IL LIVORE DEL BAMBOCCIONE FUORICORSO CONTRO CHI HA SVELATO CHE IL SUO GIOCATTOLO E’ FALLATO
SALVINI PAONAZZO DALLA RABBIA, CONTE CERCA DI MEDIARE PRIMA CHE LA RAGGI E LA APPENDINO SI INCAZZINO UFFICIALMENTE
A più di 24 ore dall’inizio del braccio di ferro tra gran parte dei sindaci d’Italia e Matteo Salvini sul decreto sicurezza, interviene Giuseppe Conte.
E’ metà pomeriggio quando il premier lascia trapelare la propria disponibilità a incontrare l’Associazione dei comuni italiani.
Mano tesa, a sorpresa. Perchè la mossa del capo del governo stride con la linea dura scelta dal vicepremier leghista contro i sindaci “amici dei clandestini, traditori degli italiani”, che non rispettano nemmeno “la firma di Mattarella” sul testo di legge. Secondo alcuni rumors, il leghista non gradisce.
Ma subito i suoi fanno sapere che invece la mossa di Conte gli ha fatto piacere e mentre lo dicono spostano tutti gli attacchi contro il presidente dell’Anci Antonio Decaro, sindaco di Bari che a nome dei sindaci mobilitati ha chiesto un incontro al governo.
Si perchè questa storia del decreto sicurezza dà il calcio di inizio alla battaglia di Salvini per tentare di prendersi l’Anci, più che produrre incontri a Palazzo Chigi – ci saranno ma non è questo il punto. La prossima assemblea congressuale dell’Associazione dei Comuni è fissata per ottobre 2019.
Da oggi, proprio sul decreto voluto da Salvini, l’Associazione dei comuni è ufficialmente spaccata.
Dopo la ‘rivolta’ avviata dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando e sostenuta da tanti altri sindaci di centrosinistra ma anche di Forza Italia e del M5s, nonchè da Decaro in prima persona, oggi si sono mobilitati invece i sindaci favorevoli al decreto di Salvini. Sono in gran parte leghisti, ma anche di Forza Italia, a conferma della spaccatura interna al partito di Berlusconi.
Salvini mobilita i suoi. Vuole la testa di Decaro, che gli sta rovinando la narrazione sul decreto sicurezza.
Decaro risponde: “Il presidente dell’Anci lo scelgono i sindaci non il governo. Il sottosegretario Candiani, visto che presiede la conferenza Stato Città , dovrebbe sapere che l’Anci ha una gestione collegiale. Infatti a quella conferenza la delegazione Anci è composta praticamente sempre da sindaci di orientamento politico diverso. Così come diverse sono le prese di posizione contro il decreto sicurezza da parte di consigli comunali come Roma e Torino, che com’è noto non sono guidati da sindaci del Pd. Consiglio a Candiani di dedicarsi più al suo ministero e meno alle dinamiche interne all’Anci”.
E infatti proprio tra Roma e Torino c’è quella linea di sofferenza che Conte tenta di intercettare, tendendo una mano ai sindaci schierati contro Salvini.
Chiara Appendino e Virginia Raggi non hanno mai nascosto le loro perplessità durante l’iter parlamentare del decreto sicurezza, lo scorso autunno. E i consigli comunali di entrambe le città hanno approvato delle mozioni che chiedevano al governo di rivedere la normativa, mozioni naturalmente appoggiate dai cinquestelle insieme all’opposizione del Pd, critiche col governo gialloverde.
Insomma un mondo alla rovescia, che oggi Conte tenta di rimettere in ordine.
“Se l’Anci chiede un confronto per segnalare le difficoltà applicative collegate alla legge sull’immigrazione e sicurezza, ben venga la richiesta di incontro”, fanno sapere da Palazzo Chigi, sottolineando che quella di Conte è la posizione di tutto il governo.
Da parte loro, Appendino e Raggi non hanno preso posizione. Ufficialmente silenti, realisticamente in imbarazzo, strette tra le preoccupazioni di sindaco e la fedeltà politica al Movimento che governa con Salvini.
Il punto è che restano i problemi pratici innescati dal decreto sicurezza.
Come per esempio: dove ospitare chi non si vede rinnovato il permesso di soggiorno, viene espulso dai centri di accoglienza ma non dal paese e finisce in strada.
O come garantire l’accesso ai diritti costituzionali (salute, istruzione) a chi si vede negato l’accesso all’anagrafe perchè senza permesso di soggiorno.
Sono i problemi reali sollevati dai sindaci critici del testo Salvini.
(da “Huffingtonpost“)
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