LA VERGOGNA CONTINUA: IL GOVERNO CHIUDE I PORTI AI 5 OSTAGGI DELLA ALAN KURDI
TANTO VALEVA TENERSI IL SEQUESTRATORE DI PERSONE… CARA SINISTRA FARLOCCA CI AVETE ROTTO I COGLIONI CON I VOSTRI ATTI ILLEGALI… LA OCEAN VIKING SALVA ALTRI 34 NAUFRAGHI
Ora sulla Ocean Viking sono 84. Questa notte in condizioni meteo difficili la nave di Sos Mediterranee e Msf, che domenica pomeriggio aveva salvato 50 persone, ha preso a bordo altri 34 migranti che erano stati soccorsi da un veliero tedesco di 14 metri, lo Josefa, nei pressi di una piattaforma petrolifera a 65 miglia dalle coste libiche.
I migranti erano su un gommone alla deriva. Questa notte la barca a vela ha dichiarato lo stato di emergenza e la Ocean Viking si è offerta di trasbordare le persone: sono 27 uomini, 6 donne di cui una incinta e un bimbo di un anno.
La Josefa è un veliero di una piccola ong tedesca, la Resqship, che di solito si limita a fare monitoraggio nella Sar. La barca prende il nome dalla donna salvata nel giugno 2018 dopo essere rimasta alla deriva su una zattera con tre altri migranti morti. La sua foto, lo sguardo vitreo per il terrore, è diventata un emblema del dramma dei migranti.
La nave di Sos Mediterranee e Msf ha già chiesto l’assegnazione di un porto sicuro, ma fino ad ora non ha avuto alcuna risposta nè dalla sala operativa di Tripoli, competente nella zona in cui è avvenuto il soccorso, nè da Italia e Malta.
Il Viminale invece ieri a tarda sera ha negato il porto alla Alan Kurdi. che ormai da dieci giorni chiede di poter approdare. Sulla piccola nave della Ong tedesca sono rimasti solo cinque dei tredici migranti soccorsi. Gli altri sono stati fatti scendere a piccoli gruppi a Malta per evacuazioni mediche. “Siete avvertiti che, in base al decreto sicurezza, non siete autorizzati ad entrare, transitare e fermarvi in acque internazionali”, la mail con la quale il centro di ricerca e soccorso ha rifiutato l’approdo.
La risposta negativa, la prima del nuovo corso al Viminale, è arrivata a bordo della nave della Ong tedesca alle 23.15, rapidissima, poco più di un’ora dopo che il comandante – davanti alla chiusura di Malta – aveva inviato la richiesta di porto sicuro ai governi di Italia, Spagna, Francia e Portogallo.
Probabile che la comunicazione, al momento, sia semplicemente un passaggio tecnico dovuto al particolare confine istituzionale che il nuovo esecutivo italiano sta attraversando, con la ricerca della fiducia alla Camera (nella giornata di ieri) e al Senato. Ma i passaggi della burocrazia istituzionale restano sempre secondari rispetto al salvataggio delle vite umane. Una questione che potrebbe risultare decisiva anche alla luce della ricerca di una maggioranza in Senato, dove i numeri sono molto risicati e dove i voti della sinistra di LeU (da sempre a favore degli sbarchi e duramente critica con la gestione di Matteo Salvini) potrebbero essere decisivi.
“L’Italia sfortunatamente è molto veloce quando si tratta di rifiutare aiuto alla Alan Kurdi”, il commento della Ong tedesca Sea-eye, che ha pubblicato su Twitter la mail di rifiuto. Dopo il no dell’Italia, il capomissione della Alan Kurdi ha rivolto un appello al presidente francese Macron invitandolo a trovare una soluzione per far scendere a terra i cinque migranti. Il “no” alla Alan Kurdi è dunque il primo atto della neoministra Lamorgese, che ieri alla Camera aveva detto di essere pronta ad affrontare le emergenze delle navi ong quando si fossero presentate.
La decisione del Viminale è stata commentata da Matteo Orfini, del Partito democratico: “Il primo atto del nuovo governo è chiudere i porti alla Alan Kurdi che è ancora in mare con solo 5 naufraghi a bordo. Così non va bene, per niente. Cacciare Salvini e tenersi le sue politiche non mi pare geniale. Chiedo al governo di correggere subito questo errore”, ha detto l’esponente della direzione nazionale del Pd.
(da agenzie)
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