LA UE RICHIAMA L’ITALIA SUI BALNEARI: “DEVE CONFORMARSI AL DIRITTO EUROPEO SULLE LIBERALIZZAZIONI”
DA 15 ANNI SI ASPETTA CHE L’ITALIA PONGA FINE ALLO SCONCIO DI SPIAGGE CONCESSE IN MONOPOLIO A PRENDITORI CHE PAGANO CANONI IRRISORI E NON VOGLIONO CONCORRENZA
Il giorno dopo il consiglio dei ministri che ha varato un ddl concorrenza “dimezzato”, in cui non si affronta il nodo delle concessioni balneari prorogate fino al 2033 in violazione della direttiva Bolkestein, Bruxelles si fa sentire.
Una portavoce della Commissione europea ha spiegato che “è una prerogativa italiana decidere come procedere sulla riforma”, ma per la Ue è “importante che le autorità italiane mettano rapidamente in conformità la loro legislazione, e le loro pratiche relative alle attribuzioni delle concessioni balneari, con il diritto europeo e la giurisprudenza della Corte di Giustizia“.
Richiamo inevitabile, considerato che il sistema italiano è nel mirino dal 2009, che nel 2016 l’Italia è stata condannata per il mancato rispetto delle norme Ue e che due anni dopo, invece che rimediare, il governo Conte 1 ha ulteriormente prorogato le autorizzazioni vigenti fino al 2033.
Non solo: lo scorso aprile il tema è stato tra quelli che hanno ritardato la presentazione ufficiale del Recovery plan. Perché nel piano le spiagge non sono mai nominate. Per risolvere l’impasse è servito l’intervento di Mario Draghi in persona, che si è fatto garante con la presidente della Commissione Ursula von der Leyen.
Lo stesso premier a giugno, incontrando von der Leyen a Cinecittà durante la cerimonia per l’ok della Ue al piano, aveva poi garantito che la legge sulla concorrenza – una delle “riforme abilitanti“, in cui avrebbe dovuto essere inserita anche la soluzione sui balneari – sarebbe stata presentata a luglio.
Invece, tra la faticosa messa a punto estiva della riforma Cartabia e le elezioni amministrative di ottobre, il provvedimento è slittato di quattro mesi.
E per non scontentare la Lega turbando gli equilibri della maggioranza si è deciso di rimandare le decisioni sulle spiagge a dopo la messa a punto di un “sistema informativo” che dovrà garantire trasparenza sui rapporti concessori e i relativi canoni pagati.
Che sono per la stragrande maggioranza irrisori (nel 70% dei casi meno di 2.500 euro all’anno) soprattutto se confrontati con gli incassi dei gestori. Draghi lo ha rivendicato, sostenendo che è meglio procedere così piuttosto che promettere misure ambiziose impossibili da attuare in assenza del necessario consenso politico.
Ma quali saranno i tempi? Sei mesi per l’adozione del decreto legislativo che dovrà creare il sistema. Poi occorrerà riempirlo con i dati.
Facile prevedere che la prossima estate sui litorali italiani trascorrerà tranquilla, senza che nulla cambi. Le associazioni dei balneari già ieri hanno festeggiato il risultato raggiunto
Peccato che l’Italia sia nel frattempo stata di nuovo messa in mora perché lo scorso luglio “ha prorogato ulteriormente le autorizzazioni vigenti fino alla fine del 2033 e ha vietato alle autorità locali di avviare o proseguire procedimenti pubblici di selezione per l’assegnazione di concessioni, che altrimenti sarebbero scadute, violando il diritto dell’Unione”. Il Consiglio di Stato, il 20 ottobre, ha esaminato varie questioni legate alla possibilità per gli enti locali di disapplicare le proroghe, ma il pronunciamento non è ancora stato reso pubblico.
Ieri a ricordare i “privilegi intoccabili” di stabilimenti come “il Twiga di Briatore e della Santanchè che pagano allo stato 17mila euro a fronte di un fatturato di 4 milioni di euro, oppure il Papeete che paga 10 mila euro anno ma fattura 3,2 milioni di euro” era stato il co-portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli
Ora Bruxelles fa presente che il problema va risolto rapidamente. Del resto a febbraio, pochi giorni dopo l’insediamento di Draghi a Palazzo Chigi, il commissario Ue per il mercato unico Thierry Breton aveva ricordato che “le norme italiane vigenti” sulle concessioni balneari “non solo violano il diritto dell’Ue, ma compromettono anche la certezza del diritto per i servizi turistici balneari. La Commissione, in quanto custode dei trattati, continuerà ad adottare le misure necessarie per garantire il pieno rispetto del diritto dell’Ue in questo settore”.
(da Il Fatto Quotidiano)
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