LA DESTRA NON HA UNA CLASSE DIRIGENTE LOCALE E SI VEDE: ALLE ELEZIONI COMUNALI LA MAGGIORANZA PERDE TUTTI E SEI I CAPOLUOGHI DI REGIONE AL VOTO
LE AMMINISTRATIVE RESTANO UN PROBLEMA PER L’ALLEANZA GUIDATA A LIVELLO NAZIONALE DA MELONI
Salutata come sempre con grande enfasi, da Firenze a Bari, da Perugia a Potenza, la vittoria nei ballottaggi conferma un’ipotesi già asseverata: e cioè che il sistema elettorale a due turni, specie nelle elezioni locali, favorisce il centrosinistra.
Il centrodestra, appunto, nel turno unico può sfruttare agevolmente le divisioni del cosiddetto “campo largo”, quando c’è, e avvalersi dell’unità che malgrado tutto riesce sempre a trovare a dispetto degli avversari.
Più in generale, i candidati sindaci del centrosinistra si presentano più forti di quelli del centrodestra la partecipazione al voto è stata ancora una volta molto bassa. È in questi casi – votanti abbondantemente al di sotto del cinquanta per cento – che la capacità di mobilitazione delle coalizioni diventa più che decisiva.
E il centrosinistra, è evidente, si è fatto trovare più preparato rispetto al centrodestra . Il recupero della coalizione di governo nelle città medio-piccole – Rovigo, Vercelli, Lecce, Avellino, Caltanissetta – non può infatti consentire di parlare di “pareggio”. Le amministrative – a differenza delle regionali – restano un problema per l’alleanza guidata a livello nazionale da Meloni.
E il ragionamento sul sistema elettorale rimane attuale proprio mentre si sta andando verso l’introduzione del premierato senza aver raggiunto un accordo su come il premier dovrebbe essere eletto. A questo punto sarà difficile che la premier accetti il metodo (a due turni) del “sindaco d’Italia”
(da “La Stampa”)
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