IL PNRR S’E’ PERSO PER STRADA MILLE PROGETTI PER 250 MILIONI DI EURO
PIANO DI RIPRESA E RESILIENZA: SPARITI INTERVENTI PRESENTI A GIUGNO
Un migliaio di progetti del Pnrr che, nell’aggiornamento del database di governo tra giugno e settembre paiono scomparsi dai radar. Li ha elencati la fondazione Openpolis che effettua un monitoraggio attento e capillare sul set di informazioni relative al Piano di ripresa e resilienza. La fondazione ieri ha pubblicato l’ultimo aggiornamento, partendo dal dataset presentato a settembre dal governo. Ebbene, nel confrontare i dati precedenti, aggiornati a giugno, con questi ultimi, a Openpolis si sono accorti di una differenza che definiscono “singolare” e che dal ministero di Raffaele Fitto definiscono invece normale adeguamento di banche dati.
I progetti sono di fatto aumentati, complici i bandi pubblici e le selezioni, ma al contempo 1.228 interventi non esistono più nella nuova base dati. “Come se fossero stati stralciati – scrivono – o comunque in qualche modo esclusi dal Pnrr”. Di questi, 213 interventi (su 1.228) sono in realtà riconducibili a progetti ancora esistenti nella base dati (ma identificati diversamente per variazioni di testo, importi o misura di appartenenza). Degli altri mille, che valgono 250 milioni sul totale di 120 miliardi assegnati a 220 mila progetti, non si sa. Sono anche distribuiti geograficamente: la regione che registrerebbe di conseguenza una maggiore perdita di risorse Pnrr è la Puglia con 62 milioni, seguita da Piemonte con 24,28 milioni, Lombardia (-22,37) e Veneto (-18,72). Una delle ipotesi di Openpolis è che le istituzioni possano trovare o aver già trovato altre fonti da cui trarre le risorse necessarie una volta accortesi, anche su sollecitazione del governo, di non poter rispettare le scadenze temporali del Pnrr o le sue regole stringenti come, a titolo d’esempio, il “non arrecare danno significativo”. Si tratta della stessa ricerca di fondi alternativi che varrà qualora Bruxelles approvasse la rimodulazione dei progetti dal Pnrr proposta da Fitto.
Dalla Regione Puglia ci spiegano ad esempio che non sanno cosa sia successo alla banca dati, ma che sono preoccupazioni sul possibile definanziamento di progetti prevalentemente in capo ai Comuni, come il Parco della rinascita ex Fibronit di Bari, le ciclovie turistiche o il trasferimento sul Fsc quota nazionale del progetto Dri Italia per la decarbonizzazione del processo di produzione dell’acciaio a Taranto (ex Ilva).
Conclude Openpolis: “Anche se occorre ribadire che si tratta di ipotesi, i criteri europei, considerati rigidi, potrebbero aver portato alcuni soggetti attuatori a rinunciare alle risorse Pnrr per finanziare i propri progetti con fonti alternative meno vincolanti. Se la difficoltà di rispettare un cronoprogramma così serrato è almeno in parte comprensibile, fa quantomeno riflettere la numerosità – ammessa dallo stesso governo – di progetti che solo perché ideati prima del Pnrr non rispettano i criteri ambientali europei. E la possibilità effettiva di portarli comunque a termine con risorse meno vincolate al rispetto dell’ambiente”.
(da ilfattoquotidiano.it)
Leave a Reply