LA MAXI TRUFFA ALL’INPS: LE ACCUSE E LA DIFESA DEL SEN. DI BIAGIO
“SONO ESTRANEO ALLA VICENDA”… SECONDO I PM AVREBBE RICEVUTO TRA IL 2002 E IL 2007 ASSEGNI LIBERI PER UN TOTALE DI 437.408 EURO
Ora il senatore Aldo Di Biagio giura di non sapere nulla «nè dei 437 mila euro che avrei ricevuto, nè del mio nome in calce ai documenti per riscuotere l’adeguamento delle pensioni di chissà chi. I miei rapporti con gli avvocati arrestati risalgono a 15 anni fa». Nelle 172 pagine dell’ordinanza firmata dal gip Paola Della Monica emerge un’altra verità . Che lo vede indagato con la pesante accusa di associazione a delinquere in compagni di tre complici finiti in carcere o ai domiciliari perchè – «semplici» avvocati o consulenti – non godono dell’immunità parlamentare.
Nel complesso sono 16 le persone iscritte, a vario titolo, nel registro degli indagati: associazione per delinquere, truffa aggravata ai danni dello Stato, falsità e riciclaggio. L’inchiesta della procura e del Nucleo Valutario della Guardia di Finanza ha scoperto una maxi truffa i danni dell’Inps e del ministero della Giustizia che, negli ultimi 5 anni, ha fruttato oltre 22 milioni di euro.
Tutti indebitamente ottenuti con pratiche per ricorsi contro l’Inps per avere l’adeguamento delle pensioni relative a centinaia di pensionati all’oscuro della pratica. Alcuni addirittura morti, altri residenti all’estero, tra «Argentina, Brasile, Venezuela e Croazia».
E croata è la moglie del senatore Di Biagio, appena rieletto nella circoscrizione Estero, ripartizione Europa nella fila della lista civica di Monti in quota Fli, mentre prima, molto vicino a Fini. era diventato deputato per il Pdl in quota An.
Sua moglie, dermatologa, Nevena Skroza, è «anche lei destinataria di assegni circolari liberi».
Il senatore ha ricevuto tra «il 2002 e il 2007 assegni liberi per 437.408 euro».
Soldi che l’Inps o il Ministero della Giustizia (al quale venivano chiesti gli interessi per il ritardo dell’adeguamento pensionistico per effetto della legge Pinto) emetteva con assegni non trasferibili ma che diventano liquidità grazie alla compiacenza di un ex dipendente di banca Intesa Sanpaolo, Vincenzo Palazzo, indagato per riciclaggio.
In carcere, su disposizione del gip che ha esaminato le richieste dei pm Corrado Fasanelli e Giorgio Orano, coordinati dal procuratore aggiunto Nello Rossi, sono finiti gli avvocati Nicola Staniscia e la moglie Gina Tralicci, nonchè un’impiegata dell’Ente Nazionale Assistenza Sociale (Enas) in Croazia, Adriana Mezzoli.
Ai domiciliari la collaboratrice dei due avvocati, Barbara Conti.
Tra le intercettazioni della Finanza, agli ordini del generale Giuseppe Bottillo, riportate nell’ordinanza, l’avvocato Gina Talicci definisce il senatore e la moglie «gente a noi stretta, sotto tutti i punti di vista, ehhh, anche diciamo nella condizione di guai e di quattrini».
Il nome del politico risulta inoltre «in diversi casi nelle procure allegate a ciascun assegno in cui si fa riferimento a cause civili contro l’Inps».
I soldi ottenuti illecitamente dalla coppia di avvocati, secondo la procura, venivano investiti anche in immobili di lusso come una villa a Cortina d’Ampezzo, un appartamento a Londra e altri due alloggi nel centro di Roma.
Il patrimonio è sotto sequestro, compresi i 2,5 milioni di euro trovati sui conti di Staniscia e Tralicci.
L’inchiesta va anche indietro nel tempo, riguarda pratiche di 18 anni fa.
Non basta, le indagini proseguono anche su altri studi legali della capitale.
Grazia Longo
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