LA SOSPENSIONE DEI BREVETTI SUI VACCINI E’ GIUSTA ED E’ LIBERALE
STONA LO SLOGAN “GIU’ LE MANI DAL MERCATO, NON TOCCATE I BREVETTI”
“I brevetti non vanno toccati, giù le mani dal libero mercato”. La prima reazione, di pancia, di tanti editorialisti e politici liberali e liberisti di fronte alla decisione di Biden di sospendere la proprietà intellettuali dei vaccini anti-Covid è di sdegno.
Ma come tutte le reazioni istintive, nel giro di mezz’ora si dimostra miope e fallace. Perché sospendere i brevetti, oggi, maggio 2021, dopo 15 mesi di pandemia, non solo è una decisione giusta ma soprattutto è giusta prerogativa di uno stato liberale. Insomma, qui non c’entra nulla la solita polemica fra stato e mercato, fra socialismo e capitalismo.
Qui non c’è nessun tentativo di castrare la libera iniziativa economica né assoggettare il privato al pubblico. E il fatto che la storica decisione venga proprio dagli Stati Uniti, patria del business più sfrenato e del mito del self made man, dovrebbe far riflettere, o quanto meno consigliare reazioni meno ideologiche e più ancorate al reale. Più buon senso, meno manuali teorici.
Del resto il cuore della questione è spiegato bene dalle poche parole con cui la rappresentante Usa per il commercio Katherine Tai ha spiegato il perché della scelta americana.
“Si tratta di una crisi sanitaria mondiale e le circostanze straordinarie della pandemia invocano misure straordinarie”. L’America ha ancora una volta insegnato al mondo come qualsiasi ideologia, applicata in maniera ortodossa e ottusa, sia parte del problema e non la soluzione.
Viviamo in uno stato d’eccezione da più di un anno e come succede in casi come questi lo stato liberale e un sistema economico capitalista hanno il dovere di perseguire accanto al tornaconto del singolo il bene comune, laddove parliamo del bene comune per eccellenza e cioè la Salute.
Senza scomodare il vecchio detto hobbesiano primum vivere, deinde philosophari, la pandemia ha costretto gli stati a dover garantire il più elementare dei diritti, quello alla sopravvivenza, e gli stati liberali non fanno eccezione.
Del resto le democrazie occidentali hanno già dovuto fare i conti con massicce dosi di restrizione di libertà individuali a causa del Covid: lockdown e limiti alla circolazione ne sono il perfetto esempio.
Purtroppo i sostenitori del libero mercato a tutti i costi, che si ergono a difesa dei profitti di Big Pharma in quanto proprio quei profitti giustificano i massicci investimenti privati in ricerca e sviluppo, sono oggi fuori tempo.
Quando basterebbe andare a rileggere la filosofia di un vecchio economista di cultura profondamente liberale e strumentalmente marchiato come socialista, John Maynard Keynes, per capire come Stato e mercato possono coesistere, senza che il primo schiacci il secondo, soprattutto in tempi straordinari come quelli che stiamo vivendo. Stato che in tempi di crisi ha l’obbligo d’intervenire per proteggere la società, sostenendo la domanda, facendo investimenti pubblici, accettando di fare “debito buono” come direbbe Draghi – altro profondo liberale – e, perché no, sospendendo i diritti di proprietà intellettuale per salvare quante più vite possibile.
Peraltro non va dimenticato che le varie Pfizer, Moderna, AstraZeneca e J&J sono riuscite a dare dei vaccini efficaci in tempi brevissimi non solo per la prospettiva della giusta ricompensa al rischio d’impresa, e cioè la generazione di utili, ma anche perché i tanti vituperati Stati hanno messo sul piatto miliardi di soldi pubblici.
L’ho ha fatto l’ex presidente Trump con l’operazione “Warp Speed”, grazie alla quale Moderna, Astrazeneca e Johnson&Johnson sono riuscite ad assicurarsi finanziamenti per diversi miliardi di dollari.
L’ho ha fatto la Merkel con i 350 milioni di euro dati a Biontech, partner di Pfizer, a cui vanno aggiunti altri 100 milioni elargiti dalla Banca europea degli investimenti. Insomma, quello dei vaccini finora è un caso virtuoso di rapporto fra pubblico e privato, fra diritto alla salute e iniziativa economica privata. Per una volta l’articolo 32 della Costituzione italiana non ha fatto a pugni con l’articolo 41. Perché rompere l’incantesimo proprio ora urlando fuori sincrono lo slogan “giù le mani dai brevetti”?
(da Huffingotnpost)
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