LA BOMBA CASTIGLIONE PRONTA AD ESPLODERE NEL GOVERNO
I DOSSIER DI MIGLIORE: “CASTIGLIONE CI STA DENTRO FINO AL COLLO”
È stato quando nel corso dei lavori della commissione d’inchiesta sul sistema d’accoglienza è stato pronunciato il nome di Giuseppe Castiglione che è sceso il gelo. E il Pd ha preso tempo.
Alla richiesta del parlamentare di Sel Erasmo Palazzotto di una immediata audizione del sottosegretario indagato per turbativa d’asta su Cara di Mineo, il presidente Migliore ha risposto stabilendo un iter più lungo.
Prima Pignatone, poi il sottosegretario.
Tempo, perchè attorno allo scandalo di Cara Mineo aleggia un fantasma che fa davvero paura. Quello della crisi di governo.
In molti, nelle stanze che contano del Pd, hanno vissuto come profetiche le parole, minacciose, che Buzzi ha consegnato ai pm: “Mi ci dovete far pensare un attimo… perchè su Mineo casca il governo”.
E ancor più minacciose sono le notizie che arrivano da altri interrogatori. Perchè non ha iniziato a parlare uno qualunque, ma quello che dalle carte emerge come il “genio criminale” di Mafia Capitale, Luca Odevaine.
Su Roma, ma anche sulla vicenda del Cara.
Per questo attorno agli sviluppi dell’inchiesta aleggia un alone di panico. E di insofferenza.
Nel quartier generale renziano il nervosismo è palpabile. Perchè il primo a sapere che la posizione del sottosegretario è imbarazzante è Renzi.
È stato proprio Migliore un paio di settimane fa, dopo che era andato in Sicilia con la sua commissione per una verifica diretta, a consegnare al premier un giudizio assai preoccupante: “Castiglione — questo il senso del ragionamento – ci sta dentro fino al collo”.
Pochi giorni dopo è arrivata la seconda puntata di Mafia Capitale.
Il problema però è che, in questa storia, le responsabilità di Castiglione portano alla “copertura politica” della casella più delicata del governo, quella di Angelino Alfano: “Castiglione — ripetono i renziani — è Alfano. E se salta a quel punto salta Ncd, nel senso che si sfaldano i gruppi e il governo non ha più certezza dei numeri”.
E allora, per capire l’entità della bomba pronta ad esplodere, bisogna mettere in fila gli elementi che emergono, oltre che dalle carte dell’inchiesta, dai “dossier” politici consegnati a Migliore da parecchi che sono stati auditi dalla Commissione nel corso della sua visita siciliana. Che dal Cara di Mineo portano direttamente al titolare del Viminale.
Il sistema Castiglione
Si parte dal “sistema Castiglione”. Un sistema che nasce nel 2011, quando al governo c’era ancora Berlusconi, e ministri erano Maroni all’Interno e Alfano alla Giustizia. Nell’ambito della gestione dei profughi a Mineo viene stabilito un modello “unico” rispetto al resto d’Italia.
Mentre infatti in tutti i Cara italiani (Bari, Crotone) il soggetto attuatore è il viceprefetto vicario del capoluogo di Regione — dunque un funzionario del governo — a Mineo viene indicato non il viceprefetto di Palermo ma il presidente della provincia di Catania. E cioè Castiglione, braccio destro (e sinistro) di Alfano in Sicilia e presidente dell’Upi (unione province italiane) ruolo che gli consente di indicare Odevaine al tavolo del ministero che gestisce i flussi dei profughi.
L’unicum prosegue anche successivamente.
Perchè Castiglione resta “soggetto attuatore” anche quando non ricopre più la carica di presidente della Provincia, in una fase di transizione.
Fase in cui si procede per affidamenti diretti a quelle imprese, come “La Cascina global service”, che poi si ritrovano nell’inchiesta di Mafia Capitale e i cui manager sono finiti in carcere.
La terza tappa del “sistema” Castiglione, esempio di come a Mineo le regole si piegano al potere, è quando si arriva alla Gara d’Appalto di 100 milioni.
Anche in questo caso un unicum, rispetto al resto d’Italia.
Nel feudo siciliano del partito del ministro dell’Interno, dove raggiunge percentuali del 40 per cento un partito che su scala nazionale prende il tre per cento, accade questo: mentre in tutti i Cara d’Italia le gare d’Appalto le indice la prefettura, a Mineo viene inventato un nuovo soggetto istituzionale, il Consorzio Calatino Terre di Accoglienza, un consorzio dei comuni della zona.
E viene stabilito un regime di “convenzione” della prefettura col Consorzio per la gara d’appalto. E questo è uno snodo cruciale nel business. Perchè la convenzione, ad esempio, prevede un costo per lo Stato.
Nella convenzione è previsto che il Consorzio riceva 40 centesimi al giorno ad immigrato (dallo Stato, ovviamente senza gara) il che in tre anni corrisponde a una cifra attorno al milione e mezzo di euro, su cui la Corte dei Conti ha sollevato più di un interrogativo.
Perchè è chiaro che il sistema della “convenzione” determina un incremento dei costi per la pubblica amministrazione.
Prima ancora che penale è tutta politica la responsabilità di Castiglione che a fronte di un fiume di denaro che arriva sul Cara di Mineo non ha mai risposto sul fatto che numerose inchieste giornalistiche (e non solo) hanno documentato che gli immigrati, di fatto, si trovano in una fogna.
E Castiglione del Consorzio è stato presidente, nella fase transitoria, per poi passare la mano ad Anna Aloisi, sindaco Ncd di Mineo, feudo di Ncd.
La prefettura, che dipende dal Viminale, ha giustificato la “convenzione” dicendo che — essendo il centro di Mineo molto grande – si rende necessario chiedere il Coinvolgimento dei comuni perchè hanno il personale necessario (geometra, ingegnere, giardiniere…).
Nella pratica, però, come in parecchi hanno raccontato a Migliore, non è mai stato utilizzato il personale dei comuni consorziati.
Castiglione e Odevaine
E non solo il personale dei Comuni non viene utilizzato, ma sulla madre di tutte le gare, quella dei cento milioni di euro, arrivano i rinforzi.
E viene assunto proprio Luca Odevaine. Un’operazione, anche questa, condotta dagli uomini di Castiglione.
Ecco cosa succede: prima della gara il direttore generale del Consorzio Calatino, Giovanni Ferrera (già dirigente della Provincia di Catania ai tempi di Castiglione e suo uomo di fiducia) determina una modifica della dotazione organizzativa del Consorzio introducendo una nuova figura: “l’esperto di finanziamenti europei”. Incarico affidato a Luca Odevaine, prima come consulente esterno poi assunto dal consorzio.
È una casella fortemente voluta dall’uomo di fiducia di Castiglione. Che fa di tutto per far assumere Odevaine.
In un dossier consegnato a Migliore nel corso delle audizioni in Sicilia è scritto: “Prima dell’assunzione, il consiglio di amministrazione del Consorzio chiese, in una delibera, che il direttore generale verificasse se vi fossero figure professionali idonee allo scopo tra i funzionari dei comuni consorziati per poi riferire al medesimo cda che in ultima istanza si era riservato la facoltà di esprimere l’assenso sull’assunzione. L’assunzione in questione, invece, venne disposta senza un nuovo passaggio nel cda e tale modo di procedere risulta del tutto inspiegabile.
Ciò vieppiù ove si consideri che tale forzatura è stata perpetrata pochi giorni prima della nomina della commissione della gara d’appalto necessaria all’individuazione del soggetto gestore del centro e subito dopo la sua assunzione, Odevaine è stato nominato membro di tale commissione”.
Dunque Odevaine, su volere dei colonnelli di Castiglione, viene assunto non perchè esperto di fondi europei, ma perchè esperto di immigrazione.
Da assunto e da componente del tavolo tecnico presso il ministero degli Interni che gestiva i flussi dei migranti è inserito nella commissione di gara che avrebbe dovuto aggiudicare un servizio di circa 100 milioni di euro.
La gara d’appalto “illegittima”, lo scontro con Cantone e il silenzio di Alfano
È chiaro che su questi presupposti la gara è vinta, come è scritto nell’ordinanza, dalle società che la dovevano vincere.
Fondamentale pare essere stato il contatto tra Odevaine e Castiglione.
Nella carte si legge un episodio illuminante.
Parlando con Stefano Bravo, il suo commercialista, Odevaine racconta: “Giuseppe Castiglione… quando io ero andato giù… mi è venuto a prendere lui all’aeroporto, mi ha portato a pranzo… arriviamo al tavolo… c’era un’altra sedia vuota… dico eh chi?… e praticamente arrivai a capì che quello che veniva a pranzo con noi era quello che avrebbe dovuto vincere la gara”. È quando dopo la gara entra in campo Cantone che si manifesta in tutta la sua solidità il legame strettissimo tra Castiglione e il ministro dell’Interno.
Il 25 febbraio 2015 Cantone firma un parere sulla gara vinta dal Consorzio comprendente la Cascina: “illegittima” perchè “in contrasto con i principi di concorrenza, proporzionalità , trasparenza, imparzialità e economicità ”.
Parole che lasciano indifferenti la Aloisi, presidente del Consorzio, il direttore generale Ferrera, ovvero i Castiglione boys, e lasciano indifferenti anche Castiglione e il ministro dell’Interno Alfano.
Anzi, accade che il prefetto Mario Morcone, che ha un rapporto stretto col ministro dell’Interno, dice davanti ai parlamentari del comitato Schengen: “Ho qualche dubbio sulla decisione del presidente Cantone”. A quel punto i Castiglione boys, il 13 aprile, chiedono a Cantone il riesame del parere.
Cantone il 6 maggio risponde che la gara è illegittima, ma nonostante questo Ferrera firma e pubblica la determina perchè l’Anticorruzione ha solo parere consultivo.
Ecco che il 27 maggio Cantone scrive ad Alfano una lettera, come documentato dal Fatto che l’ha pubblicata.
Le domande ad Alfano che fanno tremare il governo
Ed è a questo punto, dopo la seconda retata di inizio giugno che il caso diventa una bomba per il governo.
Perchè, è la tesi di Migliore, “Castiglione c’è dentro fino al collo”, ma pure Alfano non può dirsi estraneo alla gestione politica della vicenda.
Perchè il ministro dell’Interno non può non rispondere a poche, semplici, domande. 1) Perchè tra gli arresti di Mafia Capitale 1 e Mafia Capitale 2, non spiega che a Cara di Mineo è stato creato un sistema unico, sin dall’inizio, teso a garantire un sistema di potere? 2) Perchè Alfano non spiega il perchè il Viminale fa, per tramite della prefettura, una convenzione che porta ad aumentare le spese? 3) E perchè Alfano non spiega come mai, dopo Mafia Capitale 1, e preso atto che Odevaine (arrestato) era componente della Commissione che ha aggiudicato la gara, non ha fatto alcun atto a Cara di Mineo, tipo ispezioni e controlli? 4) E perchè il ministro dell’Interno resta silente dopo che Cantone dice che la gara è illegittima? 5) E perchè non risponde alla lettera del 27 maggio di Cantone, che in sostanza chiede: che cosa ne pensa il ministro dell’Interno dell’appalto di Mineo per il quale Odevaine pretendeva mazzette di 10-20mila euro mensili, dai manager della Cascina grazie a una gara “illegittima”? 6) È possibile che al Viminale nessun funzionario lo avesse informato del ruolo di Odevaine? 7) Si sente di escludere quello che Odevaine dice nelle intercettazioni e cioè che il “sistema Castiglione” al Cara di Mineo serviva a finanziare il suo partito? 8 ) E sarebbe pronto a dire che, se fosse arrivato un solo euro direttamente o indirettamente al suo partito da “La Cascina” sarebbe pronto a dimettersi?
È in queste domande, oltre che nella posizione processuale di Castiglione, la bomba sotto il governo: “Se salta Castiglione — ripetono i bel informati – salta Ncd e al Senato si balla. E soprattutto la valanga stavolta rischia di travolgere Alfano”.
(da “Huffingtonpost“)
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