“IL SENATO SARA’ LA SAIGON DI RENZI”: ECCO I QUARANTA DISSIDENTI CONTRO IL PATTO RENZI-BERLUSCONI
DA MINZOLINI A MINEO, DA CHITI A FORMIGONI, ORMAI I DISSIDENTI SPUNTANO OVUNQUE COME I VIETCONG
C’è già chi ha ribattezzato palazzo Madama come la “Saigon” di Renzi. Perchè in queste ore i dissidenti spuntano ovunque, neanche fossero dei Vietcong.
Con l’obiettivo di abbattere il patto del Nazareno.
In due tappe. Primo, prendendo tempo. Poi, ridiscutendo il tutto.
È questo di fatto che spiegano nel corso della conferenza stampa i “dissidenti” azzurri come Augusto Minzolini, rossi come Mineo e Verdi come il redivivo Pecorario Scanio.
Il primo obiettivo è evitare che mercoledì la riforma piombi in Aula al buio, visto che nessuno finora è riuscito a leggere e esaminare bene il testo.
Nè aiuta la giornata di domani visto che la commissione Affari costituzionali è chiamata a licenziare la parte più importante della riforma più tutto il titolo V.
Al momento i numeri per evitare che la riforma passi con i due terzi ci sono.
E allora vediamo il pallottoliere.
Per avere i due terzi a palazzo Madama occorre raggiungere quota 214 senatori (su un totale di 320). È questo il numero magico.
Sulla carta, se i partiti contraenti del “patto” tenessero, non ci sarebbero problemi. Insieme il Pd, Forza Italia, la Lega e Ncd raggiungono quota 216.
È questo il risultato della somma tra i 109 senatori del Pd, i 59 di Forza Italia, i 15 della Lega e i 33 di Ncd.
A cui vanno aggiunti 8 senatori di Per l’Italia (su 10) favorevoli alla riforma, più i 7 di Scelta civica e 6 su 11 di Gal.
Sulla carta, dunque, a favore della riforma si sono 237 senatori. Sulla carta però. Perchè il “partito traversale dei dissidenti” avanza.
Al momento i ben informati ne contano una “quarantina”: tra i 24 e i 27 di Forza Italia, un paio di Ncd, 18 del Pd.
È il gruppone democratico che ormai da settimane ha manifestato la propria contrarietà : Chiti, Mineo, Corsini, Massimo Mucchetti, Casson, Nerina Dirindin, Erica D’Adda, Maria Grazia Gatti, Sergio Lo Giudice, Claudio Micheloni, Tocci, Lucrezia Ricchiuti e Renato Turano, Francesco Giacobbe.
Bastano a impedire che la riforma passi con i due terzi. Ma è soprattutto Forza Italia il cuore del problema.
Tanto che ancora non si sa se si terrà domani la riunione con i gruppi convocata dopo lo sfogatoio della settimana scorsa, per poi essere sconvocata.
Segno che il gruppo è fuori controllo.
Su 59 i dubbiosi sono attorno ai 27. L’attivo Minzolini c’entra poco.
È l’ultima tappa dello scontro tra “cerchio magico” e corpaccione del partito. L’opinione diffusa tra i dissidenti è che il vero patto tra Berlusconi e Renzi preveda che l’esito naturale del percorso di riforme sia il voto anticipato.
Possibile già a marzo del 2015, se la prima lettura avviene entro l’estate al Senato.
Il combinato disposto di nuovo Senato e Italicum rischia di essere fatale per i non graditi al cerchio magico.
Ed è su questo punto la saldatura reale con quelli del Pd certi di non essere graditi al nuovo corso renziano: “Il voto anticipato — dice una fonte autorevole di Forza Italia – è più probabile se passa la riforma. Se non passa Renzi minaccerà ma non riuscirà a sciogliere. Tra Camera e Senato quelli certi che non saranno ricandidati tra Pd e Forza Italia sono una ottantina, a cui aggiungere quelli di Ncd che non rientreranno”.
Ecco lo spettro agitato per affossare le riforme: “Se passano, il prossimo anno tutti a casa”.
Ed è proprio per provare a ricompattare il gruppo Berlusconi ha chiesto una lista dei dissidenti. Per chiamarli uno ad uno.
È rimasto molto colpito dell’entità del dissenso. Che tocca anche “insospettabili”.
Su 59, ribolle la metà del gruppo di Forza Italia.
A partire dai 7 pugliesi di Raffaele Fitto: Francesco Bruni, D’Ambrosio Lettieri, Pietro Iurlaro, Pietro Liuzzi, Luigi Perrone, Lucio Tarquinio, Vittorio Zizza.
Un altro pugliese, Francesco Amoruso, vicino a Maurizio Gasparri è molto dubbioso. Così come è dubbioso il gasparriano Francesco Aracri, macchina di consenso nel Lazio.
Più che perplessi due lombardi, Zuffada e Panioncelli.
Contrario il gruppo campano di Cosimo Sibilia, Eva Longo. Mentre i contrarissimi Milo e D’Anna sono già nel Gal.
Incerti Cinzia Bonfrisco, Lucio Malan, Ciro Falanga, Enzo Fasano, Domenico Scilipoti, Riccardo Villari, Paolo Galimberti, Franscesco Scoma.
Tra i non pervenuti Sandro Bondi e Manuela Repetti.
È l’ora del grande negoziato. Per far rientrare il dissenso. Vale per Forza Italia, ma non solo.
Dentro Ncd nelle ultime ore su posizioni contrarie, dopo Roberto Formigoni, si è posizionato Antonio Azzollini, presidente della Commissione Bilancio.
Mercoledì sera la Giunta al Senato si occuperà dell’utilizzo delle sue intercettazioni nell’ambito di un provvedimento che lo coinvolge.
Il relatore, Felice Casson, si è già detto favorevole all’utilizzo. Ma nulla è scontato, perchè il voto di Azzolini è prezioso sulla grande riforma del Senato.
E non solo il suo.
(da “Huffingtonpost“)
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