LA RIVOLTA DI REGIONI E COMUNI: BASTA SACRIFICI
A RISCHIO MENSE SCOLASTICHE, TRASPORTI E ASSISTENZA DOMICILIARE
I tagli agli enti locali sono destinati a sfiorare l’asticella dei 30 miliardi in sei anni. Una media di cinque miliardi l’anno. Che nel complesso hanno diminuito gli sprechi, prodotto efficienza, certo; ma anche brutalmente ridotto i servizi di welfare territoriale e aumentato a dismisura le tasse locali.
Ed è questo lo scenario che temono i sindaci e i governatori delle Regioni in vista del varo del prossimo Def (Documento di economia e finanza) che dovrebbe cifrare dai 2,5 miliardi ai 4 miliardi l’apporto di Regioni, Comuni e vecchie Province all’operazione di spending review da 10 miliardi di euro complessivi che verrà poi definita con la legge di Stabilità .
Governo e sindaci si vedranno giovedì alla vigilia della riunione del Consiglio dei ministri che darà il via libera al Def.
Ma ieri è proseguito lo scontro tra il premier Matto Renzi e il presidente dell’Anci che è anche sindaco di Torino, Piero Fassino.
«Fassino – ha detto Renzi – si lamenta perchè lo scorso anno la Provincia di Torino ha sforato il patto di Stabilità ». Poi ha aggiunto: «Trovo stravaganti alcune osservazioni che ho letto in questi giorni da parte degli amministratori locali. Io sono pronto a un confronto all’americana con i sindaci in materia fiscale».
Fassino ha ricordato, appunto, che «la città metropolitana di Torino eredita oggi le negative conseguenze di una scelta della Provincia senza alcuna responsabilità ».
Fatta la tara sulle polemiche già da campagna elettorale (a maggio si vota in diverse Regioni), rimane la convinzione che per i Comuni (quelli non virtuosi che non potranno beneficiare dell’ulteriore allentamento del Patto di stabilità interno), molto più che per le Regioni (dove probabilmente c’è ancora molto da razionalizzare), la riduzione dei trasferimenti possa tradursi effettivamente in meno servizi, dalle mense scolastiche ai trasporti fino all’assistenza domiciliare e agli interventi sanitari.
E poichè la spesa dello Stato centrale, una volta deciso che non si toccherà quella pensionistica, è ormai poco comprimibile questa prospettiva potrebbe non essere irrealistica.
Nega il governo sostenendo un’opzione diversa, metodologicamente e culturalmente diversa: «Noi – ha detto il neo commissario alla spending review, Yoram Gutgeld – non stiamo dando indicazioni ai sindaci di tagliare qua e là . Stiamo facendo un processo molto più semplice di equità : ci sono città più efficienti che spendono poco e dobbiamo riportare tutti all’efficienza delle città migliori».
Il governo punta ad estendere il meccanismo dei costi standard a tutti gli enti locali e a razionalizzare le società partecipate.
La prossima legge di Stabilità dovrebbe, da una parte, confermare il superamento del Patto di stabilità interno per i Comuni virtuosi così da consentire loro di investire le risorse disponibili, e dall’altra introdurre la local tax per sistemare il caos fiscale sulla tassazione degli immobili e dei servizi municipali.
E con la pubblicazione on line di tutte le spese comunali il governo intende dimostrare che i Comuni non sono gestiti tutti allo stesso modo.
Ma giovedì Renzi dovrà anche decidere se varare il cosiddetto “decreto enti locali”, fortemente voluto dai sindaci, per risolvere una serie di vecchi problemi tra i quali il ristorno dei 625 milioni del fondo Imu/Tasi necessario per evitare il dissesto finanziario di circa 1.800 Comuni.
Roberto Maina
(da “La Repubblica“)
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