INTERVISTA A FASSINA: “IO VIA DAL GOVERNO PER LE AMBIGUITA’ DI RENZI”
“SERVE LEADERSHIP FORTE MA NON ABBIAMO BISOGNO DI UN DITTATORE”
“Sono entrato in un governo difficile per scelta del Partito democratico, ho messo la faccia su scelte che non condividevo. Nelle ultime settimane ho avuto la netta sensazione di una ambiguità nel rapporto tra la segreteria democratica e il governo Letta. Se il mio segretario manifesta ambiguità e oltre a mettere in evidenza limiti ed errori dell’esecutivo si lascia andare a caricature distruttive…. Era diventato ‘il governo delle marchette’, senza sentire mai una parola di apprezzamento per misure importanti, come quelle a favore degli esodati”.
L’ex viceministro dell’Economia Stefano Fassina intervenendo al videoforum di Repubblica Tv spiega così la scelta di dimettersi dal suo incarico.
“Vedo rischi di indifferenza o atteggiamenti liquidatori davanti a posizioni interne che vanno in senso diverso da quelle espresse dal segretario. Serve una leadership forte, ma va evitato il rischio di far diventare il Pd un partito personale. Ok alle riunioni di direzione itineranti, ma facciamole nei circoli del Pd non nei comitati elettorali pro-Renzi”, dice Fassina ancora in polemica con il segretario rispondendo alla domanda di un lettore di Repubblica.
“Ci vuole un partito che torni a essere un partito – insiste – Non abbiamo bisogno di un dittatore, ma dobbiamo essere un soggetto politico”.
Quanto alle voci di avvicinamento con Sel e all’intenzione di diventare il referente dells sinistra interna al Pd, l’ex viceministro spiega: “Mi riconosco in una cultura politica e in un programma, non in una corrente o in un’area. Io voglio portare tutto il Pd su una rotta adeguata. Le nicchie non mi interessano, non devo contrattare posti. Bisogna rimettere al centro la persona che lavora e affrancarsi dal liberismo. Su questo percorso esistono interlocutori più sensibili: Civati, Cuperlo, che resta il leader dell’area che lo ha votato, e guardiamo con attenzione anche all’evoluzione di Sel. Ma dobbiamo guardare oltre confini del ceto politico. Occorre un confronto con il mondo cattolico che ragiona su un neoumanesimo contrapposto al neoliberismo, non più egemone ma ancora forte”.
“Papa Francesco – afferma ancora Fassina – ha ridato forza a queste componenti. Il Pontefice a Cagliari davanti ad una platea di lavoratori in gran parte disoccupati ha detto: ‘Dobbiamo lottare per il lavoro’, parole eversive per il Pd!”.
L’esponente democratico, rispondendo ad una altra domanda dei lettori, affronta quindi il rapporto con Bruxelles.
“Questa Europa – sostiene – ci sta portando a fondo, dobbiamo costruire un’altra Europa perchè diseguaglianza e precarietà del lavoro non si possono combattere su scala nazionale. La direzione di marcia dell’Eurozona ci porta a sbattare e va radicalmente contrastata, invertendo la rotta da mercantilista, che è la stessa del Titanic. Dobbiamo farlo con la politica, partendo da quella degli stati nazionali. Occorre cercare un piano B, perchè insieme all’economia si rischia di mandare a fondo anche la democrazia attraverso le forze no-euro, i partiti populisti e nazionalisti”.
(da “La Repubblica“)
Leave a Reply