INTERVISTA A MARTINA, CON I DISSIDENTI SI SCHIERA ANCHE IL MINISTRO : “SULL’ITALICUM STO CON LA MINORANZA PD, VA CAMBIATO”
“NON SIAMO SABOTATORI”
“Sulla riforma del Senato, ho la profonda convinzione che la strada tracciata sia quella giusta. E faccio fatica a immaginare un voto di coscienza in aula: si discute ma poi il gruppo decide a maggioranza. Mentre sulla legge elettorale, sono necessari dei miglioramenti. Io rivendico che la minoranza Pd ha contribuito a migliorare le proposte di riforma del Senato e del Titolo V. E non condivido alcune letture del lavoro che sta facendo la minoranza Pd sull’Italicum. La minoranza del Pd non è opposizione, è minoranza costruttiva. Migliorare si può e, anche in questo caso, si deve avere un metodo: si discuta, tutte le opinioni abbiano accesso, nessuno sia tacciato di atteggiamento sabotatore e poi si faccia sintesi negli organismi dirigenti e nei gruppi parlamentari…”.
Maurizio Martina è il primo ministro del governo Renzi a intestarsi una battaglia di minoranza Pd: quella che bersaniani, lettiani, cuperliani, dalemiani stanno conducendo per eliminare le liste bloccate dell’Italicum e per modificarlo anche in altri aspetti.
Martina, bersaniano in squadra con Renzi, lo fa in questa intervista, anche a rischio di agitare le acque a Palazzo Chigi: “Il nostro è un atteggiamento costruttivo, non vogliamo minare il percorso delle riforme”.
Raggiungiamo il ministro al telefono subito dopo la sua visita ai cantieri dell’Expo di Milano.
Da lì, le notizie sono buone: “Nonostante le difficoltà si procede, l’Expo sta crescendo passo dopo passo…”, ci dice.
Invece le riforme sembrano incagliate per via dei ‘frondisti’ di ogni provenienza politica, uniti contro il Senato non elettivo
Penso che siamo ad un passaggio delicato ma siamo a un passo dal traguardo. Secondo me a cominciare dalla partita che si è aperta sul cambiamento del Senato, dobbiamo produrre un fatto nuovo, positivo per l’Italia. Tutto il Pd ci sta lavorando e io condivido l’impianto della riforma del Senato e del Titolo V. Il superamento del bicameralismo perfetto resta la riforma delle riforme, la più importante. Lo dico essendo un rappresentante della minoranza Pd che ha sempre vissuto il dibattito interno come valore e punto di forza per il Pd. Il nostro compito è contribuire al dibattito: sul superamento del bicameralismo perfetto e sul Senato, ho la profonda convinzione che la strada tracciata sia la strada giusta.
Immagino che invece non condivida l’impianto dell’Italicum. Ma prima di parlarne, le chiederei come risolverebbe la questione dei dissidenti Pd sulla riforma del Senato.
Faccio fatica a immaginare voti di coscienza sulla riforma del Senato. E’ sacrosanto il confronto, vanno rispettate tutte le posizioni, bisogna dare cittadinanza a tutte le proposte, ma poi ci vuole una sintesi. Immagino che l’assemblea dei senatori del Pd sarà il luogo per confrontarsi e decidere insieme con un vincolo, un voto a maggioranza. Bisogna avere un metodo e ricondurre il potere di sintesi e scelta ai luoghi rappresentanza massima del partito.
Invece sulla legge elettorale, chiedete modifiche.
Su alcune questioni si deve ragionare. Ma la minoranza Pd è minoranza costruttiva, non opposizione. Io rivendico che la minoranza Pd ha contribuito a migliorare le proposte di riforma del Senato e del Titolo V. Non condivido alcune letture del lavoro che stiamo facendo. Non è lavoro da opposizione. Abbiamo sempre cercato di migliorare le proposte. Sull’Italicum ci sono per esempio diversi punti su cui ragionare: la soglia di accesso alla rappresentanza e poi il rapporto tra elettori ed eletti. Con l’idea delle liste corte si è prodotto un fatto nuovo rispetto al Porcellum ma si può fare di più: discutiamo.
Introducendo le preferenze.
Personalmente proverei a lavorarci, mi rendo conto che non c’è il supporto di tutti ma per esempio si potrebbe anche parlare seriamente di primarie per legge. Migliorare si può, poi si deve avere anche un metodo: si discute, tutte le opinioni abbiano accesso, nessuno sia tacciato di atteggiamento sabotatore e poi si faccia sintesi. Anche in questo caso, come con la riforma del Senato. Prima si cerchi la condivisione negli organismi dirigenti del partito, poi nei gruppi parlamentari.
Solo che, sulle preferenze, sareste di più dei dissidenti che si oppongono alla riforma costituzionale. Non teme uno scollamento con la nuova dirigenza Pd?
Continuo a pensare che ci siano dei margini per fare questo lavoro. Dobbiamo continuare a ragionare ponendosi gli obiettivi che Renzi ha indicato come obiettivi per tutti. E’ anche nostro l’obiettivo di fare presto e bene, di dare un segnale di cambiamento oltre i confini nazionali. Lo stile è collaborativo: si può fare sull’Italicum, tenendo presente i vincoli di questo lavoro. Il nostro atteggiamento vuole essere costruttivo: nessuno vuole minare il percorso.
Lei è il primo ministro che si intesta ufficialmente una battaglia di minoranza. Da quando è nato il governo Renzi, è la prima volta che succede. Si è incrinato un po’ il patto tra renziani e non renziani che a febbraio ha portato il segretario del Pd a Palazzo Chigi?
Non si è incrinato e lo dico serenamente. Sono contento di contribuire anche sul versante della minoranza Pd al grande lavoro che abbiamo da fare insieme per l’Italia. Sul piano interno ci siamo confrontati, ora c’è da far vivere una pluralità di idee. E’ un punto di forza, non di debolezza per il Pd. Perchè e’ anche così che si contribuisce a dare una mano a Renzi nella sfida per cambiare il paese.
(da “Huffingtonpost“)
Leave a Reply