IL CENTRODESTRA A PISA NOMINA ASSESSORE UNO STALKER LEGHISTA CONDANNATO A RISARCIRE LA EX
RACCOLTE 7.000 FIRME CHE CHIEDONO LE DIMISSIONI DI ANDREA BUSCEMI, NOMINATO ASSESSORE ALLA CULTURA
Davanti ai giudici aveva cercato di ribaltare la prospettiva: era lui calunniato dalla ex che lo aveva denunciato per stalking. Ma i giudici della corte di Appello di Firenze non hanno creduto ad Andrea Buscemi, attore, regista teatrale e conduttore televisivo diventato ora assessore alla Cultura della giunta guidata da Michele Conti, la prima di centrodestra nella storia della città della Torre.
Con la sentenza di un anno fa lo avevano in parte assolto (perchè fino al febbraio 2009 la legge italiana non prevedeva un reato specifico per i fatti contestati) e in parte prescritto, condannandolo però a un risarcimento danni nei confronti della ex Patrizia Pagliaron (la cifra sarà determinata dal tribunale civile).
Così, quando due giorni fa il sindaco Conti ha presentato il suo nome tra quelli dei componenti della giunta, a Pisa è partita una petizione sostenuta dalla Casa della donna che in poco più di 48 ore ha superato quota 6mila sottoscrizioni per chiedere al primo cittadino di ritirare le deleghe affidate all’attore “perchè la sua condanna influenzerebbe negativamente l’immagine di Pisa e di tutti i pisani”.
Fino ad ora il sindaco Conti ha deciso di prendere tempo e vedere fino a dove arriverà la protesta: “Valuteremo” è stata la risposta laconica.
Intanto resta la petizione su change.org diretta al sindaco Conti: “Il primo cittadino della nostra città non può in nessun modo ignorare questi comportamenti — Si legge nella petizione firmata da Elisabetta Vanni — Se lo fa, viene meno la sua credibilità . Pisa è una città dalle profonde tradizioni culturali e con una visibilità di respiro internazionale. Noi vogliamo che i politici rispecchino le qualità etiche dei cittadini che rappresentano e che possano valorizzare le risorse culturali del nostro territorio. Chiediamo quindi che Andrea Buscemi non sieda in consiglio comunale e che non ricopra nessuna carica pubblica”.
Giovanna Zitiello del Centro antiviolenza di Pisa aggiunge: “Pensiamo che un uomo che abbia un trascorso di questo tipo non può fare l’assessore di una giunta che deve rappresentare tutta la città e lui di certo non rappresenta tutta quella parte di Pisa, donne e uomini, che ogni giorno combattono la violenza”.
Buscemi, che alle Comunali ha preso 172 preferenze, è uno dei volti più noti in città e non solo: regista teatrale e attore, conduttore televisivo sulla televisione pisana Canale 50, ha partecipato anche ad alcune fiction come la prima stagione di Un Medico in Famiglia e a commedie come Non c’è niente da fare al fianco di Giorgio Panariello, Amici miei-Come tutto ebbe inizio di Neri Parenti e Finalmente la felicità di Leonardo Pieraccioni.
Negli ultimi anni è diventato un fedelissimo della sindaca leghista di Cascina, Susanna Ceccardi, che nel 2016 lo ha chiamato a dirigere la Fondazione del teatro cittadino
La vicenda processuale di Buscemi è più che nota a tutti perchè è iniziata molto prima, quando nel 2009 quando l’ex fidanzata ha firmato la querela in cui accusa Buscemi di averla tormentata nei due anni precedenti con telefonate e messaggi anche notturni, atteggiamenti molesti e addirittura di averla fatta pedinare da un investigatore privato.
L’inchiesta e il processo sono partiti anche in ritardo perchè — come scrisse il Corriere della Sera — il fascicolo si perse tra i tanti della Procura.
Così Buscemi finisce a giudizio nel 2013 e nel frattempo contro-querela l’ex compagna annunciando che rinuncerà alla prescrizione e durante il dibattimento definisce “giochi di ruolo a sfondo sessuale” i pedinamenti perchè questo “eccitava” — a suo dire — l’allora fidanzata.
Tuttavia prima, nel 2015, il gip di Pisa dispone anche il divieto di avvicinamento di Buscemi nei confronti di due testimoni minacciate
Secondo i giudici, inoltre, la condotta di Buscemi “ha costituito un modo programmatico con cui l’imputato ha cercato di continuare a mantenere il controllo sulla compagna impedendole di affermare subito in modo netto la sua volontà di cessazione del rapporto” rendendola “ancora più lunga e penosa per lei”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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