IL M5S RISCHIA GROSSO: OBBLIGO DI RESTARE OLTRE IL 20%
A ROMA TRIONFO O BATOSTA
Fedele a una scelta che gli ha fruttato – finora solo nei sondaggi – un consenso popolare crescente dopo la scoppola delle europee 2014, il movimento di Beppe Grillo ha aperto i suoi comizi con uno slogan efficace, “O-ne-stà , o-ne-stà ”, implicita accusa a tutti gli altri di essere disonesti (o corrotti, o criminali, o mafiosi).
Scelta ardita, oltre che discutibile, anche perchè comporta una inevitabile conseguenza: poichè solo i pentastellati sono “onesti” – anche quando i loro sindaci vengono indagati dalla magistratura – non possono allearsi con nessuno, foss’anche una lista civica di carabinieri in congedo.
Essendo l’unico partito che corre solo con il suo simbolo, quello di Grillo sarà anche il solo a dover confrontare il risultato di domani sera con quello delle ultime elezioni (le europee).
Se dunque il Movimento 5 Stelle scendesse in una grande città al di sotto delle percentuali ottenute due anni fa a Roma (24,9), a Milano (21,1), a Torino (23,8), a Napoli (26,5) o a Bologna (15,3) la narrazione della “rivoluzione dell’onestà ” si incepperebbe fastidiosamente.
La vera partita decisiva si gioca a Roma, dove Virginia Raggi è in cima a tutti i sondaggi, e ormai da un pezzo Grillo accarezza il sogno di ripetere nella capitale l’impresa che in Spagna è riuscita a Podemos – altro partito anti-sistema – con l’elezione dell’ex magistrato anti-corruzione Manuela Carmena a sindaco di Madrid. Sarà inevitabile aspettare i ballottaggi, che finora hanno sempre favorito il movimento, ma se alla fine le urne smentissero i pronostici, per i Cinquestelle sarebbe una batosta assai difficile da mandare giù, anche se molti pensano che il vero guaio per Grillo non sarebbe perdere il Campidoglio, ma conquistarlo (ed essere costretto a dimostrare di saper governare).
Sebastiano Messina
(da “La Repubblica”)
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