LA DENUNCIA DELL’UNICEF: IN ATTESA DI DECIDERE SE ESSERE UMANI O DISUMANI, SI TUTELINO ALMENO I BAMBINI
LA VERGOGNA DI ROMA E I TRENTA BIMBI INCREDULI : “DOVE CI PORTANO? VOGLIO RESTARE QUI”
“Dove andiamo”? “Dove ci portano” “Voglio restare qui”. Immaginate queste ed altre espressioni sulla bocca di una trentina di bimbi increduli, che da una settimana avevano già vissuto di tutto, (e forse già da una, seppure breve, vita) quando la polizia ha chiesto loro di andare via.
Chi oserebbe strappare un bambino alla sua casa? Eppure provate per un istante a immaginare i loro occhi davanti alla piccola ma intensa guerriglia fatta di resistenze e gesti più o meno forti cui hanno assistito durante il breve tragitto che li portava sui pulmann della Polizia, destinazione Questura.
E fate ancora uno sforzo visivo per immaginarveli passare davanti mentre battono sui vetri di quelle macchine blu mentre il colore grigio di quella che era stata la loro casa si sbiadiva sempre di più con l’allontanarsi del veicolo dalla piazza fino a diventare un punto bianco, incolore e gridare “Aiuto”!
Non ci sono vincitori nè vinti in questa piazza. Ci sono persone, esseri umani, solo tanti papà e mamme.
Uomini e donne come le decine di poliziotti schierati in via Curtatone per far rispettare la legge, quella stessa legge che tutela gran parte di questi sgomberati, che ha dato loro in questi anni “uno status legale”, in alcuni casi la cittadinanza italiana e un lavoro.
Ci sono materassi, coperte e valigie ammassate ovunque, resti di giocattoli, cibo, segni astratti di vita quotidiana.
Un odore forte di urina, quella che hanno fatto per strada perchè mancano i bagni chimici e i bar della zona hanno alzato muri di carta che fanno più male di quelli in filo spinato in Ungheria, con su scritto “Wc non agibile”.
In piazza poi ci sono gli “ultimi degli ultimi” da portare via, in attesa di un’ambulanza che non arriva o di un medico che curi le loro piccole ferite.
Hanno piedi o mani fasciate dai volontari di Medici Senza Frontiere, vengono tenuti sotto osservazione mentre se ne stanno seduti sul ciglio della strada ad attendere il loro turno, un’attesa che dura da una vita, in coda per un diritto che tarda sempre ad arrivare.
Innocui, non violenti, qualche donna ben vestita che chiede aiuto.
Se ne stanno lì accatastati a far tutt’uno con i loro panni accanto a quelli col viso scavato e disperato, lo stesso che noi conosciamo quando perdiamo uno scudetto all’ultima giornata o la finale di Champions League.
Loro hanno perso una casa, che andava restituita, per carità , non si discute, ma era pur sempre la loro casa, quella dei loro figli.
Che ne sarà di loro?
Non resta che attendere soluzioni e l’arrivo della politica. Quella che non si ferma dietro al primo no, che vuole risolvere, che cerca mille soluzioni e che deve dare risposte concrete a una questione che non riguarda stavolta “gli immigrati”, ma i diritti di persone senza casa.
I bambini di via Curtatone aspettano proposte alternative così come quelli di Piazza Santi Apostoli.
Protezione e sostegno come scritto nella carta dell’89 che anche l’Italia ha ratificato.
In attesa di decidere da che parte stare, se tra gli umani o i disumani, impegniamoci almeno a non dividerli, a tenerli uniti alle loro mamme e ai loro papà .
Sarebbe già un grande passo avanti.
Andrea Iacomini
Portavoce dell’UNICEF Italia
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