LA CAMERA DICE SI’ ALL’ARRESTO DI PAPA, IL VOTO SEGRETO NON SALVA IL DEPUTATO PDL…AL SENATO TEDESCO SE LA CAVA
ALLA CAMERA E’ FINITA 319 A 293, AL SENATO 151 A 127…TENSIONI TRA I PARLAMENTARI CHE VENGONO QUASI ALLE MANI, RECIPROCHE ACCUSE AL SENATO
La maggioranza dei deputati ha detto sì all’arresto dell’onorevole del Pdl, Alfonso Papa.
Su 612 presenti hanno votato a favore 319 deputati. I voti contrari sono stati invece 293.
Non si è dunque realizzato il «salvataggio» che secondo molti sarebbe stato attuato grazie all’adozione del voto a scrutinio segreto, richiesto dal gruppo del Pdl e da quello di Popolo e Territorio (gli ex Responsabili).
Determinante la scelta della Lega: dopo il tira-e-molla dei giorni scorsi, con posizioni diversificate e a volte contrastanti annunciate di volta in volta dallo stesso Umberto Bossi, il Carroccio si è espresso formalmente per il sì all’arresto, lasciando comunque libertà di coscienza ai propri parlamentari
A scrutinio segreto, la Camera ha accolto la proposta favorevole all’arresto avanzata dalla Giunta per le autorizzazioni a procedere di Montecitorio.
Il voto segreto era stato chiesto dai gruppi Pdl dei Responsabili Moffa.
Le opposizioni avevano chiesto senza successo la rinuncia al voto segreto.
A favore dell’arresto si erano dichiarati in aula i gruppi Pd, Terzo Polo, Idv e Lega. Contro Pdl e Responsabili.
Scende il gelo in Aula alla Camera quando il presidente della Camera, Gianfranco Fini, proclama la votazione.
Nessun commento nè dalla maggioranza nè dall’opposizione ma un silenzio tombale che tradisce quasi uno stupore per il risultato apparso sul tabellone luminoso.
Papa si è alzato immediatamente dal proprio banco e ha lasciato l’Emiciclo. Ad avvicinarlo il deputato del Pdl Renato Farina che lo ha salutato e abbracciato.
Immobile al suo posto il premier Silvio Berlusconi che lo ha guardato quasi incredulo.
La rissa In Transatlantico
Il deputato del Pdl, Enzo D’Anna ha fermato il collega dell’Udc, Angelo Cera, e gli ha chiesto: «Guarda che nelle carte di Bisignani è citato più volte il nome di Cesa (il segretario dell’Udc, ndr). Quando arriverà la richiesta per lui come voterete?».
A quel punto Cera si è innervosito e si è lanciato contro il collega.
Sono intervenuti i commessi e nello stesso momento è arrivato anche Pier Ferdinando Casini che ha trascinato via il deputato del suo gruppo. «Casini, imparagli l’educazione a questo qua», lo ha apostrofato D’Anna.
Prigioniero politico
Alfonso Papa si sente un «prigioniero politico».
Il deputato pdl si dice «sereno», spiega che continuerà la sua «battaglia per la verità », ma aggiunge: «Le responsabilità politiche se le assumerà chi ha preso la responsabilità di questo voto…».
Oggi, aggiunge, «c’è stata la vittoria del giustizialismo».
L’ira di Berlusconi
«Sono pazzi» è tutta una follia, pur di colpire me e buttare giù il governo rinnegano principi che dovrebbero difendere nel totale disinteresse per le persone, si è sfogato Berlusconi con i suoi.
Il capo del governo si è scagliato soprattutto contro Pier Ferdinando Casini (è una vergogna, una cosa inaccettabile quello che ha fatto, ha detto) ma anche contro i Radicali e in particolare l’ex radicale Benedetto Della Vedova ora in Fli che a suo dire sono sempre stati garantisti e ora hanno cambiato idea.
Forse si è dimenticato di rivolgere un pensiero al suo sodale Bossi…
Disordini dopo il voto fra Gramazio e il senatore del pd Giaretta. E D’Anna (pdl) e Cera (udc) vengono quasi alle mani.
Oltre al caso Papa era infatti in discussione al Senato anche una richiesta analoga per Alberto Tedesco, senatore del Pd passato al gruppo Misto, indagato dalla Procura di Bari per la sanità pugliese.
Ma in questo caso l’Aula si è espressa per il no, nonostante lo stesso esponente democratico poco prima dell’inizio della seduta avesse chiesto ai colleghi di Palazzo Madama di votare sì al suo arresto.
Anche al Senato il voto è avvenuto a scrutinio segreto: i no sono stati 151, a fronte di 127 sì e 11 astenuti.
E’ però giallo sulla paternità dei voti: il Pd dice di essersi espresso per il sì e che sono stati in realtà molti senatori leghisti, con il voto segreto, a graziare tedesco per poi scaricare l’accusa di incoerenza sul centrosinistra.
Accusa quest’ultima respinta al mittente dal Carroccio.
Tedesco, dopo il voto, ha annunciato che non rassegnerà le proprie dimissioni, come paventato da più parti: «Lasciando il mio incarico – ha puntualizzato – avrei dato ragione alle tesi dei pm che dicono che la mia posizione è potenzialmente criminogena».
Ha tuttavia chiesto un «processo rapido» e annunciato la propria intenzione di rinunciare alla prescrizione affinchè l’iter di giudizio non si interrompa.
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