LA RICANDIDATURA DELLA RAGGI SCOMBUSSOLA I PIANI DEL PD E TRADISCE LA REGOLA GRILLINA DEI DUE MANDATI
UNA CANDIDATURA SENZA SPERANZA CHE E’ SOLO UN FAVORE AI SOVRANISTI
Il “Daje Virginia” postato da Beppe Grillo è solo una parte della nuova questione romana. Che sarebbe meglio definire questione giallorossa.
Il gioco d’anticipo di Virginia Raggi, pronta a ricandidarsi a sindaco di Roma con la sponda di Beppe Grillo e Luigi Di Maio, ha scombussolato il piano a cui il segretario del Pd stava lavorando da un anno. Il disegno prevedeva una doppia mossa, si racconta in ambienti della maggioranza di governo.
Una possibile dimissione di Zingaretti da presidente della Regione Lazio per un posto nel governo, così da far tornare la Pisana al voto nel 2021 insieme alla Capitale. E a questo punto un candidato grillino alla regione Lazio, forse Roberta Lombardi, e un candidato dem forte al Comune. E invece, come per le regionali, la maggioranza di governo andrà in ordine sparso.
L’endorsement del garante M5s ha spazzato via gli ultimi dubbi su una candidatura tris, contando la stagione di Virginia Raggi come consigliera comunale, dell’attuale sindaco di Roma.
Ma soprattutto ha creato l’ennesima contraddizione all’interno della maggioranza di governo. Ormai la candidatura è stata lanciata e potrebbe arrivare nelle prossime settimane, magari prima del voto del 20 settembre per le regionali e il referendum costituzionale sul taglio del numero dei parlamentari, la consultazione sulla piattaforma Rousseau per una deroga al limite dei due mandati.
L’accelerazione impressa dalla sindaca alla sua ricandidatura finora non ha registrato contrarietà a viso aperto nel Movimento, anzi tutt’altro. Anche perchè una deroga per la sindaca al tetto dei due mandati spianerebbe la strada ad un analogo provvedimento per ministri e parlamentari 5 Stelle.
Il Pd non intende sostenere la sindaca. Troppo ampie le distanze accumulate in questi anni. Ma i dem al momento sono senza un candidato. Da mesi si rincorrono ciclicamente nomi di alto profilo, Enrico Letta, David Sassoli, Carlo Calenda, ma i diretti interessati si sono chiamati subito fuori dalla corsa.
Ci sono figure più locali, come i presidenti di Municipio Giovanni Caudo, Sabrina Alfonsi ed Amedeo Ciacchiari che domandano le primarie. E poi parlamentari radicati a Roma come il sottosegretario Roberto Morassut o il deputato radicale Riccardo Magi che potrebbero entrare in partita.
Ma manca ancora una sintesi. Zingaretti a questo punto potrebbe trovarla dopo il voto di settembre per le regionali, il primo test dell’intesa con il Movimento anche negli Enti locali.
L’obiettivo dei Dem sarebbe quello di arrivare al secondo turno con un candidato capace di intercettare anche i voti grillini al ballottaggio. Lo stesso perseguito, a parti inverse, dalla sindaca e dai 5 Stelle.
Una delle poche certezze in questa contesa, visti i trend elettorali degli ultimi anni in città , è che il centrodestra al ballottaggio sembra destinato ad arrivarci
Anche a destra però manca un candidato, al netto delle voci su Giulia Bongiorno, Roberta Angelilli o Fabio Rampelli.
La partita per il Campidoglio, dati elettorali alla mano, si gioca nei popolosi e difficili Municipi delle periferie più esterne, Ostia, Tor Bella Monaca, Tiburtino, Primavalle.
La vincerà chi sarà in grado di intercettare al contempo il malcontento delle periferie per una città dai servizi pubblici scadenti e il disagio del centro storico. Raggi guarda a sinistra, ma la sinistra non ha intenzione di sostenere una coalizione che abbia lei come aspirante sindaco. E l’asse giallorosso entra di nuovo in fibrillazione.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply