI POSITIVI NEL TOUR, AL SORPASSO CI CREDE
Due parole antiche, ma che danno il senso della posta in gioco: “Mobilitazione straordinaria”.
È questo che ha chiesto il segretario del pd Nicola Zingaretti ai suoi per l’ultima settimana di campagna elettorale: tv, comizi, ma anche il porta a porta, “casa per casa”.
Per dare il senso di una campagna reale, non racchiusa solo nella dimensione della politica spettacolo. “Inciucio” è la parola chiave, da far passare: “Ma quale svolta a sinistra di Cinque Stelle, tutte chiacchiere. Se questa dinamica conflittuale fosse vera, allora uno dei due chiederebbe di andare al voto, o no? E invece perchè non ci vanno? Per il potere, questa è la verità ”.
Questa è la linea, per l’ultima settimana: “Il governo dell’inciucio, senza neanche più la dignità che poteva avere il contratto. Litigano ma non rompono per mantenere il potere”.
Non prendere sul serio questo gioco di un governo che cerca di rinchiudere al suo interno il ruolo di maggioranza e opposizione, nè accreditare i Cinque Stelle come forza realmente anti-Salvini.
È la partita della vita, per il neo-segretario che si è insediato meno di due mesi fa. Consapevole che c’è ancora un pezzo del suo partito che lo aspetta al varco. Quell’asticella al 25 per cento messa da Renzi qualche giorno fa, lascia già intendere come l’ex segretario si prepari al fuoco amico, per la serie “il problema non ero io”: “Mi hanno insegnato che i conti si fanno alla fine. Questo è il momento di menare. Al fischio finale si vede chi è rimasto in piedi”.
Lunedì a Casal Bruciato per riaprire la sezione del Pd, poi Pozzuoli, Napoli, Genova, chiusura in Piazza a Milano: l’agenda prevede 7 appuntamenti al giorno.
Al momento la sensazione è che il clima sia buono. Difficile ma buono, rispetto alle politiche.
Indicativo che in varie città , come Torino, le iniziative più larghe siano andate meglio di quelle di partito in senso stretto, con i notabili impegnati in giro a raccogliere preferenze:
“Questo litigio di Lega e Cinque Stelle — è la sua analisi – sta mobilitando più chi vota contro che chi vota a favore. Guardate i giovani: quelli alla Sapienza che cantano Bella ciao o quelli che prendono in giro Salvini sui selfie. È un segnale di risveglio e di rifiuto della cultura dell’odio”.
La bilancia segna due chili in meno, persi nelle prime settimane di campagna elettorale. Per tenere una voce decente il rimedio è una pasticca di propoli al giorno. Zingaretti, il mite, ha distribuito un paio di cartelle per fissare i punti di attacco degli ultimi giorni. In una c’è l’elenco dei cento decreti che sono stati decadere dal governo, a causa dei continui litigi.
Nell’altra invece l’elenco dei provvedimenti votati assieme in questo anno, che attesta una “complicità ” di fondo: “Di Maio ha votato tutti i provvedimenti più odiosi di Salvini, a partire da quelli sulla sicurezza. Chi vota Cinque Stelle vota per far rimanere Salvini ministro dell’Interno. Del resto lo dice anche lui che il governo deve andare avanti altri quattro anni, o no?”.
Al voto ci crede poco, anche se il conflitto sta diventando reale.
Le antenne sul territorio segnalano che, ormai, ai comizi di Salvini, la base mostra striscioni che lo invitano a rompere con Di Maio. È accaduto ad Ascoli, a Novara, un po’ ovunque. E anche il gruppo dirigente diffuso lo spinge in tal senso.
Semmai dovesse accadere, non c’è spazio per manovre di Palazzo. La posizione del Pd è stata già recapitata in via informale al Quirinale: “Se il governo cade, come sarebbe auspicabile, si vota. Non è uno slogan. Hanno prodotto un buco economico così drammatico che è giusto che siano i cittadini a scegliere tra soluzioni diverse. Solo così se ne esce”.
Salvini e Di Maio, Di Maio e Salvini, l’uno e l’altro pari sono per Zingaretti. Anche per non polarizzare sono con uno, il che accrediterebbe l’altro come un oppositore ha lasciato cadere l’idea di un confronto tv.
Perchè anche se non si possono considerare due volti della stessa destra, cosa che il segretario del Pd non pensa, devono essere trattati come due protagonisti dello stesso sfascio: “Siamo noi l’unica alternativa. Lo spread ha toccato quota 281. E se continua a bruciare miliardi, non avremo soldi per la sanità . Altro che spostamento a sinistra, se per gestire il potere rendi più deboli le fasce più deboli. C’è poco da fare: o saranno costretti ai tagli o aumenteranno l’Iva. Questa è la verità ”.
A chi gli consiglia una comunicazione più ad effetto, rumorosa, che li sfidi sul loro stesso terreno, risponde: “Noi, anche nella comunicazione, dobbiamo rappresentare una alternativa. Hanno imprigionato il paese nella realtà virtuale degli insulti. Noi dobbiamo essere quelli che parlano di una agenda reale”. È convinto che funzioni. Salvini è nervoso. Per ora Di Maio non ha riempito piazze limitandosi a parecchi incontri con le categorie.
Sembrano segnali “buoni”. Nel “sorpasso” ci crede.
(da “Huffingtonpost”)
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