I COSTITUZIONALISTI BOCCIANO I GRILLINI: “SBAGLIANO, L’ITALIA NON E’ UNA REPUBBLICA ASSEMBLEARE”
“L’INDIRIZZO POLITICO SPETTA AL GOVERNO”
Su questa storia delle commissioni che non decollano, i grillini ne fanno una bandiera, ma gli addetti ai lavori la pensano in maniera diversa.
«Da un punto di vista teorico – spiega il costituzionalista Stefano Ceccanti, ex parlamentare Pd – non si può confondere un sistema presidenziale da uno parlamentare. Nel primo si può ancora ricorrere alla tripartizione classica tra poteri Esecutivo, Legislativo e Giudiziario. Nel secondo, no. Con il voto di fiducia la maggioranza parlamentare si fonde indissolubilmente con il governo, cui spetta l’indirizzo politico».
Secondo Ceccanti nel nostro sistema non c’è alcuna separazione tra Esecutivo e Legislativo. «La maggioranza politica è l’asse in comune. E infatti è espressamente previsto che in alcune particolarissime commissioni, tipo quella di controllo sui servizi segreti, il presidente dev’essere di opposizione».
Per essere ancor più chiaro, il costituzionalista fa l’esempio delle leggi di spesa: compete al governo stabilire le forme della copertura finanziaria e di conseguenza non è affatto indifferente chi sia il presidente della commissione Bilancio di Camera e Senato.
«È naturale che la maggioranza voti il “proprio” presidente della commissione Bilancio, che opererà in stretto contatto con il governo. È inimmaginabile che il presidente di una commissione così importante, come anche quella degli Affari costituzionali, non sia della maggioranza. Ma se non si passa attraverso il voto di fiducia al governo, come si fa a definire chi è in maggioranza e chi all’opposizione? ».
La pensa esattamente come Ceccanti anche uno che è dalla parte opposta. Giuseppe Calderisi, ex parlamentare Pdl, grande esperto di norme parlamentari, dice di essere stupito di un dibattito «che è surreale: chi, come i grillini, dice che la nostra Costituzione è la più bella del mondo, è tenuto almeno a leggerla e rispettarla. Non si può mica passare surrettiziamente da un sistema parlamentare a uno assembleare senza modificare la Costituzione. Anche i regolamenti parlamentari: troppo facile leggere solo alcuni articoli. Il nostro sistema è chiarissimo. Occorre un governo anche per fare le leggi».
Si ascolti anche Rocco Buttiglione, Udc, che ieri alla Camera ha improvvisato una piccola lezione ai giovani colleghi del M5S: «La nostra è una Costituzione parlamentare, non assembleare: parlamentare vuol dire che c’è un governo e che la responsabilità politica complessiva dell’indirizzo della legislazione tocca al governo».
A sentire i tecnici di area, insomma, di destra come di sinistra o di centro, non c’è modo di uscirne.
Con buona pace del professor Paolo Becchi, che spinge sull’acceleratore della protesta. «Occupare il parlamento e occupare la piazza per difendere la democrazia dall’ultimo colpo di coda della partitocrazia», era il suo slogan di ieri.
La partitocrazia, per stare alle parole di Grillo, è a un passo dal golpe? Becchi ne è convinto. «Il golpe lo sta facendo chi impedisce al Parlamento di lavorare».
Ma lo spirito movimentista del professor Becchi è agli antipodi della governabilità cara a Ceccanti.
«Se vogliamo uscire dal piano teorico e passare al pratico – dice il costituzionalista – ricordo che tra qualche giorno i parlamentari saranno impegnati mattina e sera per votare il nuovo Capo dello Stato. Subito dopo ci sarà l’insediamento al Quirinale e le nuove consultazioni. Nel giro di pochissimi giorni la situazione si chiarirà . Tutta questa retorica sul Parlamento che non lavora, insomma, è destinata a finire presto».
Francesco Grignetti
(da “La Stampa“)
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