IL GOVERNO VUOLE METTERE IL BAVAGLIO NON SOLO AI GIORNALISTI MA ANCHE AI MAGISTRATI
DOPO LA LEGGE CHE IMPEDISCE DI PUBBLICARE LE ORDINANZE DI CUSTODIA CAUTELARE, IL SOTTOSEGRETARIO DELMASTRO ANNUNCIA ISPEZIONI IN 13 PROCURE “PER QUANTO RIGUARDA LE LORO MODALITÀ DI COMUNICAZIONE SUI PROCEDIMENTI PENALI IN CORSO”… IL GIUDICE CICCIO ZACCARO: “È UN’INTIMIDAZIONE VELATA”
Come uno spartito che si ripete – Enrico Costa, provocatoriamente chiede, il governo ben contento risponde, segue polverone – ieri alla Camera è andato in scena l’ennesimo atto di quella che purtroppo non è una farsa. Ma qualcosa di ben più pericoloso: il tentativo di silenziare la cronaca giudiziaria sui media italiani.
Dopo la discussione sulla norma che impedirebbe di far conoscere i contenuti letterali delle ordinanze di custodia cautelare; dopo la proposta di sbianchettare i nomi dei non indagati nei brogliacci delle intercettazioni telefoniche, ieri è stata la volta di una «intimidazione velata» – la definizione è del segretario di Area, il giudice Ciccio Zaccaro – per giornalisti e magistrati.
Intimidazione che suonava più o meno così: cari pm, occhio a parlare con i giornalisti, perché abbiamo già in corso almeno tredici ispezioni sui rapporti tra procure e stampa. A dirlo è stato il sottosegretario Andrea Delmastro Delle Vedove, una circostanza non esattamente neutra visto che il parlamentare di Fratelli d’Italia è sotto processo a Roma ed è in qualche modo uno dei protagonisti dello scandalo sul collega pistolero di Capodanno, Emanuele Pozzolo.
«L’ispettorato generale del ministero della Giustizia» ha spiegato in aula il sottosegretario, «ha attivato il monitoraggio su 13 procure per quanto riguarda le loro modalità di comunicazione sui procedimenti penali in corso: Avellino, Brescia, Cagliari, Ferrara, Catanzaro, Frosinone, Livorno, Rimini, Rovigo, Tempio Pausania, Vercelli, Latina, Torino».
Perché l’ispezione? È in realtà un lavoro già calendarizzato che riguarda a rotazione tutti gli uffici: sono controlli a campione su diversi parametri, non dunque un’iniziativa mirata.
Le novità però sono due: la prima è che nell’ispezione, a detta di Delmastro, un capitolo importante lo dovranno avere anche le modalità con cui si tengono i rapporti con i media, a partire dai nomi scelti per le operazioni di Polizia. La seconda novità è che l’intenzione di indagare il punto viene esplicitata in aula, con parole non chiarissime, lasciando così spazio alle interpretazioni, come appunto a voler lanciare un messaggio sia agli uffici giudiziari sia alla stampa.
Dunque: ispezioni in 13 procure, per ora, scelte a campione. Massima vigilanza sulle norme introdotte dalla riforma Cartabia e soprattutto nuove leggi per fare in modo, nei fatti, che si scriva il meno possibile dei procedimenti giudiziari.
«Intendiamo garantire la presunzione d’innocenza, evitare la spettacolarizzazione mediatica, che tanto male ha fatto alla stessa percezione che i cittadini hanno della giustizia», ha detto Delmastro ribadendo la «necessità di rivedere completamente la disciplina degli atti istruttori con particolare attenzione alle intercettazioni» e ricordando le «innovazioni normative» introdotte, «tese a rafforzare la privacy del terzo estraneo».
Mai come in questo momento la cronaca giudiziaria è affidata esclusivamente alla lettura di quegli atti che, dopo la discovery prevista dalla legge, vengono messi a disposizione delle parti, avvocati e indagati: da quel momento in poi (in caso di arresto, per esempio; oppure una perquisizione, un’udienza davanti a tribunale del Riesame o alla chiusura delle indagini preliminari) quegli atti sono noti e quindi pubblicabili, seppur non integralmente.
Un sistema che questo governo ha evidentemente intenzione di cambiare: praticamente ma prima ancora politicamente, introducendo una serie di paletti da tempo ormai rimossi. Delmastro ha per esempio ricordato «l’obbligo di vigilanza del pm anche sui brogliacci » delle intercettazioni telefoniche e si stabilisca «il dovere del giudice di stralciare tutto ciò che riguarda i terzi» vietando che si indichino «i loro dati».
«Messa così» dice Zaccaro, magistrato segretario di Area, «è tutto poco chiaro: non si capisce chi e come abbia scelto gli uffici da monitorare e in cosa consisterà questo monitoraggio. Mi auguro solo che non sia un’intimidazione velata per magistrati e giornalisti».
(da agenzie)
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