“LA SECONDA ONDATA, IL NOSTRO TIMORE PIU’ GRANDE”
LA PREOCCUPAZIONE COMUNE DEI VIROLOGI PREGLIASCO, LOPALCO E GALLI
C’è un non detto al fondo delle parole con cui il premier Giuseppe Conte ha presentato il piano d’azione per la fase 2, dietro le raccomandazioni del Comitato tecnico scientifico e le scelte del Governo per gestire la riapertura del Paese dopo il lockdown ed è il timore di una seconda ondata del virus.
L’Organizzazione mondiale della Sanità ha avvertito – “Allentare le restrizioni non rappresenta in nessun Paese la fine dell’epidemia” – e l’Italia sembra aver recepito il messaggio.
Cosa sottendono, per esempio, la decisione del Governo di continuare a limitare gli spostamenti e quella di non riaprire le scuole se non la paura che il Covid19 torni a circolare liberamente, accendendo nuovi focolai da Nord a Sud? Gli scienziati sono stati chiari, il virus non se n’è andato e non lo farà , fino all’arrivo del vaccino bisognerà conviverci e una seconda ondata di infezione e contagi è ipotesi tutt’altro che remota.
“È il nostro timore più grande – sospira il virologo Fabrizio Pregliasco, ricercatore all’Università Statale di Milano – sicuramente ci saranno dei nuovi focolai, il virus proverà a riaccendere i fuochi del contagio. Tutto dipenderà dal nostro comportamento, in questa fase resta fondamentale la responsabilità individuale di ciascuno”.
Meno certezze, invece, sui tempi. L’opinione più diffusa è che la riesplosione possa verificarsi in autunno – in coincidenza con l’arrivo della stagione influenzale – con le temperature più basse e gli spazi di vita più ristretti ad acuire i rischi di diffusione del contagio. Ma non è detto. “In termini teorici potremmo averla anche tra un mese, se prendiamo sotto gamba le misure”, ha detto ieri il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità , Silvio Brusaferro. In estate, con il caldo umido, il virus potrebbe attenuarsi, ma non ci sono evidenze largamente provate. E guardando al passato, alla pandemia precedente, “nel 2009 – ricorda Pregliasco – il virus dell’influenza suina, che aveva provocato effetti decisamente meno pesanti di quelli del Covid19, ebbe un nuovo picco proprio nei mesi estivi”.
Azzardare previsioni lascia il tempo che trova, fa notare l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco. “Il timore di una seconda ondata c’è, il rischio che arrivi è alto, ma l’importante, adesso – scandisce il responsabile del coordinamento regionale emergenze epidemiologiche dell’Agenzia regionale strategica per la salute e il sociale della Regione Puglia – è lavorare per prevenirne gli effetti”. Serve, dunque, un’azione molto forte sul territorio, per individuare e isolare subito i casi, spezzando le catene di contagio e contestualmente individuare strutture con posti dedicati a coloro che si ammaleranno”. Perchè “convivere con il virus – chiude Lopalco – significa accettare di essere infettati”.
Una possibile seconda ondata “è il timore principale” anche per l’infettivologo Massimo Galli. “L’alternativa del diavolo è tenere tutto chiuso per la paura che il Covid19 torni a diffondersi oppure aprire con tutte le precauzioni necessarie, assolutamente indispensabili”, precisa il direttore del dipartimento di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano.
“La mia preoccupazione è che si finisca col dire: “Mascherina, guanti, distanza di sicurezza e passi lunghi e ben distesi”, perchè non si riesce a fare tutto ciò che si dovrebbe per tenere a bada il virus. Sarebbe molto pericoloso – aggiunge Galli – Bisognerebbe, invece, sfruttare quanto abbiamo a disposizione sul piano diagnostico, penso per esempio ai test rapidi cui sottoporre chi torna al lavoro, per capire quanti hanno avuto contatti col virus e fare il tampone a coloro che risultano positivi. In questo modo, si individua una fetta di persone che circolano con il virus addosso. Insomma, la ripartenza delle persone va seguita. Anche perchè se in un’azienda o in una città riesplode un focolaio si deve richiudere o proclamare nuove zone rosse. Dobbiamo inventarci sistemi specifici per limitare al massimo il rischio dell’esplosione diffusa di nuovi contagi”, anche perchè “se aspettiamo l’infezione zero facciamo in tempo a vedere sprofondare il Paese nell’inedia”.
Quanto ai tempi di arrivo di una possibile seconda ondata “il virus è nuovo, la realtà è nuova, nessuno può avanzare questa previsione. Il virus potrebbe non andarsene proprio. Il punto è non abbassare la guardia.
Ricordando che questo maledetto affare è arrivato da noi dalla Germania per una sola penetrazione e ha fatto quello che ha fatto nel giro di quattro settimane. Significa – conclude Galli – che se noi tutti non saremo disciplinati e il virus riuscirà a liberarsi di nuovo a circolare anche solo per un’altra settimana, ricominceremo daccapo”.
(da “Huffingtonpost”)
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