LA MEDIAZIONE SULLA LIBIA SI INCEPPA SUL PIU’ BELLO
IL TENTATIVO EUROPEO, CON L’APPOGGIO DI PUTIN, DI RIPORTARE IN MANI ITALIANE LA GESTIONE DELLA CRISI LIBICA CROLLA MISERAMENTE PER L’INIMICIZIA DI HAFTAR E SARRAJ
La mediazione europea e italiana sulla Libia si inceppa sul più bello.
Quando il premier del governo di Tripoli Fayez al Serraj scopre che la sua visita a Palazzo Chigi è stata anticipata nel pomeriggio dal suo rivale Khalifa Haftar, “l’aggressore” come l’ha definito negli incontri di oggi a Bruxelles, annulla il colloquio con Giuseppe Conte, convinto che il premier italiano voleva fargli incontrare il generale della Cirenaica.
Così riferiscono fonti del governo, sottolineando che invece il faccia a faccia tra Haftar e al Serraj a Roma non era mai stato in programma. Conte avrebbe voluto incontrare entrambi, ma separatamente.
Comunque sia andata, dopo gli incontri istituzionali a Bruxelles, al Serraj se ne torna a Tripoli, senza passare per Roma.
Un inciampo dell’ultimo minuto che fiacca l’iniziativa comune sulla Libia avviata dall’Ue solo da ieri, benchè non la smonti: è destinata ad andare avanti, riferiscono fonti europee, con l’obiettivo di portare entrambi i rivali alla stessa conferenza di Berlino entro il mese di gennaio: da un lato, al Serraj, fresco di accordi militari con la Turchia, e Haftar, il generale della Cirenaica che gode dell’appoggio dei russi, dei francesi, degli egiziani e degli Emirati Arabi.
Ma oggi l’unico respiro di sollievo arriva dall’incontro di Vladimir Putin con il presidente turco Erdogan ad Ankara: i due dominus del nuovo confronto militare in Libia chiedono il cessate il fuoco a partire da domenica.
E’ questa la notizia che rassicura — per ora — Bruxelles e le capitali europee a partire da Roma, dove invece la mediazione diplomatica si inceppa.
Conte riceve Haftar, ma a sera, al termine di ore di vertice, il premier non può nemmeno rivendicare questo risultato. Perchè gli è costato l’irritazione di al Serraj, rovinando lo sforzo diplomatico di apparire equidistanti tra i due.
Nessuna dichiarazione, nè sua, nè di Haftar al termine del faccia a faccia. Il generale libico se ne torna in Cirenaica con il lungo corteo di auto blu che lo ha accompagnato a Palazzo Chigi e annulla anche la presunta visita a Bruxelles, di cui non si aveva notizia ufficiale ma ufficiosa sì.
Il ‘cessate il fuoco’ suggerito da Putin e accordato da Erdogan infiocchetta invece la giornata di celebrazione degli accordi energetici tra Russia e Turchia (i due oggi inaugurano il nuovo Turkstream, gasdotto che porterà il gas russo in Turchia e in Europa) e spazza via per il momento la preoccupazione maggiore a livello europeo: il rischio che in Libia inizi una guerra per procura, agita da attori esterni, la Turchia che è membro della Nato contro la Russia.
Ma l’equilibrio — se si può parlare di equilibrio — è precario. Imbastito all’ultimo solo a partire da ieri, quando in via stroardinaria viene convocato un vertice dei ministri degli Esteri di Italia, Francia, Germania e Gran Bretagna a Bruxelles con l’Alto rappresentante per la politica estera europea Josep Borrell. E’ il primo timido passo di una iniziativa europea che porta agli incontri di oggi.
In sostanza, raccontano fonti diplomatiche, il cambio di passo europeo è dovuto alla maturazione della consapevolezza che lasciare l’iniziativa sulla Libia alle sole Italia e Francia, le più esposte e con interessi contrapposti nella regione, avrebbe portato a un fallimento a livello di Unione.
Ecco perchè, a partire dal vertice ministeriale di ieri, sono stati in particolare i francesi a spingere il loro interlocutore privilegiato in Libia, Haftar, a compiere quel passo che oggi pomeriggio lo ha portato a Roma da Conte: del tutto a sorpresa.
A Palazzo Chigi ci sarebbe dovuto arrivare anche al Serraj, ma all’ultimo minuto ha cancellato la visita, irritato per la presenza di Haftar nella capitale italiana. O almeno così ha lasciato dire ai suoi.
Molto più probabile che il premier di Tripoli, riconosciuto dall’Onu, abbia voluto far pesare le proprie ragioni. Le stesse che ha riferito all’Alto rappresentante Borrell nell’incontro di oggi a Bruxelles e poi al presidente del Consiglio europeo Charles Michel e al presidente dell’Europarlamento David Sassoli.
In sostanza, dice al Serraj, “in Libia la questione è molto chiara: ci sono un aggressore, che è Khalifa Haftar, e un aggredito che è il governo di Tripoli formalmente riconosciuto dal mondo che si sta difendendo”.
E’ un “diritto” del Governo di accordo nazionale “stringere alleanze con diversi autori per difendersi”, continua, difendendo l’accordo economico e militare stipulato prima di Natale con la Turchia.
Parole pesanti contro Haftar. Al Serraj vuole prima verificare se la tregua chiesta da Putin sarà rispettata dal generale di Tobruk. Oppure se seguiranno altri attacchi come quello all’Accademia militare di Tripoli che ha dato inizio all’escalation la settimana scorsa.
“Ho rinnovato l’appello per uno stop immediato al conflitto militare che arreca soltanto lutti e sofferenze alla popolazione civile — dice Sassoli dopo il colloquio con al Serraj – La soluzione alla crisi non può essere militare ma passa solo attraverso un processo politico inclusivo di tutte le componenti del paese, sotto l’egida delle Nazioni Unite e senza alcuna ingerenza esterna.
Intanto, l’iniziativa unitaria europea si inceppa non solo a Roma ma anche al Cairo dove il ministro degli Esteri Luigi Di Maio non firma la dichiarazione conclusiva comune dopo il vertice con Francia, Egitto, Cipro e Grecia. Motivo: troppo sbilanciata e troppo dura contro la Turchia e al Serraj”.
“Il processo di Berlino – ha sintetizzato il titolare della Farnesina – non ci deve vedere sbilanciati da una sola parte”.
Perchè l’obiettivo dell’iniziativa europea sulla Libia è portare al Serraj e Haftar a sedersi allo stesso tavolo alla Conferenza di Berlino, che dovrebbe tenersi nella seconda metà di gennaio.
La presenza dei libici non era prevista nel format iniziale pensato lo scorso autunno. Ma adesso la situazione sul campo è cambiata: portare i due rivali a parlarsi sarebbe un grosso successo per l’Ue, fresca di nuova legislatura, nuova Commissione europea. Della serie: non sono permessi passi falsi.
Non a caso, la riunione settimanale della Commissione oggi si concentra proprio sulle crisi in Libia, Iran e Iraq. “L’utilizzo delle armi deve fermarsi per dare spazio al dialogo”, dice la presidente Ursula Von der Leyen.
Insomma, l’Ue corre ai ripari e, quando sceglie la via comunitaria, ce n’è per tutti un po’. Conte intasca il successo dell’incontro a Roma con Haftar, anche se non può rivendicarlo perchè gli va male con al Serraj.
La Francia fa un passo indietro che non la fa sfigurare, visto che il cessate il fuoco arriva dallo stesso Putin, sostenitore anche lui di Haftar.
La Germania spera di riuscire a ospitare la conferenza di Berlino sulla Libia.
Grazie a Putin, l’Ue tira un respiro di sollievo. O magari anche grazie — indirettamente — al nuovo conflitto in corso tra Usa e Iran.
Troppi fronti aperti, consigliano prudenza. E in più Russia e Turchia sono entrambe alleate dell’Iran: sconveniente fronteggiarsi in Libia in questa fase. Sempre che i libici riescano a dialogare tra loro: ma questa è la storia ancora da scrivere.
(da “Huffingtonpost”)
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