IL PIANO DI LETTA: “SE SILVIO STACCA LA SPINA CHIEDERO ‘ I VOTI AI VOLENTEROSI PDL” , SAREBBERO GIA’ 173, 12 OLTRE IL NECESSARIO
INTESA CON NAPOLITANO, E’ ALLARME PER L’IMMAGINE INTERNAZIONALE
La controffensiva di Letta alle minacce di crisi di Berlusconi si traduce in un’immagine: un nuovo governo che cerca e trova i voti in Parlamento sbattendo il Cavaliere all’opposizione.
Da giorni a Palazzo Chigi si ragiona sullo scenario peggiore: i cinque ministri e i 16 sottosegretari del Pdl si dimettono, il loro capo pronuncia un discorso di fuoco (magari nell’annunciato videomessaggio).
In questo caso il premier non si dimette. «Non sostituisce i dimissionari, si limita a distribuire gli interim. Poi, si presenta alle Camere per ottenere un’altra fiducia», fanno sapere i suoi più stretti collaboratori.
Significa anche tenere un bel pacchetto di poltrone a disposizione, un bocconcino per ingolosire transfughi e dubbiosi.
I numeri ci sono, garantiscono dal Partito democratico, che pure è terrorizzato dall’ipotesi del bis per le conseguenze che avrebbe sulla tenuta del suo popolo e della sua struttura.
Ma Giorgio Napolitano appoggerebbe senza tentennamenti la soluzione di una crisi che si svolge alla luce del sole, nelle aule di Montecitorio e Palazzo Madama.
Dalla quale risulti evidente a chi attribuire la responsabilità della fine delle larghe intese
Per il momento il Quirinale non vuole drammatizzare la situazione. Calmare gli animi è l’obiettivo principale della nota di ieri. Mettere un freno «alla politica degli annunci e delle minacce perseguita da qualcuno», spiegano al Colle.
Perchè il tira e molla di Arcore sta già facendo un danno enorme all’Italia in una fase delicatissima.
Con il presidente del Consiglio impegnato al G20, con i venti di guerra che soffiano sulla Siria e che ci toccano direttamente (anche se è esclusa una nostra partecipazione militare) come dimostra lo spostamento dell’Andrea Doria nel mare del Libano, con i mercati in agguato. «Almeno fino al 9 tutte le forze politiche si devono impegnare a chiudere il rubinetto delle dichiarazioni », spiegano gli uomini vicini al capo dello Stato riferendosi soprattutto ai falchi del centrodestra.
Ma nella stessa nota si cerca di rassicurare anche Berlusconi, negando qualsiasi preparazione di una subordinata al governo attuale, ossia un Letta bis.
In realtà , il lavoro su un nuovo esecutivo procede a ritmi forzati a Palazzo Madama, dove Pd e Scelta civica sono lontanissimi da quota 161, ossia dal quorum di maggioranza. «Per molti di noi un’altra legislatura è impensabile, ma come facciamo a non passare per traditori se appoggiamo un nuovo governo?», si è confidato ieri il berlusconiano Maurizio Sacconi con un senatore di Monti.
Vuol dire che il gruppo del Pdl vacilla, che lo smottamento è possibile.
Gianfranco Miccicchè, che controlla una minuscola ma non irrilevante pattuglia siciliana, è stato visto a Palazzo Madama in questi giorni. «E qui, in tempi normali, non si vede mai», sibila un senatore leghista.
Nel gruppo del Pd danno per sicura la nascita di un Letta bis in caso di crisi.
Vengono contati almeno 12 senatori del centrodestra (che verrebbero in particolare da Sicilia e Puglia, regioni con molti parlamentari di prima nomina) e 8 grillini.
A loro vanno aggiunti il gruppo delle autonomie e dei socialisti (10), i 4 ex grillini del misto, i 7 di Sel e i 4 neosenatori a vita.
Se tutto le indiscrezioni fossero confermate, un Letta bis così potrebbe contare su 173 voti.
Se Berlusconi vuole aprire una crisi sa che dovrà fare i conti con questi numeri.
Ma sono cifre ballerine e che comunque darebbero vita a una maggioranza “raccogliticcia”, utile forse per la legge di stabilità e la modifica della legge elettorale. Forse.
E non sono numeri certi, a partire da quelli dei “traditori” Pdl. Non è detto poi che Nichi Vendola sia disponibile a farsi carico di questa responsabilità .
Anzi, i suoi ripetuti endorsement a favore di Matteo Renzi lasciano pensare che si prepari piuttosto alle urne.
Casini e i montiani stanno facendo scouting sui senatori del centrodestra e su quelli del gruppo Gal, contiguo al Pdl.
Mentre il Pd si occupa di sondare i grillini. Eppure molti sono pronti a scommettere che non tutti i 20 parlamentari di Scelta civica siano ben disposti verso l’“armata Brancaleone” che darebbe la fiducia al Letta bis: almeno tre hanno fatto sapere che potrebbero non starci.
E Benedetto Della Vedova aggiunge che con Monti «non abbiamo ancora affrontato l’eventualità di un nuovo governo».
Prudenza che porta alcuni alleati a temere un clamoroso smarcamento dell’ex premier. Chi dà per certa la nascita di una nuova traballante maggioranza pensa che funzioneranno i moniti di Napolitano e più prosaicamente l’attrazione per tante poltrone lasciate scoperte.
Ma nessuno sa se questo schema può tenere davvero, come reagirà Matteo Renzi (che è la variabile esterna di qualsiasi tentativo) e se Letta accetterà di essere buttato di nuovo nella mischia. Stavolta con un progetto dal respiro brevissimo.
Alberto D’Argenio e Goffredo De Marchis
(da “La Repubblica“)
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