IL CONTO CORRENTE PIU’ CARO D’EUROPA? IN ITALIA
CON UN COSTO MEDIO DI 182 EURO, I CONTI CORRENTI ITALIANI SONO I PIU’ CARI D’EUROPA… IN FRANCIA IL COSTO E’ 100, IN OLANDA 34… ANCHE GLI INTERESSI PASSIVI SONO I PIU’ ELEVATI… IL 50% DELLE RAPINE IN BANCA DI TUTTA EUROPA AVVIENE IN ITALIA
Abbiamo assistito sovente in questi ultimi mesi a una messa sotto accusa del sistema bancario italiano: chi non ricorda lo scandalo dei bond argentini, ad esempio, con molti istituti di credito che avevano “consigliato” i propri clienti ad operare investimenti azzardati che si sono poi rivelati un vero e proprio disastro economico per molte famiglie italiane.
E c’era già stato il caso Cirio e quello Parmalat che avrebbero dovuto insegnare qualcosa. Troppe banche, nel tentativo di “raccogliere” denaro avevano usato una tecnica spregiudicata per piazzare di tutto, invogliando una clientela spesso impreparata con tassi appetitosi.
Ma come in qualsiasi affare apparentemente troppo vantaggioso, qualcosa di strano si cela. Ove vi sia stata una vera e propria indicazione o pressione, vi sono state prese di posizione giuridiche, attraverso class action mirate, che attribuiscono agli istituti di credito responsabilità e obblighi al risarcimento.
Certo la figura della vecchia banca che si muoveva coi piedi di piombo è stata ormai sostituita da una versione più spregiudicata che tende a fare del cliente un potenziale investitore su molteplici fronti, talvolta anche a rischio.
Non essendo tutti esperti di borsa, pare evidente che il cittadino si trovi di fronte a “consigli” non verificabili con la dovuta competenza tecnica e quindi sempre esposto e condizionato dagli imput della banca.
Stessa cosa si è verificata a proposito dei mutui fissi e variabili, con il bel risultato che tante famiglie, mal consigliate, si sono dovute sobbarcare aumenti anche di oltre 100 euro mensili a una rata di mutuo che pensavano fissa o con minime variazione, mandando all’aria bilanci familiari già sull’orlo della crisi.
A ben poco è valsa la rinegoziazione del mutuo, laddove esso è divenuto più abbordabile, certo, come rata, ma prorogata per altri mesi o anni, come esposizione debitoria.
In pratica portare il mutuo da 10 a 11 anni, per mantenere la rata prefissata in origine, non elimina il problema, semmai lo proroga ancora di più.
In tutto questo contesto si è poi inserita la crisi finanziaria americana e la recessione in atto che ha determinato un allarme bancario e la contrazione dei fidi verso la clientela a rischio e le aziende che necessitano di finanziamenti per investire.
L’unico dato certo è che, al di là di speculazioni sbagliate condotte in proprio, le banche italiane non ci rimettono mai un euro.
A maggiori spese fanno fronte aumentando i costi a carico della clientela. E sono sempre state spese esorbitanti, come ora testimonia il rapporto sulla Competitività del sistema Italia basato sui dati dell’Economist intelligence unit, presentato qualche giorno fa al Business International.
Intanto emerge che, con un costo medio di 182 euro, i conti correnti italiani sono i più cari d’Europa, superiori a quelli della Germania ( 161 euro), della Francia (100 euro), del Regno Unito (40 euro) e dell’Olanda ( 34 euro).
Si legge poi nel rapporto che ” il valore italiano è il più elevato d’Europa anche se si passa ad analizzare le condizioni e i costi delle imprese. Il costo degli interessi passivi è il più elevato in media rispetto a quello sostenuto dagli imprenditori in area euro”.
Uno dei motivi, secondo l’indagine, starebbe nel problema della sicurezza: il 50% delle rapine in banca di tutta Europa avviene infatti in Italia. A dimostrazione che il problema della sicurezza non è stato neanche scalfito fino ad oggi, al di là della propaganda sui media.
Ma anche al netto di tali fattori, il costo del servizio bancario in Italia resterebbe più alto che nel resto d’Europa del 13%.
Chissà perchè in tante cose dobbiamo “uniformarci all’Europa”, ma quando si tratta di tagliare costi eccessivi come questi, allora l’Europa non viene più nè citata nè considerata.
Lasciamo a voi la risposta…
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