IN MARCIA L’ESERCITO DEI PAGLIACCI, ORA SONO TUTTI CONTRO IL JOBS ACT
CONVENIENZE PARTITICHE A PARTE, SENTIRE CERTA DESTRA CHE VUOLE REINTRODURRE L’ART 18 FA SBELLICARE DALLE RISATE… E A SINISTRA QUELLI DELLA MINORANZA CHE L’HANNO VOTATO E ORA FANNO FINTA DI NULLA DOVREBBERO ANDARE A LAVORARE IN FABBRICA… GLI UNICI COERENTI SONO LANDINI, CIVATI E FASSINA, SPIACE DIRLO MA E’ COSI’
L’esercito del Sì indossa la felpa Fiom di Maurizio Landini e il doppiopetto berlusconiano di Renato Brunetta, sventola il vessillo padano di Matteo Salvini e la bandiera della sinistra Pd, domina il palco con la presenza di Luigi de Magistris e Beppe Grillo.
Ostilità al governo al governo Renzi a parte, tutti soggetti che o avrebbero tolto ai lavoratori anche la possibilità di andare a pisciare o che hanno votato in parlamento la riforma-patacca per vigliaccheria (esclusi Fassina e Civati che hanno rotto con il Pd proprio sul Jobs Act)
Miracoli del referendum, anzi dei referendum, perchè l’eterogena pattuglia che il 4 dicembre scorso ha scelto il No si ritroverà a braccetto anche per combattere il Jobs act.
Voteranno Sì, perchè la scelta è se abolire la legislazione sul lavoro approvata dall’esecutivo di Matteo Renzi.
Se a gennaio la Consulta ammetterà i quesiti referendari — e non dovessero essere convocate nel frattempo elezioni anticipate – sarà di nuovo battaglia.
Ecco i protagonisti dell’ultima sfida al leader del Pd.
Il referendum l’ha promosso la Cgil, quindi Susanna Camusso è il volto di copertina di questa campagna. La Confederazione ha raccolto le firme — è la prima volta che accade in un secolo — e adesso tenta l’assalto alla riforma più amata dall’ex premier. Con lei, gioca in squadra anche Maurizio Landini, sostenuto dalla Fiom: i due leader sindacali combattono dallo stesso lato della barricata, ma non manca la competizione interna per la futura leadership del primo sindacato d’Italia.
Non c’è nulla di più lontano che Renato Brunetta, eppure giocheranno la stessa partita: “Certo che voto Sì — spiega il capogruppo berlusconiano — sono sempre dalla parte opposta di Renzi. E stavolta vinceremo 70 a 30”. Se anche Silvio Berlusconi prenderà posizione contro il Jobs act la saldatura sarà completa.”
Brunetta non vota Sì nel merito, leggete bene, ma solo per andare contro la riforma di destra economica di Renzi, pensa te che coerenza.
E che dire dei sovranisti Salvini e Meloni, noti difensori dei diritti dei lavoratori?
Si buttereranno a capofitto in questo nuovo duello contro il governo, nuovi vate contro i licenziamenti senza giusta causa, tanto alle giravolte sono abituati.
Da lidi assai distanti, si schiererà con il Sì anche una fetta rilevante della sinistra del Partito democratico.
Roberto Speranza ha già chiesto un intervento per limitare l’utilizzo dei voucher, mentre l’ex numero uno della Cgil ed ex segretario dem Guglielmo Epifani ha promesso di votare a favore dei tre quesiti abrogativi.
Difficile che Pier Luigi Bersan prenda una posizione diversa, in particolar modo sul tema dei voucher.
Peccato che l’occasione di non votarla la riforma l’abbiano avuta, ma hanno votato a favore dello Jobs Act quando ci volevano le palle per non farlo.
Da sempre ostile alla riforma del lavoro, quindi già arruolati al fianco della Cgil, è Possibile di Pippo Civati, che ha lasciato il Pd anche in polemica con il Jobs act. Discorso analogo per Nichi Vendola e Stefano Fassina, che sul tema del lavoro sono pronti a lottare assieme a tutti i protagonisti di questo nuovo esercito.
Anche il sindaco di Napoli Luigi de Magistris è tra i firmatari dei quesiti e non farà mancare il proprio sostegno.
Non è l’unico primo cittadino di un grande comune a prendere posizione. Anche il dem bolognese Virginio Merola ha fatto lo stesso, facendo infuriare il Partito democratico.
A completare il quadro ci sono naturalmente i cinquestelle con Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista che non si strapparono certo le vesti e non misero in campo i professoroni quando il governo impose una riforma a danno dei “cittadini” lavoratori.
Chi non ha mai lavorato sai che gliene fotte se ti cacciano senza motivo con due mesi di stipendio.
Il nuovo esercito è già pronto.
Leave a Reply