IL GOVERNO SI INCARTA SULLA RAI: SALVINI INSISTE SU FOA CHE NON HA PIU’ UN LAVORO, DI MAIO NON VUOLE FORZATURE
SI CONTA SUL FATTORE TEMPO PER FAR SBOLLIRE GLI ANIMI… IN FORZA ITALIA ORMAI PREVALE IL FRONTE ANTI-SALVINI E BERLUSCONI SI ADEGUA
Per comprendere lo stallo sulla Rai, bisogna riavvolgere la pellicola del film, alla giornata di mercoledì mattina.
Attorno alle 9,00 Matteo Salvini esce dal San Raffaele e chiama Giancarlo Giorgetti, che sulle nomine è in contatto diretto con i Cinque Stelle: “Ho parlato con Berlusconi — gli dice – ed è tutto a posto. È d’accordo su Foa. Oggi in Vigilanza i suoi non votano, ma poi lo riproponiamo e ci sta, in nome della tenuta dell’alleanza di centrodestra. Nel primo pomeriggio fa un’intervista online e lo dice”.
Accade esattamente l’opposto.
Perchè tra il voto della Vigilanza e la dichiarazione, che infatti slitta di ore, prende forma la rivolta dei suoi.
Con il vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani che minaccia le dimissioni se fosse stato dato il via libera perchè avrebbe certificato l’irrilevanza di Forza Italia e la sua subalternità alla Lega. Assieme a lui, Gianni Letta, Niccolò Ghedini, il grosso dei gruppi di Camera e Senato.
Un “accerchiamento” che costringe il Cavaliere a subire e a ribaltare la posizione concordata.
Una fonte dei Cinque Stelle che segue da vicino il dossier nomine spiega: “Adesso, dopo la rottura del centrodestra, la situazione si è incancrenita. Tocca a Salvini, in base agli accordi, la soluzione del problema Rai ma, al momento, si è impuntato. Perchè se cambia cavallo dà l’impressione che ha perso la prova di forza con Berlusconi e poi c’è la questione che non è semplice mollarlo. Di qui la scelta di forzare provando ad andare avanti, tenendolo nel ruolo di consigliere anziano che fa le veci come presidente”.
Posizione hard, che suscita le perplessità di Luigi Di Maio, ma su questo torniamo tra un po’. Non è facile mollarlo, dicevamo, anche per un’altra ragione.
Foa, nel momento in cui è stato indicato come consigliere, per evitare “l’incompatibilità ” e, con essa, una valanga di ricorsi, si è dimesso dai suoi incarichi nel gruppo editoriale svizzero MediaTi holding e nella Società editrice Corriere del Ticino, altrimenti non ci sarebbero stati i requisiti per la nomine.
Prosegue la fonte: “È chiaro che non puoi chiedergli di dimettersi senza proporgli un altro incarico, dopo che ha rinunciato al suo lavoro precedente. Ed è altrettanto chiaro che si rischia un problema col Tesoro, che nomina due consiglieri, uno come ad l’altro come presidente. In termini di diritto si rischia che Foa chieda una forma di compensazione al Tesoro”.
Dunque, lo stallo, col consiglio di amministrazione che, anche oggi, e per il secondo giorno di seguito, è andato a vuoto.
E Foa che, al termine della riunione, dichiara di essere in attesa di “di indicazioni dell’Azionista” e che nel frattempo “continuerà , nel pieno rispetto di leggi e regolamenti, a coordinare i lavori del Cda come consigliere anziano, nell’esclusivo interesse del buon funzionamento della Rai”.
Al netto della praticabilità politica di questa strada, su cui il Pd già annuncia ricorsi, c’è un problema politico enorme che molto inquieta Luigi Di Maio.
Ovvero, come si fa, in questa situazione a procedere con le nomine dei Tg, inizialmente previste prima della pausa estiva, anche se formalmente dipendono dall’amministratore delegato?
L’unica strada, imposta dalla necessità , è un classico prendere tempo, in attesa che il clima si rassereni, perchè — al netto delle perplessità — il leader dei Cinque stelle non pare per ora intenzionato ad aprire un caso sulla Rai col suo alleato.
Come si diceva una volta, il “generale agosto” farà il resto. Scavallata la riunione della Vigilanza prevista la prossima settimana, se ne riparla alla ripresa, con un po’ di tossine smaltite.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply