INSULTI ALLA BOLDRINI: LA SIGNORA MARIA ORA CHIEDE SCUSA, UN VIGLIACCHETTO INVECE SI NASCONDE
UNA DELLE PERSONE CHE HA VISTO IL SUO NOME SBATTUTO IN PRIMA PAGINA SCRIVE ALLA PRESIDENTE CHE LA INVITA ALLA CAMERA
Nei giorni scorsi Laura Boldrini ha pubblicato una scelta degli insulti che quotidianamente riceve su Facebook: «Ho deciso di farlo anche a nome di quante vivono la stessa realtà ma non si sentono di renderla pubblica e la subiscono in silenzio. Ho deciso di farlo perchè troppe donne rinunciano ai social pur di non sottostare a tanta violenza. Ho deciso di farlo perchè chi si esprime in modo così squallido e sconcio deve essere noto e deve assumersene la responsabilità . Leggete questi commenti e ditemi: questa si può definire libertà di espressione?»
La curiosità della vicenda è che qualcuno, dopo aver evidentemente riflettuto sul suo operato, si è pentito(o ha avuto paura delle conseguenze) e ha chiesto scusa a Laura Boldrini per gli insulti.
È il caso di Maria Feliziani, che è stata invitata in seguito alla Camera (ma non potrà andare perchè deve lavorare nei campi, ha risposto) e poi oggi a Repubblica ha spiegato i motivi del suo pentimento: «Mi sono resa conto di aver fatto una cosa sbagliata, più grande di me, quando ho visto le critiche, i commenti che mi accusavano. Ho pensato che l’unica fosse chiedere scusa».
Ora potrà farlo anche di persona. «Non ci voglio andare (e gli occhi le si riempiono di lacrime, ndr), mi vergogno. Come faccio? Se lo sanno i miei figli chissà quante me ne dicono. E poi per andare a Roma devo perdere una giornata, abbiamo del lavoro da fare, tra una settimana ammazziamo il maiale. No, no, questa storia ha già fatto troppi danni».
Ha già detto a Laura Boldrini che non ci andrà ? «Sì, quando mi hanno chiamata non ci credevo, mi sono spaventata. I commenti su Facebook parlavano di denuncia, che sarebbero venuti i carabinieri. Ho avuto una paura terribile».
Perchè ha dato della poco di buono alla presidente della Camera?
«Non lo so nemmeno io, sarà stata la rabbia per come mi sento quando torno dal lavoro. Ho 61 anni, mi hanno rifiutato la pensione di invalidità anche se ho avuto tre interventi alla schiena. Dicono che non dipende dal lavoro, ma mi sono spaccata le vertebre lavorando prima nei tomaifici, poi nella cucina di un ristorante. Però devo aiutare in campagna, altrimenti non ce la facciamo. Non volevo offendere lei, era un insulto a tutti. Ero stanca, dopo una giornata in campagna, ho visto qualcosa che mi ha fatto pensare alle ingiustizie, ma non ce l’ho con lei, manco la conosco di persona, come faccio a giudicare? L’ho spiegato, è stata ignoranza».
C’è anche però chi ha sentito il bisogno, dopo gli insulti, di ribadire il concetto: è il caso di un tizio, che però, subito dopo ha reso questo status e il profilo “nascosto” (probabilmente cambiando la foto e la privacy della visualizzazione dei contenuti). Leoni da tastiera.
(da “Nextquotidiano”)
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