LA “ROVINA” DELLE ROVINE DI POMPEI: LA PRIORITA’ ERA LA DIVISA DELL’AUTISTA COSTATA 1.700 EURO
UN’INCHIESTA DEL SETTIMANALE “L’ESPRESSO” RIVELA L’ALLEGRA GESTIONE DEL SITO ARCHEOLOGICO…. 195.000 EURO PER RIMUOVERE GLI ARREDI DI UN RISTORANTE ABUSIVO, 12.000 EURO PER 19 PALI DELLA LUCE, 11.000 EURO DI PULIZIE PER UNA VISITA DEL PREMIER CHE NON C’E’ MAI STATA, 72.000 EURO PER “INDAGINI CONOSCITIVE SUL PUBBLICO”
Dinanzi a Camera e Senato, dopo il crollo della casa dei gladiatori di Pompei, il ministro Bondi ha elencato i mali che affliggevano il sito archeologico prima del suo intervento: “Sporcizia, mancanza di servizi igienici, cani randagi, guide non autorizzate, ristoranti abusivi”.
Uno dei primi interventi del commissario delegato, infatti, fu lo smantellamento di un ristorante.
Dopo averlo abbattuto, però, andavano rimossi anche gli arredi e le suppellettili: quanto è costata ai cittadini italiani questa operazione?
La “miseria” di 195 mila euro: a tanto ammonta la commessa, affidata alla società Minopoli che, per lavori di pulizie e facchinaggio, in totale, s’è aggiudicata appalti per circa 800 mila euro.
Perchè smantellare un ristorante abusivo, al costo di quasi 200 mila euro, debba pesare sulle spalle dei contribuenti e non di chi lo gestiva abusivamente, è un ulteriore mistero che Bondi dovrebbe chiarire.
Soprattutto perchè — sempre dinanzi a Camera e Senato — ha sostenuto che “il problema dei fondi a disposizione appare legato, più che al loro ammontare complessivo, a un corretto utilizzo”.
E proprio riguardo il “corretto utilizzo” si potrebbe aggiungere una spesa di 11 mila euro, per i lavori di pulizia delle aree che avrebbe dovuto visitare il presidente del Consiglio.
Visita che non è mai avvenuta — scrive “L’Espresso”, in un articolo a firma di Emiliano Fittipaldi e Claudio Pappaianni — e costata, in totale, circa 80 mila euro.
Tra le spese incriminate scovate dal settimanale compaiono i 12 mila euro pagati per la seguente operazione: rimuovere 19 pali della luce.
Altri 185 mila, invece, sono stati pagati per il progetto PompeiViva: a chi sono finiti?
Alla onlus romana “CO2 Crisis Opportunity”, scrive il settimanale, “fondata da Giulia Minoli, figlia di Gianni e Matilde Bernabei, che ha avuto Gianni Letta come testimone di nozze.
Lo sposo? Salvo Nastasi, direttore generale del ministero dei Beni culturali.
Al piano di valorizzazione è stata chiamata anche Wind: importo previsto , 3,1 milioni di euro.
Parecchi soldi, poi, sono stati investiti per progetti di ricerca: 72 mila, per un’indagine conoscitiva sul pubblico, sono stati versati all’associazione “Mecenate 90”: il presidente onorario è Gianni Letta, il presidente Alain Elkann.
Per uno studio sulla “sviluppo delle tecnologie sostenibili” sono stati pagati, all’università di Tor Vergata, 724 mila euro.
Qualche spesa per l’ufficio e il personale del commissario delegato, Marcello Fiori, che spende 1.668 euro per l’arredo del suo ufficio, 1.700 per la divisa del suo autista e 4 mila per la sua “parete attrezzata”.
E per i “rimborsi delle spese dimissione”, sempre Fiori, nell’ottobre 2009 ha autorizzato la ricarica delle carte di credito per ben 185 mila euro.
Indispensabili, infine, quei 42 mila euro investiti in alcuni volumi di storia, o le televisioni Lcd, costate 17 mila euro.
A fronte di tutte queste spese, però, l’emergenza non è riuscita a prevenire il crollo della Casa dei gladiatori, patrimonio dell’umanità , dal valore inestimabile.
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