TRUMP ORA VUOLE SCARICARE LA CRISI SU NATO ED EUROPA, DOPO AVER CAUSATO IL CONFLITTO
PAUSA TATTICA TRA USA E IRAN DOPO I PRIMI COLPI: ENTRAMBI PROVANO AD ALLARGARE LA PROSPETTIVA DELLA CRISI
Retromarcia dal precipizio. Per riportare il gioco allo zero a zero e allargare l’inquadratura della contrapposizione con l’Iran alla comunità internazionale, chiamando in causa un maggiore coinvolgimento della Nato e dunque dell’Europa in Medio Oriente.
È questo il nucleo del discorso di Donald Trump alla nazione, all’indomani della risposta militare iraniana al raid in cui gli Usa hanno ucciso il generale Qasem Soleimani.
Una risposta, quella iraniana, attentamente calibrata e studiata per essere inattaccabile dal punto di vista del diritto internazionale, come ha sottolineato oggi il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif .
E una risposta che, non a caso, non ha provocato vittime tra i soldati americani e ha causato solo “danni minimi” alle basi americani.
La vendetta iraniana, almeno per ora, si è fermata a un livello simbolico e di deterrenza.
Un fatto che, allargando lo sguardo, ha dei vantaggi per entrambi i protagonisti: per Washington, che così può rivendicare di aver ucciso “uno dei più grandi terroristi del mondo”, e per Teheran, che di fronte a un Occidente diviso, e con alle spalle pesi massimi come Mosca e Pechino, ha tutto l’interesse a restare nel perimetro delle Nazioni Unite rispettandone le leggi.
Dopo il confronto muscolare dei giorni scorsi – innescato dal raid che ha ucciso Soleimani e accompagnato dalle dichiarazioni incendiarie del presidente Usa su Twitter e dai gridi di vendetta dei leader sciiti, dall’Iran all’Iraq, passando per il Libano — quello che si registra oggi è un tentativo di inquadrare lo scontro in una cornice più ampia, che allenti la tensione diretta tra Washington e Teheran invitando Nato, Onu e Unione Europea a condividere la responsabilità di ciò che accade in Medio Oriente.
“Chiederò alla Nato di diventare molto più coinvolta nel processo mediorientale”, ha detto oggi Trump parlando alla Casa Bianca, circondato da tutto lo stato maggiore della sua amministrazione.
Mentre restano da chiarire i termini — e i presupposti – di questa richiesta, è chiaro ciò che Trump intende dire: il perno americano dell’Alleanza atlantica vuole dagli alleati più impegno in Medio Oriente.
§Attualmente nella regione la Nato ha missioni in Afghanistan e in Iraq, dove dall’estate del 2018 è impegnata nell’addestramento e nel capacity-building delle forze di sicurezza irachene, su richiesta del governo di Baghdad e in collegamento con la coalizione internazionale anti Isis. Un impegno che Trump vorrebbe più forte, come dimostra il suo richiamo rivolto in primis ai Paesi europei. E un contatto Trump-Nato c’è stato.
“Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha ricevuto una telefonata dal presidente Usa Donald Trump incentrata sugli sviluppi in Medio Oriente. I due hanno discusso della situazione nella regione e del ruolo dell’Alleanza”, riferisce la Nato precisando che “Trump ha chiesto a Stoltenberg “che la Nato sia più coinvolta in Medio Oriente”.
I due “hanno convenuto che la Nato potrebbe contribuire maggiormente alla stabilità regionale e alla lotta contro il terrorismo internazionale” e hanno anche concordato di rimanere in stretto contatto sulla questione”.
La Nato ricorda che sta “svolgendo un ruolo chiave nella lotta contro il terrorismo internazionale, anche attraverso la formazione di missioni in Iraq e in Afghanistan e come membro della coalizione globale per sconfiggere l’Isis”.
Il presidente Usa ha chiesto all’Europa e agli attori che hanno firmato l’accordo del 2015 sul nucleare iraniano di abbandonare ciò che resta di quell’accordo “difettoso” e destinato comunque a “scadere in breve tempo”, offrendo all’Iran un percorso chiaro e rapido allo sviluppo dell’arma nucleare.
I toni usati dal presidente nei confronti della Repubblica islamica restano duri, come dimostra l’annuncio di “nuove sanzioni economiche immediate”, ma gli Usa “non vogliono fare ricorso all’uso della forza militare”, visto che Teheran sembra voler “allentare la tensione” (standing down), “il che è una buona notizia per tutte le parti interessate e un fatto molto positivo per il mondo”.
Per il futuro, Trump auspica “un accordo che consenta all’Iran di prosperare e sfruttare il suo enorme potenziale inutilizzato”.
Allontanato lo spettro dell’escalation militare, bisognerà vedere su quali livelli si indirizzerà la rappresaglia indiretta del Paese ayatollah, e in quali terreni.
Per quanto riguarda l’inserimento della crisi nel perimetro della comunità internazionale — voluto da entrambe le parti — è arrivato il plauso dell’Onu alle parole di Trump.
Se la mossa di The Donald è chiara — scaricare la crisi sulla Nato, e nello specifico sull’Ue — restano da testare volontà e capacità dell’Europa di farsi carico di un ruolo di maggiore responsabilità in Medio Oriente.
Nei giorni scorsi l’Alto rappresentante dell’Ue Josep Borrell ha invitato il ministro degli Esteri Zarif a Bruxelles. Una visita la cui data resta ancora da stabilire, ma che a questo punto assume un peso ancora maggiore.
(da “Huffingtonpost”)
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