IL CENTRODESTRA HA VINTO, MA NON ESISTE PIU’: DISTANZA SEMPRE PIU’ AMPIA TRA LA DESTRA SOVRANISTA E QUELLA LIBERALE
C’E’ UN ELETTORATO, MA NON UN PROGETTO DI GOVERNO, BERLUSCONI GUARDA ALTROVE
Il centrodestra ha vinto. Ma il centrodestra non esiste più. Non suoni irriverenti, e nemmeno troppo paradossali.
I candidati sindaci di Berlusconi e Salvini hanno conquistato municipi su municipi, sbaragliato gli antagonisti del Pd, riguadagnato il centro della scena, incassato qualche sconfitta (Padova, Lecce, Taranto).
Eppure mai come oggi quel sistema di forze appare strategicamente e irrimediabilmente diviso, e dunque inesorabilmente lontano dall’approdo a Palazzo Chigi.
È un elettorato. Ma non è (più) un progetto di governo.
Nel ’94 Berlusconi inventò il centrodestra. Lo fece innanzitutto “sdoganando” la destra, quella destra che i democristiani avevano sempre tenuto ai margini.
La cancellazione di quell’antico confine ideologico segnò appunto il tramonto della Prima Repubblica e fece pensare che quelle due inedite coalizioni, il polo e l’ulivo, avrebbero ridisegnato una volta per tutte, nel nome del bipolarismo, le coordinate della nostra vita pubblica.
Ora lo stesso Berlusconi sembra voler tornare sui suoi passi e cercare un percorso diverso.
Guarda con un certo raccapriccio il mondo “sovranista” che sta alla sua destra.
Invoca la proporzionale, lui vecchio alfiere del maggioritario. Inneggia al Partito popolare europeo. Si fregia come mai prima d’ora del titolo di “moderato”.
Si dispone a negoziare con il Pd, sia pure in versione renziana. Quello stesso Pd che fino all’altro ieri veniva demonizzato come l’ultima versione del vecchio Pci. In altre parole, cerca di conquistare il suo futuro ribaltando il suo passato
Non è detto che gli riesca. Non è poco che ci provi. Se ci riuscirà , sarà un magistrale “colpo di teatrino”.
Ma, appunto, occorre cercare di capire quali novità , e quali cavalli di ritorno, ora si annuncino. A costo di andare un po’ controcorrente. Perciò, insisto.
Il centrodestra ha trionfato, ma non è più un insieme. Da quelle parti è ricomparso un gigantesco “trattino” che divide forze non più omogenee, e neppure così desiderose di stare insieme.
Segno che abbiamo davvero archiviato la Seconda Repubblica. E che, secondo i principi della nemesi, tocca forse al suo principale attore protagonista far calare il sipario sulla sua rappresentazione.
(da “Huffingtonpost”)
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