I SIGILLI AL GUARDIASIGILLI
NORDIO SCONFESSATO PLATEALMENTE: “LA LINEA SU QUESTE COSE LA DETTA MANTOVANO”
Non c’è stato chiarimento alcuno. Non una telefonata, non un incontro, tra Carlo Nordio e i vertici di Palazzo Chigi, dopo che il sottosegretario alla presidenza del Consiglio ed ex toga, Alfredo Mantovano, ha demolito il Nordio pensiero dalle colonne del Fatto Quotidiano. Il Guardasigilli aveva sostenuto la necessità di rivedere il concorso esterno in associazione mafiosa, definito “evanescente”, e Mantovano gli ha mandato a dire che non se ne parla nemmeno. “Neanche ci sarebbe bisogno di un confronto tra i due, la linea su queste cose la detta Mantovano”, è quello che trapela dalla sede di lavoro di Giorgia Meloni. Più che un tentativo di liquidare la questione che sta logorando il governo in questi giorni di mezza estate, è l’enunciazione di un principio: sulla giustizia la prima e l’ultima parola spetta a Palazzo Chigi. E, nello specifico, all’altro magistrato del governo, quello che – a differenza di Nordio – pesa col bilancino le parole. E quando ne pronuncia è perché ha condiviso ogni sillaba con la premier.
La linea, insomma è chiara. Al di là delle parole in libertà di un ministro che spesso si esprime più da fine teorico che da membro dell’esecutivo – parole che a Giorgia Meloni danno sempre più fastidio – a via Arenula non sono consentite fughe in avanti. Nè un ruolo di primo piano, che sarebbe naturale, nei dossier in tema di giustizia.
Se la parola commissariamento non piace, possiamo usarne un’altra. La sostanza, però, non cambia.. Era già successo all’inizio del governo che Palazzo Chigi prendesse in mano dossier che in teoria spettavano al ministero della Giustizia. La prima volta è accaduto la stretta sull’ergastolo ostativo. Pochi mesi dopo, è capitato con la sortita del Guardasigilli sul giro di vite sulle intercettazioni, lanciata qualche giorno dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro. C’era un problema di merito, ma pure di tempismo. È risuccesso, in forma minore, quando si doveva decidere se restringere l’abuso d’ufficio o cancellarlo del tutto. Ma mai era successo che a intervenire per frenare Nordio fosse Mantovano. E, cioè, colui che sussurra alla premier. Dalle parole di Mantovano, trapela dal ministero, Nordio è rimasto sorpreso. “Il suo era un ragionamento tecnico.Gli hanno fatto una domanda e lui ha risposto. Lo sa che tipizzare il concorso esterno non è nel programma del governo”, dicono i suoi.
Ma il problema sta proprio lì, in questa tendenza del Guardasigilli a ragionare da tecnico, non curandosi del fatto che con le sue esternazioni – giuste o sbagliete che siano – espone un governo. Ed espone il partito con cui è stato candidato, Fratelli d’Italia. Tra i patrioti c’è maretta nei confronti di un ministro che non hanno mai percepito come parte del clan. E così Meloni, tramite Mantovano, ci ha dovuto mettere una pezza. Parziale, bisogna dire, perché il cortocircuito tra Palazzo Chigi e via Arenula è evidente. E il timing della giornata del 13 luglio lo dimostra lo dimostra: “Ai parenti delle vittime di mafia dico che modificare il reato di concorso esterno in associazione mafiosa non è un tema in discussione, il governo non farà alcun passo indietro nella lotta alla criminalità organizzata. Ci sono altre priorità”, ha dichiarato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio al Fatto quotidiano. L’articolo è stato lanciato sul sito alle 16.35. Neanche mezzora prima che Giorgia Meloni salisse al Colle per riferire del vertice di Vilnius ma anche per parlare con il Capo dello Stato dello scontro aperto tra governo e magistratura. Proprio in quello stesso lasso di tempo, mentre la premier e il presiedente della Repubblica si confrontavano sul dossier che agita l’esecutivo, il ministro Nordio parlava al Corriere della Sera, per un’intervista che sarebbe uscita sul giornale di oggi, 14 luglio. Nessun cenno alle parole di Mantovano. Che pure, erano state pronunciate e ben in evidenza sui media.
Il Guardasigilli non torna sull’ammonimento di Palazzo Chigi neanche oggi mentre, intervenendo a Torino, ribadisce la volontà di separare le carriere dei magistrati: “Ne parleremo nella prossima riunione di maggioranza dice”, ma gli uffici ancora non sono al lavoro. Non arretra di un millimetro neanche sul concorso esterno: “Non c’è alcun cedimento sulla lotta alla mafia. Anzi. Ma la stessa parola concorso esterno è un ossimoro. Perché o si è dentro o si sta fuori e concorrere dal latino vuole dire stare dentro. Non significa non punire alcune attività, ma ciò va fatto in una norma certa ad hoc”. Fedele alla sua idea, nonostante questo atteggiamento faccia saltare i nervi a Palazzo Chigi, ma anche un po’ a chi ci lavora gomito a gomito al ministero. Da via Arenula trapela il nervosismo anche di chi solitamente ostenta una calma serafica. La sensazione, diffusa, è che il ministro sia sempre più solo. A FdI, sempre più fredda nei suoi confronti, si aggiunge la Lega che, mentre sulle altre questioni della Giustizia ha taciuto, ora si sbraccia per difendere il concorso esterno: “Questa non è la priorità – ha detto Matteo Salvini a chi gli chiedeva un’opinione a Maratea, in Basilicata – serve una riforma della Giustizia urgente, efficace e condivisa, non contro nessuno, ma coinvolgendo tutti, magistrati compresi, sperando che nessuno sia bloccato dall’ideologia”.
A difendere il Guardasigilli resta Forza Italia. Gli azzurri sono seriamente preoccupati per ciò che è trapelato ieri dal Quirinale: la premier si sarebbe impegnata a evitare la cancellazione dell’abuso d’ufficio, prevista nella riforma che sta per approdare in Senato. Una tegola per i forzisti che hanno sempre avuto come obiettivo la cancellazione dell’articolo 323 del codice penale. “Noi siamo decisi a portare in fondo la nostra proposta e il ministro Nordio da questo punto di vista non farà sconti – ha dichiarato il viceministro alla Giustizia ed esponente di Forza Italia Francesco Paolo Sisto – se il Parlamento dovesse modificare è benvenuto, questa è la democrazia parlamentare”:
Nei prossimi giorni Nordio e Mantovano dovrebbero vedersi: “Sarà un incontro su questioni tecniche”, si affrettano a precisare dal ministero Ma nessuno dei due potrà far finta che non sia successo niente. Perché la crepa che si è aperta è finto troppo evidente. E racconta di divergenze su temi cruciali, tra la premier e il suo entourage e il ministro che lei ha fortemente voluto. Salvo poi scoprire quanto complicato fosse tenere insieme le tesi di un partito fortemente securitario, come FdI, e quelle di un garantista di ferro, come Nordio.
E a dimostrazione del fatto che Palazzo Chigi vuole accentrarsi, ancora, il dossier Giustizia, ecco pronto un provvedimento che va incontro alle preoccupazioni dei familiari delle vittime di mafia. Come anticipato dall’Ansa, è in arrivo un decreto legge per intervenire sulla legislazione antimafia, dopo che una sentenza della Cassazione, come sostiene Mantovano, “ha rivisto il concetto stesso di criminalità organizzata”, mettendo in discussione “le aggravanti speciali, i benefici penitenziari”. Si tratta di un provvedimento che sta a cuore a Mantovano, e che dal suo ufficio sarà mandato avanti. A Nordio toccherà accontentarsi di un ruolo marginale.
(da Huffingtonpost)
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