INSULTI, MINACCE E PUGNI; SUI TRENI AUMENTANO I CONTROLLORI AGGREDITI
MOLTI PASSEGGERI SENZA BIGLIETTO RIFIUTANO DI PAGARE LA SOVRATASSA E ANCHE DI ESIBIRE I DOCUMENTI
Aggressioni verbali: insulti e minacce, agli interessati e alle loro famiglie. Aggressioni fisiche: sputi, spintonamenti, schiaffi, pugni.
Risultati: contusioni, tagli, assenze per infortunio disposte dai medici, stress. E paura. Quella che vivono quotidianamente i controllori a bordo dei treni regionali, sulla linea Torino-Milano e non solo, alle prese con situazioni difficilmente gestibili: anche dai più esperti.
LINEE CRITICHE
Che questo basti a spiegare la carenza di personale operativo e quindi la sistematica chiusura di tre carrozze sui treni regionali, sulle 10 previste dal contratto di servizio Regione-Trenitalia, è materia di discussione: i sindacati, infatti, non ci stanno.
Nessun dubbio, invece, sull’aumento delle aggressioni verbali e fisiche lungo una serie di linee: in particolare Torino-Milano, Chivasso-Pinerolo, Torino-Savona, Torino-Bardonecchia/Susa, Torino-Fossano-Cuneo.
FENOMENO IN AUMENTO
Fenomeno in crescita, stando ai dati forniti da Trenitalia: 9 aggressioni verbali nel 2015, 15 nel 2016; 17 aggressioni fisiche nel 2015, 22 nel 2016.
Quattro solo questo mese, alcune ancora da formalizzare con denuncia. Molti di più i casi in cui, a fronte di «semplici» insulti o minacce, la denuncia non viene presentata. Ricorrenti le dinamiche: passeggeri senza biglietto, da soli o in gruppo, che rifiutano di pagare la sovrattassa e di esibire i documenti, salvo esplodere quando il controllore chiede l’intervento degli agenti delle forze dell’ordine presenti sul treno o della Polfer alla prima stazione.
«Ma anche squilibrati – spiega Marco Acutis, docente di Agraria e dal 2002 pendolare sulla Torino-Milano, integrando la casistica fornita da Trenitalia – Talora scoppiano diverbi, seguiti dall’intervento della polizia, non è raro che si verifichino situazioni di potenziale pericolo da parte di singoli o assembramenti». Insomma: non si può dire che ci sia una situazione di assoluta tranquillità ».
Ne sa qualcosa il controllore colpito ad un occhio da un cellulare scagliato da una donna inferocita. Quello atteso fuori stazione dal passeggero «verbalizzato». O quelli che devono anche fronteggiare l’intervento di uno o più passeggeri solidali con chi non è in regola.
I DETERRENTI
Da qui il ricorso sempre più spinto alla videosorveglianza sui «Minuetto» e sui «Vivaldo»: sui 14 treni treni «Jjazz» del Piemonte è addirittura «live».
Deterrenti in aggiunta alle attività delle forze dell’ordine e della Polfer. Un problema che i sindacati non negano ma scindono dal discorso delle carrozze chiuse.
«Le aggressioni sono diventate un fenomeno grave che incute paura, specialmente al personale più giovane – spiega Giuseppe Campanella, segretario regionale Orsa -. La situazione è critica non solo sui treni ma anche nei piazzali di Torino smistamento, all’altezza del Lingotto, dove si trova di tutto. Per questo, restando ai treni, chiediamo una sorveglianza più massiccia a bordo».
Qui sta il nodo, secondo l’Orsa: In Piemonte mancano una quarantina di capitreno. Questa, e non le aggressioni, è la ragione che impone la chiusura di alcune carrozze». Trenitalia precisa di avere predisposto un piano di assunzioni e di turn over del personale interno che prevede il rientro dei capitreno ad oggi mancanti: «Soluzioni provvisorie per garantire il maggior numero possibile di servizi con il personale al completo».
Alessandro Mondo
(da “La Stampa”)
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