IN GIUNTA BERLUSCONI HA POCHE CHANCE: FINIRA’ 15 A 8 PER LA SUA DECADENZA
INIZIA L’ITER NELLA GIUNTA PER LE ELEZIONI CON L’OSTRUZIONISMO DEL PDL
È come se fosse già scritta, nei numeri, la decadenza da senatore di Berlusconi. Almeno nella giunta per le elezioni di palazzo Madama. Dove il voto è palese. Dove le posizioni sono già chiare.
Dove, stavolta, non ci sono mal di pancia neppure nel Pd. Dove 8 senatori Democratici voteranno per dire che Silvio non si può più sedere tra quei banchi.
Con loro ci saranno i 4 dell’M5S. Ci sarà il rappresentante di Scelta civica. Quello del Psi e ovviamente il presidente di Sel Dario Stefà no.
In tutto fa 15.
Contro i 6 del Pdl e i singoli esponenti di Gal e della Lega. In tutto fa 8.
Una partita che non varrebbe neppure la pena di giocare
Che invece sarà giocata fino in fondo, con un Pdl intenzionato a dare battaglia fino all’ultimo cavillo.
Un Pdl che punta soprattutto sull’aula e sul voto segreto per una possibile rèvanche. Una battaglia che comincia stasera alle 20 quando i berlusconiani cercheranno di tenere aperta la partita dell’ineleggibilità da conflitto di interesse, la storia dei ricorsi del Molise, che ormai alla luce del caso Mediaset è roba stantia.
Non solo.
Cercheranno pure di agitare il fantasma del rischio carcere per il loro leader. Non solo carcere futuro, quello che può derivare da un nuovo mandato d’arresto per chi non ha più lo scudo parlamentare, ma anche il carcere per l’anno da scontare per Mediaset. Un rischio «che non esiste», come dice il procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati, il quale dalla vicenda Sallusti in avanti, per moltissimi casi, ha sempre applicato la legge Alfano-Severino in un solo modo, «anche in presenza di un condannato che non fa una domanda nè per i domiciliari nè per i servizi sociali, la procura ha sempre concesso una nuova sospensione della pena».
Ma il carcere resta uno spettro. Basta parlare con quelli del Pdl.
Dice Elisabetta Casellati: «Io so solo che stasera proseguirà la discussione sul Molise, non mi pare che l’ordine del giorno sia cambiato. Quanto alla decadenza serve un approfondimento in punto di diritto, non si possono sparare sentenze. Illustri penalisti hanno già parlato di irretroattività della legge Severino».
Il percorso del Pdl è questo. Lo conferma il vice presidente Giacomo Caliendo: «Come voto? Non lo dico, lì sono un giudice e il voto è segreto. Dopo 40 anni in magistrato so come si rispettano le regole, ma le regole le devono rispettare tutti». Ovviamente riservato Nico D’Ascola, l’avvocato che lavora con Ghedini: «Sono vincolato al segreto».
Carlo Giovanardi dice che «un giudice non può dare la sentenza prima del processo», ma sulla Severino lui si è già espresso e ha detto che non si può applicare a un reato successivo.
Lucio Malan è categorico: «Le questioni dell’indulto e dell’irretroattività rappresentano ragioni altrettanto forti per motivare l’impossibilità di far decadere Berlusconi». La storia è chiusa. Il Pdl fa muro.
Il relatore Andrea Augello non si lascia scappare anticipazioni.
Ieri ha appena ricevuto le sentenze da Milano. «Devo studiarle. Anche durante le ferie. Ma a Berlusconi non possiamo negare i termini a difesa per la sua memoria. Venti giorni gli spettano ». Arriviamo a fine agosto.
Stefà no è rimasto per ore chiuso con i tecnici della commissione. Che non hanno dubbi: la decadenza si applica.
Lui dice: «Nella legge Severino viene usato due volte l’avverbio immediatamente. Non è certo un caso. Quella causa di decadenza scavalca l’ineleggibilità . Riconosco il diritto di Berlusconi a difendersi. Nessuno gli ruberà i 20 giorni, ma poi si va avanti». Niente saggi o costituzionalisti.
I 15 della maggioranza bocceranno le richieste.
Deciso Benedetto Della Vedova di Sc: «È una presa d’atto, non c’è molto da discutere, quando votammo la legge Severino lo spirito era già molto chiaro». Scatenati quelli dell’M5S. Ecco Michele Giarrusso: «Non c’è alcun dubbio sulla decadenza, va discussa subito, tutto il resto è aria fritta, votiamo e applichiamo la legge». Posizione garantista del socialista Enrico Buemi convinto che «la decadenza ha una sua piena sostanza» , ma ci tiene a rispettare le regole.
Stavolta è senza storia la posizione del Pd.
Ieri c’è stata una prima riunione. «L’orientamento è votare al più presto» anticipa l’ex pm Felice Casson che non ha avuto incertezze sin dal primo giorno. Dice Giuseppe Cucca, il capogruppo: «Le sentenze e le leggi si rispettano. Non ci sono margini per discostarsi da una decisione scontata». Poi ironico: «Io non dubbi, vediamo se me li faranno venire… ».
Da un’aula del Senato in pieno lavoro risponde Claudio Moscardelli: «C’è una sentenza definitiva. Non resta che prenderne atto».
Liana Milella
(da “La Repubblica“)
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