INTERVISTA AL COMANDANTE DELLA AMADUR: “SALVAMMO 37 PERSONE E LO RIFAREI”
NEL 2004 INTERVENNE IN SOCCORSO DI UN GOMMONE CHE STAVA AFFONDANDO: VENNERO ARRESTATI E CI VOLLERO 5 ANNI PER L’ASSOLUZIONE
“Se potessi parlare con i magistrati italiani, gli ricorderei quello che ho vissuto e subìto quando nel giugno del 2004 mentre navigavamo nel Canale di Sicilia abbiamo avvistato un gommone con 37 persone che stavano affondando. Li soccorremmo avvisando le autorità italiane e li salvammo. Poi per 21 giorni ci bloccarono in mare aperto perchè non ci volevano fare sbarcare sulle coste siciliane e quando finalmente ci fecero attraccare a Porto Empedocle (Agrigento ndr) ci arrestarono per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, fummo portati in carcere e dopo 5 anni, dopo il processo, ci assolsero. Non avevamo compiuto nessun reato, avevamo salvato soltanto delle vite umane che stavano per affondare”.
Stefan Schimdt, tedesco, ormai settantenne e che adesso lavora per una organizzazione umanitaria in Germania, nel 2004 era il capitano della nave Cap Anamur di proprietà di una Ong che portava lo stesso nome del mercantile trasformato in nave ospedale.
Precedentemente questa nave era stata impiegata come soccorso umanitaria nelle missioni di salvataggio di profughi vietnamiti. Ne salvarono oltre 10 mila mentre altri 35 mila ricevettero assistenza sanitaria a bordo.
Adesso Stefan legge le polemiche italiane di questi giorni sulle accuse, vere o presunte sulle Ong che negli ultimi anni solcano le acque del Canale di Sicilia ed è amareggiato. “Ho letto quello che sta succedendo in Italia e sulle accuse che vengono lanciate verso le Ong. Ma dalla mia esperienza vi devo dire che queste organizzazioni e tra queste anche alcune tedesche, non fanno altro che salvare vite umane. Ne hanno salvate a migliaia e continuano a farlo. Dal mio punto di vista, dal punto di vista di uno che ha subito sulla sua pelle queste infamanti accuse, sono convinto che le Ong fanno un’opera umanitaria poi se qualcuno fa qualcosa di sporco che la si denunci e lo si provi”.
Lei che aveva soccorso in mare quei 37 migranti in mare che stavano per affondare, fu poi arrestato, processato ed assolto. Lo rifarebbe?
“Certo che si. Noi eravamo tutti volontari, una decina di uomini di equipaggio tutti trattati alla stessa maniera, non c’erano gradi e non c’erano “stipendi” diversi. Dal cuoco al comandante venivano pagati con pochi soldi e tutti in egual misura. Quando incrociammo quel gommone con 37 persone a bordo che stava per affondare li salvammo. Ma le autorità italiane ci proibirono di proseguire la navigazione verso le loro coste. Ci lasciarono per 21 giorni in mezzo al mare. Ci suggerivano di portare quei migranti in Germania visto che la nave batteva bandiera tedesca, ma era una follia. Poi siete venuti a bordo voi di “Repubblica” ed avete denunciato la situazione provocando un caso internazionale. E solo dopo ci fecero attraccare a Porto Empedocle”.
E quando arrivaste foste arrestati, lei il dirigente della Ong Cap Anamur ed il direttore di macchina. Cosa provaste?
“Amarezza, incredulità . Ci trattarono come dei criminali, ci portarono in carcere e dopo settimane fummo scarcerati ma processati. Dopo 5 anni, dopo tanti soldi spesi, da noi ma anche dal vostro governo, fummo tutti assolti, non eravamo trafficanti di essere umani, eravamo soltanto dei volontari che volevano salvare vite umane”.
E adesso quella nave, la Cap Anamur è ancora “viva”?
“Quella nave, come noi, fu distrutta. Era una nave con una attrezzatura sanitaria che era diretta in Iraq per assistere quelle popolazioni. E, come noi, fu “arrestata”, sequestrata, confiscata e poi svenduta per quattro soldi. Adesso è stata acquistata da una società straniera come porta containers e naviga nelle acque del mar Baltico. Ma avrebbe potuto salvare ancora vite umane”.
Che fine fecero quei 37 migranti?
“Furono arrestati anche loro, e furono tutti rimpatriati. Tranne uno, Benjam Robat che aveva ammesso di essere un nigeriano”.
(da “La Repubblica”)
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