IL PRESIDENTE DI STERILGARDA A MUSO DURO: “NON HO PAURA DEI NO VAX, I LAVORATORI SONO CON ME”
“GIUSTO CHIEDERE IL GREEN PASS AI DIPENDENTI, ALTRI IMPRENDITORI LO FARANNO”…. “UN DATORE DI LAVORO DEVE TUTELARE LA SALUTE DEI DIPENDENTI E DELLE LORO FAMIGLIE”… “GLI INSULTI SUI SOCIAL? IN 52 ANNI QUESTA AZIENDA NON HA MAI LICENZIATO NESSUNO”
“Non ho paura degli insulti dei no vax, non sono solo. Molti colleghi imprenditori si sono complimentati, vogliono fare lo stesso nella loro azienda. E poi le critiche aggressive sono solo sui social, i miei dipendenti sono favorevoli”.
L’iniziativa portata avanti da Fernando Sarzi è una di quelle che in tempi pandemici è in grado di creare tempeste su Twitter. L’hashtag #Sterilgarda – dal nome dell’azienda che rappresenta, come presidente del consiglio di amministrazione – è salito in cima ai trend topic, quando è stato diffuso l’oggetto della lettera che Sarzi ha inviato ai suoi 328 dipendenti: dal primo settembre per lavorare nello stabilimento dovrete avere una doppia vaccinazione.
Un passaggio in particolare animava le critiche social, che ovviamente sono arrivate accompagnate dal solito corredo di insulti e minacce di boicottaggio: “Qualora la modifica della mansione non sia possibile o esponga altri dipendenti alla medesima situazione di rischio, il lavoratore non verrà ammesso in azienda con sospensione della retribuzione sino alla ripresa dell’attività lavorativa”.
“Sterilgarda in 52 anni non ha mai licenziato nessuno, non intendiamo farlo adesso” ha precisato il presidente Sarzi parlando con Huffpost. L’obiettivo era appunto sospendere la retribuzione nel caso in cui il dipendente sprovvisto di doppia iniezione non potesse essere ricollocato in tempi brevi in luoghi che garantissero la sicurezza di tutti
L’iniziativa personale è stata ispirata da Confindustria, che ha proposto l’obbligo del green pass per chi vuole lavorare in azienda. Una strada che Walter Ricciardi, consigliere di Speranza, ha definito “assolutamente giusta” perché “supportata dall’attuale legge sul lavoro che obbliga i datori a proteggere i propri lavoratori”.
Presidente Sarzi, perché ha deciso di scrivere quella lettera?
Abbiamo sentito l’esigenza di tutelare la sicurezza dei nostri dipendenti, delle loro famiglie e dell’azienda.
Immaginava una reazione del genere?
Sinceramente no, ma sarei pronto a riscriverla. Sono convinto sia l’unica soluzione.
Ci racconti cosa è successo.
Specialmente sui social non hanno usato mezzi termini, siamo stati aspramente insultati. Mi ha fatto male come imprenditore.
Temete ripercussioni gravi? Un boicottaggio che abbia effetti sul ricavato?
No, guardi. Non ho paura. Non credo che queste minacce possano influire sull’azienda. D’altra parte abbiamo ricevuto tante adesioni e complimenti per il coraggio che ho avuto, sia da miei colleghi che da cittadini.
Quali sono state le minacce peggiori?
Mi hanno dato del fascista, del nazista. Questo almeno sui social, i miei dipendenti sono totalmente dalla mia parte.
Gli insulti sono arrivati solo dall’esterno, quindi? I dipendenti come hanno reagito?
Non abbiamo ricevuto nessun commento negativo. Io frequento la fabbrica, secondo me sono tutti d’accordo con me
Le hanno manifestato apertamente solidarietà?
Tanti si sono già dichiarati, qualcuno mi ha anche scritto. Sono preoccupati per quello che dicono questi social.
Qualcuno è stato spinto a vaccinarsi dalla sua lettera?
Io non ho spinto nessuno.
Intendevo se l’iniziativa avesse incentivato la vaccinazione, sensibilizzando qualche dipendente…
Probabilmente qualcuno incerto ha deciso di andarsi a vaccinare in questi giorni.
Perché secondo lei è compito dell’imprenditore intervenire, laddove non si è ancora pronunciato il governo?
Confindustria ne aveva già parlato e io spero vadano avanti. Ho deciso di seguire la loro proposta in autonomia, perché sicuramente avrò qualche dipendente che non fa il vaccino. Non voglio imporglielo, ma era necessario trovare una soluzione per garantire la sicurezza di tutti.
Quindi tornasse indietro, lo rifarebbe, anche alla luce delle conseguenze
Assolutamente sì. Io non ho esigenze politiche, non c’è imposizione da nessuna parte. Volevo un dialogo con i miei dipendenti. Il 9 agosto ci sarà un incontro col medico del lavoro e con l’Rsu per fare il punto della situazione, come tutte le buone famiglie, per vedere se c’è qualcuno a rischio.
Sa di colleghi che vogliono replicare il suo esempio?
Ho ricevuto tanti plausi da colleghi imprenditori, secondo me mi seguiranno.
A chi invece è contrario, cosa direbbe?
Bisogna stare attenti. È responsabilità nostra e rischiamo in prima persona.
(da Huffingtonpost)
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