IL SORRISO DI PAOLO, VIGILE DEL FUOCO LIGURE, TRA GLI EROI DEL GRAN SASSO
IL POMPIERE CON BARBA E BAFFI CHE HA ESTRATTO MADRE E FIGLIO E’ PAOLO DEMONTIS DI CAIRO MONTENOTTE
E’ valbormidese uno degli eroi della tragedia del Gran Sasso.
Paolo Demontis, 39 anni, vigile del fuoco originario di Cairo, di stanza a Civitavecchia, è stato tra i primi ad arrivare sul luogo della tragedia dell’Hotel Rigopiano, distrutto da una slavina: sue le braccia che, come si è visto nel video e nelle foto che stanno facendo il giro del mondo dalle 12,30 di oggi, hanno raggiunto e portato in salvo il bambino e la mamma poi trasportati in elisoccorso all’ospedale di Pescara.
«Sentire una voce e vedere i loro occhi che escono da là sotto è una sensazione indimenticabile». Una sosta di pochi secondi e Paolo Demontis, il vigile del fuoco di Cairo di 39 anni che per primo ha teso la mano al bambino superstite dell’Hotel Rigopiano, travolto dalla slavina del Gran Sasso, torna subito al lavoro.
Riconosciuto da decine e decine di amici in tutta la Val Bormida, Paolo Demontis è divenuto il simbolo della speranza nella ultima e terribile sciagura che ha colpito l’Italia centrale.
«Non ci sono veramente parole – ha detto, commossa, la madre di Demontis, Maria Olga Pera, titolare di un noto negozio di frutta e verdura in via XXV Aprile a Cairo -. Paolo è un ragazzo buono, e qui tutti lo conoscono e lo apprezzano».
Per ore Demontis ha scavato tra ghiaccio e neve sperando che le macerie restituissero la vita ai dispersi.
Quando ha teso la mano a un bambino per guidarlo verso la salvezza istintivamente ha fatto partire l’applauso verso i superstiti.
«Questa mattina avevo un sacco di faccende da sbrigare — racconta mamma Olga —, ho saputo tutto grazie a mia nipote. E per poco non mi viene un colpo. Mi ha mandato un articolo: “Tragedia del Gran Sasso”, ma soltanto qualche riga più sotto si parlava di Paolo e di quanto era stato bravo».
«Stavolta mi sono commosso anche io — racconta il fratello, Stefano —. Paolo è un orgoglio di fratello maggiore, sono contentissimo per lui, per il bimbo e per la grande famiglia dei vigili del fuoco. Un’emozione incredibile. L’ho sentito poco in questi giorni. Mi ha raccontato della neve, un disastro. Gli ho scritto, ma non mi ha ancora risposto. Paolo è il mio esempio, anche perchè purtroppo abbiamo perso il papà quando ero piccolo e lui si è dovuto rimboccare le maniche. Lo aspetterò sul portone per abbracciarlo forte».
(da “il Secolo XIX”)
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